30 anni di rock: Afterhours live @ Matera, emozioni e un ospite speciale!

A cura di Renata Rossi

SETLIST

Strategie
Male di miele
Rapace
Il sangue di Giuda
Il paese è reale
Riprendere berlino

Padania
Non voglio ritrovare il tuo nome

Oggi
Né pani né pesci
L’odore della giacca di mio padre
Cetuximab

Il mio popolo si fa
Costruire per distruggere
Tutto domani

Encore:

Ballata per la mia piccola iena
La sottile linea bianca
Voglio una pelle splendida

Encore 2:

Ossigeno
È la fine la più importante
La verità che ricordavo
1.9.9.6.
Bianca
Bungee Jumping

Encore 3:

È solo febbre
Non è per sempre
Quello che non c’è
Varanasy baby
Sulle labbra
La sinfonia dei topi
Pelle
Bye Bye Bombay

Come rinunciare ad assistere ad almeno una data di un live degli Afterhours? Per me è praticamente impossibile, ogni volta che inizia un nuovo loro tour, c’è qualcosa che mi spinge ad esserci.
Quest’ultimo in particolare, l’ho sentito molto vicino a me, in quanto fan “storica”, visto che, proprio quest’anno, si celebrano i 30 anni di carriera di una delle rock band più amate e seguite in Italia.
Com’è giusto che sia, dunque, questo tour nasce e si sviluppa durante lo spettacolo come una grande festa, la consacrazione di una lunga carriera ancora lungi dal terminare.
L’esordio avviene proprio 30 anni fa col 45 giri My bit boy del 1987, seguito, un anno più tardi, dall’LP All the Good Children Go to Hell, ma è solo nel ’95 con “Germi” che i nostri, capitanati dal leader carismatico Manuel Agnelli riescono a farsi conoscere nell’ambito musicale dell’underground italiano. Tante formazioni si sono susseguite negli anni, alcune più valide di altre, naturalmente, ma uno dei musicisti che più a lungo ha militato nella “scuderia AFTER” è stato Giorgio Prette, batterista che solo per l’ultimo album, “Folfiri o Folfox”, è stato sostituito da Fabio Rondanini.
È dunque una splendida notizia apprendere, a pochi giorni dall’inizio del tour, che in poche date, e tra queste Matera, il nostro Giorgione sarà l’ospite speciale della serata.

Il tour è partito il 27 da Roma, ed è stato trasmesso in diretta da Postepay. La data 0 è sempre la più complessa, ma, già dal primo ascolto, si percepisce la solita energia e la carica incredibile che Manuel Agnelli e compagni dimostrano di avere da sempre.
La data di Matera del 28 offre qualcosa in più, non solo in fatto di numeri (sono state eseguite diverse canzoni in più rispetto a Roma) ma anche di interpretazione, emozione, suggestione.
Molto è sicuramente dovuto al forte desiderio di Manuel e soci di suonare proprio a Matera e di dedicare l’intero concerto a Francesca Divella, una giovane imprenditrice materana prematuramente scomparsa e alla cui fondazione, nata a suo nome, sono stati destinati i diritti di prevendita dei biglietti.

La location scelta per il concerto, la Cava del Sole, situata alle porte di Matera, non può essere più adatta. Si tratta di un luogo molto caratteristico e ricco di storia, oltre che spazioso e perfetto per accogliere eventi musicali e teatrali. Il nome deriva dalla presenza, al suo interno, della Chiesa del Sole, insediamento monastico rupestre di epoca medioevale che domina la parte incastonata in uno sperone roccioso. La notte dona alle cave di tufo uno strano colore con sfumature che vanno dal giallo all’argento, rendendo l’atmosfera ancor più suggestiva e magica.

Ma andiamo al live…

Iniziare lo spettacolo con Strategie, la canzone che me li ha fatti conoscere e amare è un vero colpo al cuore. Male di miele e Rapace, entrambe tratte da “Hai Paura del buio”, danno la giusta carica iniziale al live. Come detto, la scaletta, oltre ad essere lunghissima (i nostri non si sono risparmiati affatto), tocca, come è giusto che sia in una celebrazione della carriera di un gruppo, tutti gli album. La rabbia giovanile cantata nelle canzoni iniziali lascia spazio subito dopo anche a canzoni che non vengono proposte da un pò, quali Il paese è reale che li ha fatti conoscere al grande pubblico sanremese o Riprendere Berlino e Tutto Domani tratte dal loro album probabilmente più “debole” ma che dal vivo spacca eccome: “I milanesi ammazzano il sabato”.

Il punto più alto e toccante di inizio spettacolo è però il momento in cui Manuel inizia a intonare le canzoni del loro ultimo album “Folfiri o Folfox“, che, affrontando temi quali la morte, la malattia, e la rinascita, sono sempre molto sentiti e partecipati anche dal pubblico. Ma, come detto, si tratta di una festa, per cui, dopo una brevissima pausa, Giorgio Prette si sostituisce a Fabio Rondanini alla batteria e il suo incedere viene accolto con entusiasmo e urla dal pubblico. Urla ed euforia che non si fanno attendere nel momento in cui parte “La verità che ricordavo” con tanto di attesissimo spogliarello di Manuel. Non sarà né il primo né l’ultimo rocker che lo fa, ma tutto ciò è sempre graditissimo e da fanciulle completamente cotte del cantante milanese, e da maschietti che lo vedono come “gesto estremo di ribellione rock”.

Il pubblico è proprio quello di una grande festa in famiglia: l’adolescente che salta e poga ad ogni pezzo si trova in transenna vicino alla ragazzina innamoratissima di Manuel o Rodrigo, il polistrumentista della band (entrambi con X-Factor, bisogna dirlo, son diventati personaggi televisivi, oltre che dei “semplici” musicisti); i 40enni e 50enni che li seguono dagli esordi, sono lì con mogli e figli al seguito. Mi colpisce molto una bambina che, attaccata al suo papà prima che inizi il concerto, si  libera in canti e danze una volta cominciato lo spettacolo. Per me è una sorta di testimone lasciato dal padre alla figlia, educata sin da piccola verso scelte musicali e culturali di un certo tipo.

Questo è ciò che osservo tra il pubblico mentre sul palco i miei “eroi” mi trascinano in un turbinio di emozioni. Anche lì sopra, l’impressione è quella di una grande famiglia di musicisti, Agnelli un pò il papà con attorno figli e fratelli.

Stefano Pilia che canta come un fan della prima ora Male di miele, Ossigeno o Bye Bye Bombay fa un certo effetto. Xabier, tornato “tra le braccia” di Manuel da un pò di tempo, sul palco è scatenato. Roberto Dell’Era e Rodrigo sono complici e uniti come due fratelli. E poi c’è lui, Giorgio Prette, che, anche se sostituito divinamente da Rondanini, è il fratellone di tutti i componenti della band che torna dopo un breve viaggio.

Io ho vissuto questa serata così…E mi sono divertita tanto: AFTERHOURS #30…e lode!

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