[Live Report] Be Alternative Festival: tra i boschi della Sila due giorni di grande musica

A cura di: Renata Rossi

 

Chi l’avrebbe mai detto, solo fino a qualche tempo fa, di vedere sullo stesso palco, nelle montagne calabresi, Marlene Kuntz, Kula Shaker e Motorpsycho?

Ma da un po’ di tempo il vento è cambiato, anche qui in Calabria esistono realtà virtuose capaci di vincere scommesse enormi: Be Color è una combo esplosiva nata lo scorso anno dall’unione di Color Fest e Be Alternative. Se il debutto ha interessato la scorsa estate lo spettacolo dei Franz Ferdinand a Maida, questo è l’anno del raddoppio: dopo lo splendido live del tre agosto in Sila, toccherà infatti agli Editors far tremare il palco di Maida il 16 agosto.
Ma veniamo alla prima della due giorni Silana del fantastico Be Alternative festival.

3 agosto

Gli anni novanta sono stati una miniera inesauribile di suoni, tendenze, nuovi spazi per il rock italico e il rock alternativo proveniente da Europa e America. Ecco, tre dei protagonisti assoluti di quegli anni magici che hanno contribuito, ognuno in maniera diversa, a rendere quel periodo unico e speciale, hanno suonato dal primo pomeriggio fino al tramonto in uno dei posti più suggestivi dell’intera Calabria, sulle rive del lago Cecita a Camigliatello. Una cornice da favola, con una luce splendida di giorno, che diventa spettacolo al tramonto quando assume sfumature e colori incantevoli.

Marlene Kuntz

Ad aprire le danze i Marlene Kuntz, da un po’ di tempo in tour su e giù per l’Italia per festeggiare il trentennale del loro album di debutto, Catartica.
Catartica è una pietra miliare della musica rock alternativa anni ’90. Le chitarre distorte, il noise, le urla, l’inquietudine, la rabbia, sono diventati un vero e proprio marchio di fabbrica della band cuneese di cui si sono impadroniti intere generazioni che oggi, dopo trent’anni, sono ancora sotto il palco ad urlare i loro brani epocali. I testi di Cristiano Godano, cantante e frontman della band, sono diventati inni, veri e propri slogan, tatuaggi marchiati per sempre nella pelle dei fan.
Dal vivo poi, i Marlene hanno davvero pochi rivali in Italia, e, in questo tour, l’energia furente, il muro “sonico”, le chitarre, esplodono inesorabilmente, oggi come ieri. Ecco allora che sul palco la band di Cuneo parte con Trasudamerica e Canzone di domani per andare avanti senza sosta con i brani dell’album d’esordio della band cuneese.

“Questo tour è dedicato a Luca Bergia”

Cristiano Godano, cantante e leader della band ricorda in ogni data il batterista e amico di sempre, scomparso lo scorso anno. Un applauso scrosciante in ricordo di Luca accompagna le parole di Cristiano che spiega come, questo concerto, presenti non solo brani estratti da Catartica, ma degli anni ’90 marlenici. E allora spazio anche al lirismo e all’intensità struggente di Ineluttabile, estratta da “Ho ucciso paranoia”, e a L’ agguato, pescata da Il Vile, brano unico, che inizia con apparente calma per poi esplodere in urla e fragori.
Festa mesta, Sonica e Nuotando nell’aria sono i brani più amati dal pubblico, e, ascoltarli dal vivo, significa rinnovare ogni volta emozioni e ricordi. C’è tempo anche per la presentazione della band, che vede sul palco il sodale chitarrista Riccardo Tesio, Luca Lagash, da anni ormai bassista instancabile, l’eclettico polistrumentista Davide Arneodo, e Sergio Carnevale, ex batterista dei Bluvertigo. Il sole in montagna è caldissimo, i ragazzi sono stanchi ma ancora pieni di energia, giusto allora affidare la chiusura del set pomeridiano alla potenza di MK.

Motorpsycho

C’è poco tempo per sistemare il palco, è la volta dei Motorpsycho. La band ha in attivo un numero spropositato di dischi, praticamente uno all’anno, dall’esordio datato 1991 e sul palco si mostra ancora oggi in splendida forma. Caratteristica assoluta del trio norvegese è la varietà della setlist, che viene cambiata ogni volta, e quindi difficile da prevedere.
L’intesa tra Bent Sæther e Hans Magnus Ryan è perfetta, sul palco silano si guardano tra una canzone e l’altra e talvolta sembra siano come in attesa di un suono, di un lampo di chitarra, che possa dare inizio ad un nuovo brano improvvisato al momento. La scaletta pesca negli oltre trent’anni di carriera con sonorità che oscillano tra una parte maggiormente acustica, momenti di fragore, virtuosismi chitarristici, elettricità e estasi psichedeliche.
Sotto il palco tanti i genitori hanno portato i loro figli, orgogliosi, felici di poter in qualche modo contribuire a trasmettere e condividere le loro emozioni non scalfite affatto dal tempo.

Tra i brani più acclamati dal pubblico c’è sicuramente l’Intensa e potente Hyena estratta dal doppio album Black Hole/ Black Cavans del 2006, così come Sinful, Wind-Borne in pieno spirito anni ’90. Non manca qualche estratto dall’ultimo album e delle cover tra cui Rock Bottom degli Ufo e Into the Sun dei Grand Funk Railroad, accompagnate da simpatici siparietti del trio norvegese che non si risparmia affatto.

