#piuomenointerviste: un “microfono” per le novità – ELOISA ATTI

A cura di Simona Luchini

Una fotografa curiosa decide di incontrare artisti emergenti e talentuosi cui porre 10 domande per conoscere meglio ogni volta una band diversa: questo è #piuomenointerviste: un “microfono” per le novità.

Eloisa Atti è una sognatrice, la sognatrice ritratta da Paola Cassano sulla copertina di “Edges”, disco uscito il 23 febbraio scorso,  uno dei personaggi femminili del ciclo “Le Sognatrici” della designer sarda.

Quando nasce il tuo percorso nella musica e a cosa si deve la scelta del tuo nome?

Il mio nome lo scelse mio padre, che era un poeta, un po’ per l’Eloisa epistolare che tanto costò al povero Abelardo e un po’, per fortuna, per una bella canzone di Barry Ryan, che probabilmente aveva rappresentato qualcosa per i miei genitori.
Da bambina comunicavo cantando, inventavo canzoni su tutti, tutto e continuamente, tanto che i miei mi fecero fare un provino con l’indimenticabile Maestra Mariele Ventre e a 6 anni entrai a far parte del Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, dove rimasi fino agli 11 anni.
A 10 anni ero una fan di Bob Marley e al tempo stesso iniziai a studiare il violino. Entrai al Conservatorio di Bologna, ma interruppi gli studi a 15 anni.
Al liceo adoravo Michael Jackson, Prince, Ray Charles e la musica della Motown e cantavo sempre, tormentando i compagni di classe, accompagnandomi al piano piuttosto selvaticamente. Poco dopo la mia iscrizione a Lingue Straniere risposi a un annuncio in un negozio di musica e diventai la cantante di un gruppo rock di maschiacci, scrivendo canzoni in inglese.
Intorno ai 20 anni iniziai ad ascoltare il jazz e decisi di andare a lezioni di canto mentre assistevo ad un concerto della mia bravissima concittadina e amica Silvia Donati.
La mia prima insegnante di canto jazz è stata La Verne Jackson, ottima cantante di Washington DC. Mi ricordo che a casa facevo degli esercizi di respirazione che mi portavano quasi a svenire! Nel ’96 conobbi a una festa un giovane pianista americano, Steve Hudson, cantai qualche pezzo con lui e il giorno dopo mi telefonò per propormi di affiancarlo in alcune date che aveva in Cantina Bentivoglio, lo storico jazz club bolognese: ero spaventata, ma accettai e fu la prima di tante serate in quel locale dove mi sento tutt’ora in famiglia.
Oltre al jazz ho avuto esperienze con la musica brasiliana, cantando per anni col gruppo Caputolindo e scrivendo anche canzoni in portoghese. Poi è arrivato il periodo dei SUR, la band fondata assieme a Francesco Giampaoli e qui le mie canzoni erano in italiano.
Intorno al 2000 nacque poi il sodalizio con Marco Bovi, chitarrista fuoriclasse da allora sempre al mio fianco. In quel periodo avevo iniziato a suonare la concertina. Così in duo abbiamo realizzato 3 dischi. Nel 2014 ho scritto 12 canzoni sui vari protagonisti dell’Odissea e ho realizzato un concept album, Penelope, con la produzione artistica di Francesco Giampaoli: vi hanno collaborato tanti artisti, Sacri Cuori compresi.
In tutto questo tempo non ho mai abbandonato il jazz e i miei compagni in questo viaggio sono sempre stati Matteo Raggi e Davide Brillante, sassofono tenore e chitarra che sembrano usciti direttamente dagli anni ’30! L’anno scorso ho dedicato un album alla mia adorata Billie Holiday e mi sono laureata in Musica Jazz con una tesi proprio su di lei. Ho avuto una grande fortuna: stringere amicizia e suonare con musicisti eccezionali, come quelli che mi hanno seguita nella nuova avventura di Edges. Per fortuna mi avevi chiesto solo l’inizio del percorso!

 

Una parola che caratterizzi ognuna delle tracce del tuo album

Each man is God: scelta;
Moony: dipendenza;
Blue eyes blue: perdono;
Edges: inseguimento, invasione dei confini;
The rest of me: segreto;
The careless song: indifferenza;
Sleepy man: insoddisfazione;
Without you: autonomia;
cry cry cry: accettazione;
Love signs: intimità;
Henry’s song: immaginazione;
Lullaby to myself: guarigione

 

La tua canzone che ami di più.

Tutte quelle di quest’album le sento vibrare forte dentro di me e non riesco a scegliere. Se invece vado un po’ indietro nel tempo, “Telemaco” nel disco ‘Penelope’ mi emoziona ancora tanto come quando la scrissi.

