Il genio di Andy Warhol, tra arte e musica: una domenica mattina in tour con “Le Capere” a San Martino.

A cura di Giuseppe Visco

Andy Warhol è una delle figure più importanti della Pop Art. E non solo, anche la musica pop ha subito l’influenza dell’artista americano.

Basti pensare ai Velvet Underground di Lou Reed: è stato Andy Warhol il loro manager.

Non c’è da meravigliarsi se una delle copertine più famose di sempre – la copertina con la banana per l’album di debutto dei Velvet e Velvet & Nico – sia stata disegnata da Warhol. La carriera di Warhol va ben oltre, in campo di copertine musicali, in quanto ha collaborato coi più grandi: Rolling Stones, John Lennon e Diana Ross. Giusto per citarne alcuni.

Warhol è stato uno dei precursori del concetto unico di arte e musica.

Cosa che non tutti conoscono, però, è che Andy Warhol amava Napoli. L’artista americano è stato svariate volte nella città partenopea – grazie al gallerista Lucio Amelio, fautore dell’incontro tra Warhol e Beuys (due artisti totalmente diversi) – e amava la città in quanto affermava di trovarla molto simile a New York: “sporca e chiassosa”.


Il tour del 22 settembre alla Certosa di San Martino – primo museo ufficiale/statale napoletano – capitanato dalla preparatissima Antonella de Le Capere ha contribuito, per chi non lo sapesse ancora, a confermare che tra Warhol e Napoli c’è stato un legame molto forte. Il museo ospita Vesuvius di Warhol e la bravissima guida è stata brillantissima nello spiegare aneddoti dell’artista legati alla città partenopea.

“Per me l’eruzione è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario ed anche un grande pezzo di scultura […] Il Vesuvio per me è molto più grande di un mito: è una cosa terribilmente reale” (Andy Warhol)

Un ringraziamento particolare, nuovamente, va a Le Capere, associazione culturale napoletana che mostra la città sotto una prospettiva differente, mettendo in risalto punti che molto spesso non sono conosciuti, nemmeno dai napoletani stessi. Il nome dell’associazione deriva dalle antiche pettinatrici, appunto, “le capere” che passando di casa in casa prendevano pettegolezzi e scoop “vendendoli” poi alle clienti. Una bellissima associazione culturale, con sole guide donne, e che aiuta napoletani e non a riscoprire Napoli. La rinascita di Napoli passa dalle mani di associazioni come questa.

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