A cura di Mattia Salvadori
CINEMATIC #06 – Aprile ‘23
MIXED BY ERRY
Un film italiano che tratta un assurdo capitolo del music business che più italiano non si può.
La storia di una grande prima volta della pirateria musicale, fatta in grande stile. Del resto siamo a Napoli, e a pochi metri c’era un certo Maradona, c’erano i contrabbandieri, c’era una scena musicale pazzesca. Apparentemente non mancava niente, o forse c’era fin troppo.
A quanto pare il concetto moderno di playlist che abbiamo oggi (in stile Spotify) è stato inventato là a fine anni ‘80. Proprio l’algoritmo che oggi ci impegniamo così tanto a schifare lavora pressappoco nello stesso modo in cui Dj Erry iniziò a pensare “se ti piace X allora vedrai che ti piacerà anche Y” – chissà, magari gli vendo pure la cassetta di Y. Insomma, sembra lontanissimo oggi, ma si parla di anni in cui il dj (sia nei locali, sia nelle radio) era principalmente un appassionato di musica. Uno scopritore di tracce e artisti da far sentire alle masse. Ma dove finisce la statistica dell’algoritmo e dove inizia il consiglio “da amico”?
Alla fine è proprio il fatto che sia un computer a darci questo consiglio che ci destabilizza?
Ma forse la vera domanda è: se molti hanno iniziato ad ascoltare musica con queste cassettine, Mixed By Erry ha maggiormente danneggiato il diritto d’autore e il music business o ha portato la musica ad una fruibilità popolare come mai vista prima (e come in seguito ampiamente scavalcata dall’avvento del digitale)? Eppure, se questi ragazzi sono arrivati ad essere la più grande distribuzione di musica in Italia senza fare niente di così particolarmente rivoluzionario, c’era o no qualcosa che non andava?
La colonna sonora è composta da un’enorme carrellata di hit ‘80s sia italiane che internazionali. Spiccano senza dubbio “I Want You Back” dei Jackson Five, “E Mò E Mò” di Peppino Di Capri (nel ruolo della canzone d’amore napolicentrica), “It’s Tricky” dei Run DMC, “Sweet Dreams” degli Eurythmics (nel ruolo della canzone per la festa fighetta), “Cosa Resterà Degli Anni Ottanta” di Raf (vabbè che vi devo dire). Quanto hanno influito le scelte internazionali del supervisor? Per me tantissimo. Hanno conferito immediatamente dall’inizio della scena un taglio realistico, hanno evidenziato e caratterizzato perfettamente determinate situazioni. Non vi faccio spoiler, guardatevelo.
Poi c’è Liberato, coinvolto nella soundtrack con la canzone originale e con un tema piano solo ripreso diverse volte nell’arco del film. Chi meglio di colui che forse più di tutti in questo periodo incarna l’ultima evoluzione della musica napoletana. “‘O Dj (Don’t Give Up)” riprende a piene mani la dance anni ‘80. Una di quelle tracce con la cassa in 4 che devi sentire a soltanto volumi spropositati, con il basso che ti riempie l’orecchio e tu non puoi fare altro che muovere la testa. Niente di innovativo e particolarmente entusiasmante, no, ma funziona, ti
fa muovere e ti rimane in testa.
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di +o- POP