[Live Report] L’irrefrenabile magia rivoluzionaria di Manu Chao incendia la Francia

 

La nostra Diana Valnoir è stata per noi alle porte di Parigi per una delle date in acustico del tour di Manu Chao.

Questo è quello che è successo.

 

Ad indicarmi la strada per il palazzetto di Beauvais sono le djembé che ritmano intense a dare il benvenuto al pubblico, una fila di persone di tutte le età e di diverse etnie attende all’ingresso, l’atmosfera è rilassata, c’è aria di gioia e leggerezza.

È il mio turno, entro e sono già tra le prime tre file.

Il concerto decolla immediatamente con l’arrivo sul palco dei due musicisti, percussionista e chitarrista che accompagneranno Manu Chao in questa penultima data di un tour interamente acustico che parte dall’India, attraversa il Nepal per poi terminare in uno dei tanti paesi che lo ha adottato, la Francia.

Eccolo Manu, camicia giallo canarino cangiante arriva saltellando con un sorriso contagioso.

Il pubblico un po’ timido inizialmente applaude, qualcuno incita gridando a mostrare un po’ di entusiasmo in più e la gente incomincia a lasciarsi andare.

Parte così un susseguirsi di brani in cui non c’è praticamente pausa, una catena di canzoni totalmente in francese del suo repertorio, ovviamente essendo in Francia non mi sarei aspettata che un inizio scaletta del genere.

Il pubblico piano piano si scalda e lui come sempre si dimostra un fuoriclasse nell’addomesticarlo.

Dopo un’ora e mezza si inizia a ballare davvero, si tiene il tempo a suon di “eh – eh – eh – eh”  e mani in cielo, è così che in un flusso naturale partono i pezzi che hanno fatto la sua storia a livello internazionale.

“Me llaman calle” è tra i primi,  mi sale un brivido, faccio un giro a 360 gradi e mi rendo conto che il palazzetto è gremito e sta saltando interamente anche dagli spalti .

Parte così una kermesse esplosiva tra “Mr Bobby”,  “La vida es un tombola” “Desaparecido”, “Me gusta”

Un singolone dopo l’altro, un susseguirsi di magia.

Perché dopo 2 ore e 40 il nostro caro Manu è ancora brillante e sorridente, carico di adrenalina e energia.

Il suo entusiasmo è così potente da travolgere chiunque, rimango folgorata dalla sua vitalità, dalla fusione perfetta con i suo due musicisti, che come lui diffondono gioia oltre a fare suonare i pezzi intensamente come suonavano i dischi ai tempi del tour di  Radio Bemba, nonostante all’epoca non fossero certo in tre sul palco.

Un un tripudio di emozioni e sudore.

 Il concerto si chiude sulla “mariuana illegal” di Clandestino dove il palazzetto esplode letteralmente.

I saluti sono intensi e sentiti come se volesse abbracciarci tutti, e noi lui.

Che dire se non che più che chiudere si apre un mondo, un mondo di ricordi dove le canzoni di Manu Chao hanno fatto da colonna sonora a questi miei e nostri ultimi vent’anni, dove ora vedendolo a tre metri da me, con un sorriso che non ha mai smesso di brillare prendono ancora più significato.
Essere la nostra casa, essere nomadi, viandanti che  vibrano su frequenze altissime cantando a squarciagola con gli amici, accompagnati da una chitarra e due tablas, cittadini di un mondo dove la musica è un pianeta a parte che unisce veramente razze e credo diversi rendendoci tutti fratelli.
Danzare e saltare in mezzo ad una strada, al ritorno da un concerto, in mezzo a una aiuola fiorita di papaveri alle porte di Parigi, in una notte di maggio con vent’anni di sogni in più sulle spalle e la consapevolezza di poter continuare a realizzarne ancora altrettanti.

Eh sì Manu, la vida es una Tombola.

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