Kula Shaker

Gli anni ’90 sono stati anche britpop: tante band, in primis Oasis e Blur ma non solo, hanno aperto ad un nuovo modo di fare musica, a nuove mode, ad una diversa maniera di intendere il rock underground. Tra questi i Kula Shaker si sono contraddistinti per un sound diverso, influenzato dalla psichedelia e dalla cultura indiana, che ha consentito loro di raggiungere la popolarità meritata con l’album d’esordio K.
Anni di successi intervallati da momenti di silenzio fino all’ ultimo lavoro dal vivo, Natural Magick, e un tour europeo in cui presentarlo.
I Kula Shaker, anche in Sila, hanno dimostrato di essere davvero una macchina da guerra: il sempre biondo Cristian Mills non si è certo risparmiato, coinvolgendo dall’ inizio alla fine il pubblico presente. Un’ energia incessante e uno spirito rock, ritornelli melodici che irretiscono e trascinano, insieme a suoni ipnotici e psichedelici. Un invito continuo alla meditazione accompagna i brani, la componente spirituale della musica in salsa rock è la giusta ricetta di una scaletta che si muove tra il presente e il passato della produzione artistica della band inglese. I brani più apprezzati dal pubblico restano però i classici, i singoli entrati nelle orecchie e nel cuore di tanti dei presenti.
E se i Marlene hanno confermato di essere dal vivo la migliore rock band in Italia, i Motorpsycho hanno dimostrato di essere i mostri sacri dell’ underground, i Kula Shaker ci hanno fatto scatenare, divertire e ballare: merito anche di un finale, affidato a Tattva, Hush, Govinda, il saluto migliore ad un pubblico entusiasta e partecipe.
Lo spettacolo del tramonto sul lago è solo la ciliegina sulla torta, è già tempo di dj-set. Spazio allora a Fabio Nirta e RobertEno, la festa non può proseguire meglio di così .
L’appuntamento è per il giorno seguente, sempre nel primo pomeriggio…

04 agosto

Be Alternative Festival raddoppia con una seconda giornata dedicata al cantautorato italiano che coinvolge un pubblico decisamente più giovane. I nomi sono quelli delle grandi occasioni: spazio dunque a Timber Timbre, Marco Castello e Colapesce/Dimartino.

Timber Timbre

Timber Timbre, progetto musicale del canadese Taylor Kirk, vuol dire rilassatezza, atmosfere dal sapore cinematografico capaci di conquistare il numeroso pubblico presente. Il rock del giorno precedente è in pausa, non è il momento di saltare e pogare ma quello di stendere stuoie e asciugamani nel verde prato silano per sentirsi un tuttono con la natura circostante e godere delle piacevoli note di sottofondo. C’è spazio anche per un break culinario, che in Sila vuol dire panino con salsiccia locale, deliziosi piatti di funghi e patate, cullurielli, vino, e perché no, anche more e lamponi appena raccolti.

Marco Castello

Il set forse più atteso dai giovanissimi è quello di Marco Castello. Il siciliano fa suo un cantautorato semplice ed efficace, che cattura al primo ascolto le attenzioni del pubblico dei ventenni. E’ lui un figlio artistico de la Comitiva, progetto musicale del membro dei Kings of Convenience, Erlend Oye. Castello è ironico, divertente, felicissimo di partecipare ad un Festival che definisce il più bello d’Italia ha un entusiasmo che travolge il pubblico in balli e canti.

Colapesce/Dimartino

Ho sempre pensato che Colapesce e Dimartino avrebbero meritatamente potuto vincere in una delle due edizioni di Sanremo cui hanno partecipato. Musica Leggerissima va dritto al cuore della gente: siamo usciti dal periodo del Covid interi ma con le ossa rotte, pieni di ferite difficili da cicatrizzare. Il brano è un duro colpo alle nostre ferite ancora troppo fresche, allegro solo all’apparenza, mette davanti agli occhi la nostra miseria umana. Splash è stata una scommessa vincente, il saper bissare un grande successo rinnovando una formula già collaudata.
Colapesce e Dimartino sono due cantautori siciliani sensibili e dall’ottima penna, che facendo propria la tradizione di Battisti, Tenco, Battiato raccontano con un pizzico di ironia e di disincantato storie che riguardano la loro terra, i nostri tempi bui.
Sul palco di Camigliatello sono accompagnati da ottimi musicisti tra i quali Niccolò Carnesi, Enrico Gabrielli, Any Other.
L’ultimo album Lux Eterna Beach, che rappresenta l’ossatura del set proposto, è musica davvero ben prodotta, esteticamente ineccepibile. Il brano di apertura posto proprio ad inizio concerto, appare come una suite dilatata di sicuro impatto anche in dimensione live. Se tutto il set scorre veloce e piacevole tra ballate, intensità e lirismo, il momento più struggente è probabilmente quello in cui si sente la voce di Graziani su I Marinai, pezzo concesso al duo siciliano dal figlio del compianto cantautore.
Altro momento da incorniciare è quello in chiusura del set: Bandiera Bianca di Battiato non è un brano qualsiasi, è un pezzo del nostro cuore, fa parte della vita di ciascuno di noi, anche dei più giovani.

L’appuntamento è all’anno prossimo, per altri sogni che chissà potranno realizzarsi negli splendidi luoghi della nostra Calabria. Noi non vediamo l’ora!

 

 

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