[RECENSIONE] Amundsen: il percorso mentale e spirituale di Leo Pari

ph. Ilaria Magliocchetti Lombi

A cura di: Renata Rossi

LEO PARI

Amundsen

(Neverending Mina / Ada Music Italia)

 

TRACKLIST

Amundsen
Roma est
Dormi
Giorni no
Un anno freddo
Ultima scena
Freezer
Poi sei arrivata tu
Il suono della città
Fenice

Leo Pari è un cantautore e musicista romano. Ha realizzato molte collaborazioni artistiche sia in qualità di autore che di produttore ed è conosciuto al grande pubblico soprattutto per il lungo sodalizio con i Thegiornalisti.
Nel 2021 ha pubblicato il suo album “Stelle Forever” oltre ad aver collaborato come autore con Malika Ayane per il suo ultimo progetto discografico.

Il 10 marzo, è uscito per Neverending Mina / Ada Music Italia, il suo nono album in studio, Amundsen.

Mi è capitato di vederlo esibirsi dal vivo due volte negli ultimi mesi qui nella mia città, Cosenza, insieme ai suoi Lato B. La band ripropone in maniera personale e coraggiosa pezzi di Lucio Battisti, probabilmente il più grande cantautore di tutti i tempi. Questo grazie proprio alla voce di Leo Pari, al suo timbro particolare, che ricorda molto quello di Battisti. La riproposizione di brani unici e scolpiti per sempre nel cuore di moltissime persone come: “Mi ritorni in mente”, “Il mio canto libero”, “Eppur mi son scordato di te”, “Ancora tu”, “Con il nastro rosa”, “Il tempo di morire”, “Pensieri e parole”, “Io vorrei… Non Vorrei… Ma se vuoi” riesce ad emozionare e a divertire il pubblico ogni volta.

La romanità del cantante è la firma presente in ogni suo album così come uno stile personale sempre in bilico tra lo spirito sognante di Battisti e il cantautorato indie-pop romano anni ’10, quello dei Cani e dei Thegiornalisti.

Amundsen è il nome del personaggio cui si aspira l’album, quello di un grande esploratore, famoso per le sue imprese in territori polari. La lettura di libri ispirati alla sua figura e l’interesse verso le sue mirabili avventure ha spinto Leo a voler esplorare l’universo interiore dell’uomo. La determinazione di un esploratore, il suo coraggio, la sua voglia di scoprire territori nuovi, diventano metafora della vita dell’essere umano che cerca di percorrere le sfide che gli si pongono innanzi nel migliore dei modi, non fermandosi davanti alle difficoltà che di volta in volta gli si presentano. In particolare, l’artista diventa simbolo di questa ricerca interiore, è colui il quale non può fermarsi alla superficie delle cose, ma deve cercare di conoscerle in profondità, grazie al proprio animo sensibile.

In linea con gli intenti introspettivi di Leo Pari, musicalmente Amundsen si allontana un po’ dallo stile caciarone ed estroverso precedente per cercare una via più intima e profonda. Così, se da una parte manca il riff accattivante di qualche tempo fa, quella canzone da ballare un po’ brilli il sabato sera, dall’altra l’album cattura per una maggiore sincerità espressiva, che ci  mostra un uomo ormai quarantenne che però non riesce a sentirsi abbastanza grande, pronto ad affrontare la realtà.

La title track, che apre il disco, è una sorta di dichiarazione d’intenti:

Io non ho paura del buio Mi spaventa più il giorno della notte E ancora non ho trovato un rifugio Dalle mie domande senza risposte

Però non ho paura del tempo Mi spaventa più la vita che la morte Vorrei essere almeno un esempio Ma questo rebus non si risolve

Leo Pari ci mostra un uomo che deve ancora imparare tanto, almeno dell’amore, da sempre fulcro della sua musica. E allora Dormi inizia così:

Io non ci ho mai capito niente dell’amore e della gente

Mentre Freezer è la storia di un rapporto freddo, giunto ormai al capolinea, Un anno freddo è una dichiarazione d’affetto verso un padre che non c’è più.

Roma est, il primo singolo proposto, pone al centro del racconto, come spesso succede nei suoi brani, Roma, simbolo di una città cambiata, trasformata, ma che rende sempre più soli e più tristi:

Quando i pensieri diventano sogni
E i sogni poi diventano canzoni
E le canzoni diventano lacrime
Quando siamo soli

 

In definitiva, credo di trovarmi a mio agio con le canzoni di Leo Pari, fosse anche soltanto perché ci trovo dentro quelle crisi adolescenziali che non finiscono mai, nemmeno dopo i quarant’anni, quando, forse ancora più che a venti, ci si trova davanti ad un bivio, incapaci di una scelta, non ancora abbastanza maturi, senza alcuna risposta in tasca, in un limbo in cui fa piacere crogiolarsi in attesa di risposte che, forse, non arriveranno mai.

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