POLAR FOR THE MASSES: “FUORI”

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“Fuori”, il sesto lavoro dei Polar for the Masses, band vicentina che festeggia i dieci anni di attività è stato pubblicato il 25 Marzo dall’etichetta Tirreno Dischi.
Oggi ho il piacere di intervistare Simone Pass (voce e chitarra), Alessadro Lupatin (batteria e voce) e Davide Dalla Pria (basso e voce).

Come è iniziata la vostra carriera e come mai il nome Polar For The Masses?
Abbiamo iniziato una decina d’anni fa. Tre individui provenienti da altre esperienze musicali con la voglia di provare a fare qualcosa di nuovo. Il nome è nato cercando un tratto distintivo che ci accomunasse, ma ci rendemmo conto che l’unica cosa che avevamo in comune era il fatto di aver posseduto, in tempi diversi, una Volvo Polar. La classica station wagon svedese, pesante, lenta e solenne. Ecco scelto il nome! Poi abbiamo scoperto che esistevano altre millemila band con questo nome e cercammo un’altra cosa che ci accomunasse: l’amore per l’album “Music fo the Masses” dei Depeche Mode. E quindi Polar For The Masses.

Quali generi musicali vi hanno principalmente influenzato?
Tutti e nessuno. Siamo convinti che l’influenza musicale, l’imprinting, la propria identità, si formi nei primi anni dell’adolescenza. Tra i classici che ascoltavano i nostri genitori, tipo Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin e quello che ci ha fatto sbroccare da ragazzini, tra rock, grunge, psichedelia, punk e new wave, siamo diventati tre appassionati di musica e di adrenalina. Più che a livello di genere musicale, il rock ci ha influenzato a livello di attitudine. Il rock e il punk, hanno modificato il nostro DNA. Ci hanno spinto a cercare la nostra identità. A vivere a modo nostro.

Cosa ne pensate della scena musicale italiana? Conviene di più investire all’estero o c’è ancora speranza dalle nostre parti?
Boh, siamo troppo “dentro” per poterne parlare, per poter avere uno sguardo obiettivo, distaccato. Diciamo che sta cambiando tutto piuttosto velocemente. Il cambiamento non è solo italiano, ma globale, nel senso che il crollo della discografia e il cambiamento delle modalità di fruizione della musica stanno cambiando l’intero mondo della musica. Conviene investire su se stessi, sulle proprie idee e cercare la propria originalità. Fare musica significa esprimere se stessi. Di investimenti non se ne possono fare altri: non c’è più 1 che vende 1000, ma 1000 che vendono 1.

Tutti gli artisti, tutte le band, hanno una canzone di altri che avrebbero voluto scrivere loro. Anche voi ne avete una? Se si, qual è e perché?
Ci sono molte canzoni che amiamo alla follia, ma sono come dei vestiti che stanno bene solo addosso al loro creatore. Diciamo che più delle canzoni “bellissime” ci colpiscono alcune intuizioni di band che hanno reinterpretato brani altrui, stravolgendoli e dandone un significato nuovo, una chiave di lettura opposta all’originale, tipo “Imagine” di John Lennon rifatta dagli A Perfect Circle. Immensa.

Parlatemi della vostra “un dono solenne”, la mia preferita.
E’ un brano che dal punto di vista musicale riassume le nostre peculiarità: groove, riff di basso, drumming nervoso, chitarra noise. Mettiamoci una melodia vocale e i ritornelli cantati a due voci, ed abbiamo descritto il nostro stile. Detto questo, la novità è che parliamo dell’universo femminile. Il testo tenta di descrivere tutto il nostro stupore e l’esaltazione per tutti gli estremismi che nel bene e nel male caratterizzano “l’altra metà del cielo”.

Descrivete “Fuori” con tre aggettivi.
Poetico, oscuro, nervoso.

Progetti per il futuro dei P4TM?
Continuare a suonare dal vivo, comporre nuove canzoni, inventare nuova musica, esplorare più a fondo in noi stessi, tendere verso l’alto scavando verso il basso.

Motivate i nostri lettori ad ascoltare il vostro disco.
Beh, che ve lo diciamo a fare? Ascoltare il nostro disco è la cosa migliore che vi capiterà oggi!