Più o Meno Natale, 10 Dicembre: White Lies – Friends

A cura di Paolo Cunico

Durante l’anno ci siamo occupati molto poco di recensire dischi al di fuori di quelli nostrani e non volevamo chiudere il 2017 così. Vogliamo quindi proporvi una sorta di calendario dell’avvento dove ogni giorno vi regaliamo una breve recensione di un disco straniero uscito quest’anno descrivendo anche a chi potreste regalarlo.
Questa non vuole essere una classifica e non vuole nemmeno essere un’opera omnia su quanto uscito quest’anno, sono solo un po’ dischi che ci sono piaciuti e che vogliamo condividere con voi!

10 Dicembre: White Lies – Friends

  1. Take It Out On Me
  2. Morning in LA
  3. Hold Back Your Love
  4. Don’t Want to Feel It All
  5. Is My Love Enough?
  6. Summer Didn’t Change a Thing
  7. Swing
  8. Come On
  9. Right Place
  10. Don’t Fall

Una delle più belle sorprese di questo 2017 è stato il ritorno dei White Lies. A distanza di 3 anni dal Big Tv, disco lontano dai fasti gli esordi, per la band Londinese era un secondo debutto, ancora più difficile del primo. Ma con Friends i White Lies non hanno sbagliato il colpo, sfornando un disco ben composto, scritto e pensato, lontano dalle forzature del loro terzo lavoro.

Tutto gira alla grande, tutto composto in maniera armoniosa, con la splendida voce di Harry Mc Veigh a cantare testi difficili, densi di sentimenti, fin dalla traccia d’apertura Take it out on me, splendido primo singolo dell’album che con il suo crescendo finale fa subito ben sperare.

Morning in La conferma quanto percepito nella prima traccia: i White Lies hanno intrapreso la strada giusta. Tutti gli strumenti si amalgano perfettamente, creando melodie coinvolgenti e orecchiabili. Le canzoni accelerano e rallentano al variare dell’emotività del momento, come in Hold Back Your Love, dove lo stacco della batteria lascia spazio a dei sintetizzatori sognanti, enfatizzando le difficoltà emotive del protagonista del testo.

In Summer didn’t change a thing, nonostante l’intro molto pop rock, le chitarre esplodono fragorose assieme alla batteria, creando un pezzo quasi epico, uno dei più potenti di tutto il disco, che riprende le sonorità dei primi due. Sulla stessa falsariga  anche la bellissima Come on, un unico crescendo dove tastiere e chitarre duettano, creando un tensione sempre maggiore, che esplode nel ritornello, assieme ad una batteria picchiata: un capolavoro.

In conclusione, i White Lies sono tornati con la forza della coerenza della loro musica, senza stravolgimenti nelle sonorità, ma lavorando sulla scrittura e sugli arrangiamenti, creando un disco curato che si ascolta sempre volentieri.

 

Un regalo perfetto per…

Una persona amante delle canzoni che parlano di sentimenti, ma non sdolcinate, una persona che ama la musica cosiddetta triste e che sa apprezzare la qualità di un disco ben prodotto e ben suonato, anche se questo è un disco che fa centro con la maggior parte degli appassionati di musica.

Informazioni su Paolo Cunico 71 articoli
Nato sotto la stella dei Radiohead e di mani pulite in una provincia dove qualcuno sostiene di essere stato, in una vita passata, una motosega.