 

Come definisci la tua musica e quali sono gli artisti che ti ispirano di più?

La descriverei come sincera, melodica, intima. Non amo alzare la voce. Le parole sono importantissime per me e le cerco semplici, essenziali e potenti. Se una parola non mi convince, non funziona tutta la canzone. Credo che per arrivare agli altri una canzone, come una poesia, debba contenere un’ispirazione personale, una verità sentita nel profondo. Gli artisti che hanno contribuito a costruire il mio mondo musicale appartengono soprattutto al passato, più o meno lontano: l’essenzialità e la sobrietà di Billie Holiday e Lester Young, la drammaticità di voci latine come Chavela Vargas o Maria Dolores Pradera, la melodia e i testi di certe canzoni messicane, l’alchimia di grazia e forza in Amalia Rodrigues, l’anima di Lhasa De Sela, il groove di Sly and the Family Stone, le immagini potenti e le parole giuste per descriverle nelle canzoni di Bob Dylan e dei nostri cantautori come Dalla, De André, De Gregori, Guccini…, il suono e il carisma di Johnny Cash, le ballad di Tom Waits.

 

Cosa pensi del panorama musicale attuale?

Tra gli italiani contemporanei amo sempre chi racconta una storia, infatti mi è piaciuta la canzone sanremese di Gazzè, o chi ha quella sintesi poetica che permette di trasmettere un significato in poche efficaci parole. Apprezzo il minimalismo e l’intimità di Cristina Donà in Così Vicini, ma anche la sua anima rock. Mi possono impressionare ma mi annoiano presto i virtuosismi e gli arzigogoli barocchi. Mi piace l’ironia di Dente. E ora, se posso giocare un po’ in casa, mi piacciono i suoni desertici dei Sacri Cuori e trovo l’album di Antonio Gramentieri un lavoro grosso, sincero, terrigno e in alcuni momenti anche spirituale, come nella canzone che mi ha stregata: Alma. Una cantante-musicista americana che amo è Melody Gardot: la trovo delicata, toccante e bravissima nel comporre. Ben Harper lo vorrei sposare.

 

Se potessi viaggiare nel tempo dove vorresti andare?

Posso avere due opzioni? Andrei al concerto di rientro dopo un anno di carcere che Billie Holiday tenne alla Carnegie Hall nel marzo 1948; poi riprenderei la macchina del tempo per farmi scaricare direttamente a Woodstock nel ’69!

 

Se potessi scegliere di collaborare con un particolare artista internazionale, chi sarebbe e perché?

Bacchetta magica e genio della lampada in azione incrociata? Mi piacerebbe lavorare con Yves Desrosiers, Mario Légaré, François Lalonde e i musicisti che rappresentano quella che è stata la grande famiglia di Lhasa De Sela. Il sound che sono riusciti a produrre ha del miracoloso, anche se essere vicini a Lhasa non avrebbe potuto creare altro che miracoli. François mi ha fatto il grande onore di apprezzare le mie canzoni e scrivere una presentazione del mio lavoro che ora si trova sulla copertina di Edges, sopra un bell’adesivo color corallo.

 

Una domanda che faccio sempre agli artisti in promozione: perché una persona dovrebbe ascoltare il tuo disco?

Una cosa mi rende felice: quando le persone mi vogliono dire qual è il loro pezzo preferito dell’album, si tratta sempre di brani diversi. Non è un disco nato attorno ad una hit o a due pezzi fortissimi o tre da sostenere con canzoni di contorno. Ogni canzone che ho scritto è nata dal cuore, ha ricevuto molta passione e grande cura e sono sicura che questo si senta. Una persona dovrebbe ascoltare questo album perché probabilmente scoprirebbe un legame vivo con una parte di se’. Penso davvero che un punto forte di Edges sia la possibilità di toccare corde diverse.

 

Quali sono gli obiettivi che ti sei prefissata per il futuro?

Portare Edges in giro per l’italia e all’estero con la magnifica band che mi accompagna: Marco Bovi, Emiliano Pintori, Stefano Senni e Zeno De Rossi. Poi in cantiere c’è il progetto di un nuovo video. A proposito: l’hai visto il primo? Realizzato da Gaia Fogli su disegni di Paola Cassano, per me è stato un sogno divenuto realtà diventare addirittura la protagonista di un cartoon! Infine ho già iniziato a scrivere nuove canzoni e la vena da cui è scaturito Edges è ancora forte e pulsante.

 

Cosa hai in mente per il futuro? Tour, concerti.. dacci tutte le info per poterti seguire!

Sulla mia pagina facebook si trovano le date del tour, video, recensioni, foto e novità. Basta iscriversi e se mi scriverete prometto di rispondere con molto piacere:a volte i miei tempi sono un po’ lunghi, ma arrivo sempre.

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