Da Roma allo Spazio, il nuovo album di Frenetik&Orange

Frenetik&Orang3

“ZEROSEI”

(Asian Fake/distr. Astarte)

 

A cura di Serena Coletti

Tracklist:

  1. Squalo e Ceres feat. Noys Narcos
  2. Giornate Vuote feat. Gemitaiz
  3. Interrail feat. Carl Brave X Franco126
  4. Verme feat. Darrn
  5. Radiostella feat. Venerus
  6. The Giant feat. WrongOnYou
  7. Vuoti di Memoria feat. Megha
  8. Maledetto Lunedì feat. Achille Lauro
  9. Supernova feat. Martina May
  10. Casilina Love feat. Er Costa, Il Turco
  11. Migliore di Me feat. Coez
  12. Cuore e Fango feat. Lucci, Hube, Giulia Anania
  13. Cassandra feat. Sxrrxwland
  14. Lucertole feat. Gemello

 

Siamo nel 2019 già da un mese, ormai anche gli over 40 hanno scoperto l’esistenza della trap, Sanremo ha deciso di aprirsi a quell’indie che forse stiamo finalmente imparando a non chiamare indie ma it-pop, insomma siamo nel futuro. Quelli che fino a ieri sembravano piccoli generi destinati a risuonare solo in locali seminterrati e quasi sempre male arieggiati ora sono sulla bocca di tutti.

Ma per non renderci la vita troppo semplice, c’è chi decide di rilanciare la sfida fondendo tutte queste e altre influenze in qualcosa di nuovo, di ibrido. Chissà, forse nel 2020 avremo un’etichetta perfetta anche per loro, ma intanto possiamo iniziare ad ascoltarli. Sto parlando di Frenetik&Orang3, duo di produttori romani che si cela dietro alcuni dei grandi successi di Coez, Salmo e Gemitaiz, tanto per citarne un paio. Oggi è finalmente uscito il loro disco, ZeroSei, un tentativo di mettere nero su bianco la loro storia, le loro idee, la loro musica.

L’album è composto da 14 brani, e per la produzione i due hanno chiamato a raccolta mezza Roma, o meglio, tutta la scena romana che ha collaborato con loro negli anni o che si distingue per un suono affine al loro, quel suono che amano definire SpaceHop, proprio per descrivere l’atmosfera rilassata e leggermente surreale che genera la fusione di musica elettronica con sax, chitarre e piano.

Un album quindi nato e dedicato a Roma, (06 è il prefisso dei numeri di telefono nella capitale), ma che punta a viaggiare ben oltre il Grande Raccordo Anulare. I nomi presenti nella tracklist sono infatti estremamente variegati: si va da firme come Er Costa, Il Turco, Lucci, Hube, che portano avanti una musica, per quanto aperta e in continua evoluzione, più propriamente rap e legata alla vecchia scuola, a altri come Coez, Carl Brave, Achille Lauro, Gemitaiz, che ormai sono ampiamente usciti dalla loro città d’origine. Ad accompagnarli anche tanti giovani, come i Sorrowland, di cui avevamo recensito la prima pubblicazione pochi mesi fa, i DARRN, i Venerus e così via, ai quali grazie a questo progetto è stata riservata una piattaforma di lancio davvero invidiabile.

Il lavoro di Frenetik&Orang3, ovvero Daniele Mungai e Daniele Dezi, sembra simile a quello di un abile sarto, ogni base calza a pennello sugli artisti che ospita, e sarebbe impensabile rimescolare le carte. In tutto ciò però rimane evidente la loro impronta, fatta di un suono caldo e rilassante che bene si accompagna a questi tardi pomeriggi invernali, con le ombre che si allungano mentre il cielo si tinge di sfumature rosa e arancioni.

Confezionare un disco così variegato può aiutare sicuramente a evitare l’insorgere della noia durante i 50 minuti di ascolto, perché ogni pezzo è unico rispetto al successivo, ma deve anche essere gestito bene nell’accostamento delle tracce. Quando, per esempio, nell’ascoltarlo la prima volta sono arrivata al passaggio tra “Radiostella”, canzone in cui collabora Venerus, a “The Giant”, cantata da un Wrongonyou sempre in forma, ho seriamente pensato di aver cliccato qualcosa per sbaglio e di aver inavvertitamente cambiato album. Insomma, Frenetik&Orange avranno sicuramente la ricetta per sfornare singoli di successo e guadagnarsi dischi di platino, ma qui risultano un po’ spaesati, come uno scrittore di racconti che decide di cimentarsi nella stesura di un romanzo. E’ un vero peccato perché non mancano capitoli brillanti, come “Cuore e fango”, con le voci e parole di Lucci e Hube, ex membri dei Brokenspekers che non deludono neanche stavolta ed riescono a creare un risultato incredibilmente omogeneo, accompagnati da Giulia Anania, che canta di Roma da anni eppure continua a lasciarmi ogni volta senza parole, ma anche “Giornate vuote”, cantata da Gemitaiz che a muoversi su queste basi è davvero a suo agio. Però allo stesso tempo ci sono brani che lasciano una certa perplessità, a partire da “Supernova” di Martina May, e “Squalo e ceres”, alla quale è stata riservata l’apertura dell’album, nonostante un Noyz Narcos sicuramente non al massimo delle sue possibilità.

È comunque un disco necessario, che diventerà punto di riferimento di quella musica che è romana ma emigrata a Milano, e si promette un’ottima vetrina per alcuni nomi meno noti. L’Italia però vanta davvero tanti produttori talentuosi, che nel chiamare a raccolta gli artisti loro amici hanno sfornato album storici, quindi per rimanere impressi serve un risultato straordinario. Come si dice, l’idea c’è, ma il lavoro da svolgere è ancora tanto.

 

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