LA FORESTA HA TROVATO IL SUO RE – The Bloody Beetroots live allo Sherwood Festival

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A cura di Paolo Cunico

Dopo un periodo di assenza, The Bloody Beetroots, pseudonimo di Sir Bob Cornelius Rifo, torna live con My Name Is Thunder Tour. La prima delle quattro date italiane della band di Simone Cogo è andata in scena lo scorso primo luglio allo Sherwood Festival di Padova ed è stato un trionfo.

In una serata poco promettente dal punto di vista climatico, spetta ai Demonology HiFi aprire la serata sul main stage del festival. Un compito per certi versi ingrato visto l’impazienza del pubblico che, verso la fine del concerto del duo dei Subsonica, ha lasciato trasparire più di qualche mugugno. Nonostante la mancanza di rispetto nei confronti di chi sta esprimendo la propria arte sia sempre ingiusta e scorretta, forse, spostare la performance dei santoni Ninja e Max Casacci nel second stage, in un ambiente più intimo con dei volumi più alti, dopo il concerto di Rifo e soci, avrebbe permesso di apprezzare di più la redenzione elettronica dei Demonology Hifi.

Dopo lo show d’apertura il cielo è ormai sul piede di guerra ed il silenzio prima del concerto dei The Bloody Beetroots fa da contraltare al crescendo di adrenalina che accomuna gli spettatori dello Sherwood: la quiete prima della tempesta.

Alle 22 e 30 spaccate iniziano le danze con un Sir Bob che urla inferocito “My name is thunder” mentre il cielo risponde a tono, iniziando a riversare acqua sui presenti. Fedele al suo nuovo epiteto seguono subito Rockesteady e Warp: un inizio brutale che fa impazzire il pubblico presente che inizia a ballare con violenza e terminerà solamente a concerto finito. La quantità di adrenalina è tale che ho potuto apprezzare persone pogare con una cattiveria inaudita anche nei momenti più quieti del concerto, dove magari Sir Bob si dilettava con un intermezzo al pianoforte prima di far riesplodere tutta la ferocia della band.

Rifo sembra quasi essere posseduto: schizza da una parte all’altra del palco, si getta fra il pubblico, suona la chitarra, cambia tre maschere e salta a la “olio cuore” il muretto di luci per fiondarsi sul suo synth camuffato da pianoforte a coda.

La band non è comunque da meno e dà vita ad uno show di un’incredibile potenza che si sposa perfettamente con la pioggia che scende copiosa.

Una cornice perfetta per Sir Bob che ritorna in patria come un re, regalando allo Sherwood festival un concerto epico, difficile da dimenticare: il tuono perfetto che ha trasformato la pioggia in tempesta.

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Nato sotto la stella dei Radiohead e di mani pulite in una provincia dove qualcuno sostiene di essere stato, in una vita passata, una motosega.

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