[LIVE REPORT] Gli Editors chiudono alla grande il Color Fest

A cura di: Renata Rossi

Una scommessa vinta, quella dei ragazzi del Color Fest: una tre giorni di musica, aggregazione, divertimento, che ha visto sul palco band e artisti capaci di animare ancora una volta l’estate calabrese.
Un Festival capace di far risplendere la regione in tutta la sua bellezza, mettendo la musica in primo piano ma non solo, puntando anche sulla bellezza dei luoghi, sul cibo a km zero, riuscendo a imporsi ormai come una delle kermesse musicali più importanti del sud Italia.
Scelte azzeccatissime, frutto di lavoro e sudore di anime diverse, che riescono a mescolare ogni volta le carte in tavola, e a spingere un popolo di fruitori di musica a muoversi anche da fuori regione, a lasciare le tradizionali mete vacanziere per ascoltare buona musica, ballare divertirsi.

E allora dopo il weekend in Sila in compagnia di Marlene kuntz, Motorpsycho, Kula Shaker, Colapesce Dimartino e tanti altri artisti (qui il nostro racconto), questa volta ci si sposta un po’ più a sud, nello splendido Agriturismo Costantino, a Maida, circondati dal verde e dagli ulivi.
La lineup è ancora una volta da pelle d’oca…
Il 14 è la volta di uno dei re del pop italico, Fulminacci, che incendia il palco in serata dopo gli splendidi live di artisti del calibro di Micah P. Hinson e I Hate My Village.
Il 15 è il giorno dedicato agli amanti dell’elettronica, della dance, del divertimento scatenato: niente bagno a mare, musichetta da lido e riposino sotto l’ombrellone. Si apre alle 11 e non ci si ferma più, fino al mattino dopo. Un’orda di gente si lascia travolgere dai ritmi sfrenati della musica di Populous, CLAP!CLAP! e, soprattutto, Cosmo che trasforma un semplice concerto in una festa che sembra non voler finire mai.

 

16 agosto- Color Fest- Agriturismo Costantino

 

Non so in quanti ci avrebbero scommesso. Quanti di noi avrebbero immaginato che dei progetti musicali come quelli di Be alternative e Color Fest, uniti nella giornata del 16 Agosto sotto il marchio Be Color in così pochi anni sarebbero potuti crescere a tal punto da riuscire ad ospitare un nome grosso e altisonante come gli quello degli Editors qui in Calabria.
Stiamo parlando di una rockband inglese tra le più famose, che da vent’anni ormai riempie palazzetti di tutto il mondo e scala classifiche di vendite di dischi in Ighilterra e non solo. Una band dal sound unico e altamente riconoscibile, nonostante i vari riferimenti ad altre band, che da sempre sono stati loro attribuiti.
Prima del set intenso e incendiario degli Editors, il palco ha visto esibirsi band tanto eterogenee quanto interessanti.
Si inizia già nel pomeriggio: quando il sole picchia ancora davvero tanto, tocca dapprima al maceratese The Cosmic Gospel e poi al duo veneto Trust The Mask aprire le danze, mentre i Leatherette, nonostante alcuni problemi tecnici risolti solo in parte, si dimostrano davvero un’ottima promessa musicale regalando energia e qualità.
A Any Other, avvistata in terra calabra solo pochi giorni fa sul palco di Colapesce Dimartino, tocca chiudere i live sul palco secondario con la sua voce e la sua grazia in un delicato set acustico.

La cantante non ha ancora finito di suonare quando in tanti si mettono in fila per assistere al concerto degli Editors: la band di Birminghan di lì a pochi minuti suonerà sull’imponente main stage in mezzo agli ulivi di Maida.

 

EDITORS

Mi era stato detto, ma per me era il loro primo concerto: gli Editors sono tra le migliori live band mai viste, davvero instancabili, potenti, grintosi. La caratteristica principale di ogni loro brano, quella di farsi carico di un’atmosfera tesa, drammatica, pronta ad esplodere da un momento all’altro, dal vivo è ancora più evidente, palpabile. Si passa in continuazione da trame rock ben rodate, in cui svetta la chitarra stile The Edge, ad atmosfere più cupe e dark, a brani in cui a farla da padrone è l’elettronica più spinta.
Una scaletta ben costruita riesce alla perfezione ad alternare e chiudere in un tripudio di emozioni, i classici del loro repertorio a pezzi tratti dal loro ultimo riuscitissimo album, EBM. L’apertura è affidata allora alla travolgente Strawberry lemonade cui segue uno dei loro pezzoni più amati di sempre: An end as a start. Il pubblico esplode, è difficile contenere l’entusiasmo. L’amore che inghiotte tutto, che si spezza, è tempo di Sugar, che dal vivo è intensa e teatrale, malinconica come l’ultima carezza data alla persona che si allontana da noi per sempre. I pezzi nuovi coinvolgono, che si tratti della magnetica elettricità anni ’80 di Karma Climb o di episodi più romantici come in Heart Attack. Munich rappresenta il pezzo di svolta della loro carriera, ma il momento clou della serata è probabilmente affidato a Smokers outside the Hospital Doors.
Non per niente Tom Smith sceglie di regalare al pubblico una versione che risulta pazzesca. Inizia il pezzo in maniera acustica, solo chitarra e voce, per poi esplodere insieme alla band in tutta la sua epicità; è una festa, e un party che si rispetti non può finire che con Papillon.
Siamo stanchi, madidi di sudore ma felici: quanto ci siamo divertiti? Questo “Sentimiento nuevo” che ha pervaso tutta l’edizione del Festival è entrato nel cuore di ciascuno dei presenti ed è stato davvero

” Bellissimo perdersi in quest’incantesimo”

Abbracciamo virtualmente i nostri beniamini con applausi e urla di gratitudine.
Chissà cosa ci riserverà Color Fest il prossimo anno. Le aspettative, questa volta, sono davvero molto alte!

 

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