Spegnete l’instagram

via Experienceis

A cura di Michela Gioia Guerrera

In questo periodo di quarantena, mi trovo bombardata da: dirette, video creati insieme ai fan, dirette, uscite di nuovi dischi/canzoni/film, iniziative di vario genere, dirette, musica in 8D e dirette.
Ringrazio la musica perché mi ha risollevato in molte occasioni.
Ringrazio i libri per avermi cresciuto.
Ringrazio i film, fedeli compagni di vita.
Ringrazio l’arte.
Ringrazio gli artisti che seguo perché hanno, prima di chiunque altro, pensato a un modo per rendere questa reclusione più vivibile. Ci hanno dato la possibilità di spendere il nostro tempo in qualcosa di creativo, di divertirci e di emozionarci. Grazie per stare al nostro fianco e viceversa.

Ora però, anche basta.

È giusto dire una cosa che ci siamo dimenticati negli ultimi anni e che ora si fa necessaria più che mai: non tutto il tempo che abbiamo a nostra disposizione va per forza riempito. Nè di musica, nè di puzzle, nè di workout, nè di pasta per la pizza, nè di meditazione.

Quand’è stata l’ultima volta che vi siete presi del tempo per voi stessi? E non intendo per la cura del vostro corpo, per la vostra alimentazione, per la vostra cultura personale.
Quand’è stata l’ultima volta che vi siete presi del tempo per la voi stessi?
Quand’è stata l’ultima volta che vi siete messi ad ascoltare il silenzio? E basta (prima di addormentarsi non conta).
Quand’è stata l’ultima volta che avete messo a tacere i social?
Quand’è stata l’ultima volta che vi siete sdraiati a pensare in modo libero e sincero per più di un’ora?

Non tutto lo spazio va riempito. Soprattutto, non tutto lo spazio va riempito di dirette o altre cose inutili che in realtà tolgono spazio importante, invece che colmarlo.
Con queste parole non voglio incolpare tutte le iniziative, ma di quelle fatte per fare, il cui unico scopo è quello di posticipare la noia il più possibile.
Abbiamo davvero bisogno di essere costantemente stimolati? NB: volere ardentemente qualcosa -come tenerci occupati tutto il giorno- non significa che siamo in grado di individuare il qualcosa migliore per noi.


“Non vi ho chiesto che cosa volete, vi ho chiesto che cos’è ciò di cui avete bisogno”. (Mama Odie)

Dirò un’altra cosa controcorrente: abbiamo bisogno di annoiarci.
Non abbiamo bisogno di vedere a mezzogiorno quello che canta, alle due seguire quella che mette a posto l’armadio, prima di cena scoprire la ricetta del buon’umore e a mezzanotte far sapere -ai primi quindici che lo chiedono- quale sarà la prima cosa che faremo una volta finita la quarantena. Abbiamo bisogno di annoiarci, per stare più a contatto con noi stessi, per smettere di piangerci addosso e che ne sò, magari per capire anche quali sono i nostri reali sogni e progetti, smettendo di fare da spettatori a quelli degli altri.
Apprezzo lo sforzo di coloro che creano intrattenimento in questo periodo per non lasciarci soli –o per non lasciarsi soli? Ma questa è un’altra riflessione– cogliamo però qualche occasione per spegnere la musica, spegnere il mondo esterno.

La noia può sembrare una rottura di palle, oppure far paura, ma è quello di cui realmente abbiamo bisogno.
Abbiamo bisogno del silenzio.
Può essere rigenerativo, può essere illuminante. Può permetterci di stare meglio senza riempire, ma facendo spazio e liberando il nostro sentire.

Ora scusate, ma tra mezz’ora inizia un reading su instagram che non posso perdermi.