[Recensioni] MENK’: l’unione di Xabier Iriondo e Franz Valente

MENK’

Overdrive/Dischi Soviet/Wallace  Dio Drone

 

A cura di Renata Rossi

 

TRACKLIST

1.Vento orientale
2. Corpus
3. Fuoco immortale
4. Onde sonore
5. Esplosioni luminose
6. Sospeso in aria
7. Sibili riflessi
8. Abisso

 

Il 27 ottobre è uscito MENK’, nuovo album e nuovo progetto firmato Xabier Iriondo e Franz Valente. MENK’ ( ՄԵՆՔ ) in lingua armena significa “noi”.
Noi è lo stare insieme, essere amici, scrivere dei pezzi in sintonia. Non è la prima volta che i due musicisti collaborano, basti pensare agli album firmati BUÑUEL.
Iriondo, istrionico chitarrista, è stato per anni anima pulsante degli Afterhours, e ha portato ogni volta un contributo di innovazione e creatività nella band, di recente ha preso invece parte al progetto de I Fiumi.
Valente, energico batterista, fa parte de Il Teatro degli orrori e quando non suona coi BUÑUEL percuote la batteria nei ROBOX.

ph. Michele Piazza

Utilizzare la lingua armena per il titolo di un disco è sicuramente una scelta particolare, volersi proporre con un linguaggio così lontano dal nostro, avvicinandoci a popoli e luoghi altri, alla meditazione, alla ricerca di quella pace interiore che aneliamo senza mai raggiungere. La scelta del titolo è dettata dai suoni e dalle atmosfere che si vogliono ricreare nel disco: suscitare emozioni nuove, trovarsi in luoghi senza tempo, sospesi, in contemplazione.
Negli otto brani proposti, registrati all’interno della chiesa armena di Villa Albrizzi (TV) il 12 marzo del 2023, vengono suonati gli strumenti più vari: piatti, harmonium, elettronica, percussioni metalliche, rullante, chitarra elettrica, strumenti a corda. Quel che importa è essere trasportati in un viaggio oltre l’aldilà, tra demoni, sciamani, templi, morte e rinascita. Nel disco trovano spazio in ugual modo i silenzi e il rumore, il buio e il colore, la quiete e la tempesta, la tradizione e la modernità.

Se Vento orientale apre il disco portando alla mente i profumi, i colori, le danze, le tipiche movenze dei balli femminili del teatro giapponese, Fuoco Immortale mette invece in primo piano le chitarre e l’elettricità. Onde Sonore, presentato dal video di Anna Paola Martin, è il pezzo più drammatico in cui si presagisce la paura, il pericolo, la fine.

 

Onde sonore è un tuffo sotto la superficie della pelle, tra le vibrazioni più profonde dell’anima, dove si sente odore di legna bruciata.
La cenere vola e trova la sua strada, i resti di quello che siamo stati prendono la via dell’aria.

 

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