Il festival JOGGI AVANT FOLK compie 21 anni. Anche quest’anno il piccolo centro di Joggi, nel comune di Santa Caterina Albanese, provincia di Cosenza sarà letteralmente invaso da tanta buona musica, ma ancora teatri, incontri, laboratori per bambini, mostre e tanto altro ancora.
Appuntamento come sempre dal 16 al 18 agosto. Il festival organizzato dall’omonima associazione prevede un cartellone ricco di eventi e come consuetudine anche momenti di conoscenza improntati su temi di attualità.
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Per l’occazione il nostro Massimiliano (Max) Orrico ha fatto una chiacchierata con Lorenzo Servidio, portavoce della manifestazione.
– 21, e il tempo passa, immaginavi al primo concerto organizzato che l’avventura sarebbe durata tanto e saremmo arrivati fino a questo 2018? Com’è crescere assieme ad un festival?
Il primo concerto si tenne nel 1998 (Rua Port’Alba, gruppo partenopeo di musica popolare con anche Massimo Ferrante e Franco Sansalone) e non immaginavamo minimamente che saremmo andati avanti così a lungo. Negli anni abbiamo perso qualcuno per strada e allo stesso tempo avvicinato tanti altri nuovi ragazzi e ragazze. C’è in questo una crescita collettiva che deriva soprattutto dalle difficoltà che abbiamo nel realizzare la tre giorni e quindi dalla capacità di trovare i mezzi per poter afforntare le cose. Questo ci consente di stare molto tempo insieme tra un buon bicchiere di vino, una chiacchiera in modo da poter fare le cose che ci sono da fare.
C’è poi il fare rete che siamo riusciti negli anni a mettere in campo. In questo per esempio ci troviamo molto bene con i ragazzi di Santa Sofia D’Epiro con cui è nata una fratellanza veramente di strada e insieme riusciamo a fare molte cose assieme riguardanti proprio aspetti operativi del festival.
– Da sempre il vostro festival è stato connotato da una idea politica precisa che si è sviluppata sotto il costante sventolio di una bandiera palestinese, perché? Quest’anno poi la prima serata mi pare il coronamento di quest’impegno
Per noi non esiste un’idea di festival sganciato da contenuti o idee politiche. Al centro della nostra piazza c’è non solo la musica ma anche il mettere in un momento di aggregazione così alto anche temi politici e sociali. Il motto che abbiamo sempre fatto nostro è ‘Agire Locale Pensare Globale’ che andava forte alla fine degli anni novanta e inizio anni 2000 coi movimenti no global ed è per noi la sola filosofia di festival. La Palestina poi ce l’abbiamo nel cuore. Negli anni abbiamo organizzato incontri, ospitato videomakers che hanno filmato e realizzato interessanti documentari proprio sulla Palestina su tutti ‘Strip of Life’ di un collettivo di ragazzi italiani e poi ancora raccolta fondi a sostegno della fondazione Vittorio Arrigoni, mostre e quest’anno finalmente una band palestinese. Pensiamo che in Palestina si stia consumando un vero e proprio genocidio nei confronti di un popolo da parte di uno dei Paesi più forti militarmente al mondo e con l’avvallo di tutta la comunità internazionale. Ecco perché teniamo alta l’attenzione nei tre giorni del festival sulla Palestina per far sì che la gente non rimanga indifferente.
– Un’altra peculiarità dello Joggi Avant Folk è sempre stato l’autofinanziamento e la gratuità per lo spettatore. Anche quest’anno è stata lanciata una campagna di crowdfunding, è una metodologia che funziona ancora?
Siamo sulla piattaforma Produzioni dal basso da sei anni. Il crowdfunding ci ha permesso di intercettare vecchi nostri amici che abitano a latitudini opposte alle nostre. È uno degli strumenti che attiviamo insieme ad altre modalità quali riffa di prodotti tipici e poi l’allestimento degli stands gastronomici durante i tre giorni del festival insieme alla produzione di gadgets tutto per poter coprire le spese di realizzazione del festival, che sono davvero tante. Il Crowdfunding funziona, ovviamente necessita di una massiccia dose di comunicazione e in questo non siamo eccellenti. Per lo più facciamo un po’ alla vecchia stando sempre addosso ai potenziali sottoscrittori e marcandoli stretti affinché agiscano.
– Lo Joggi Avant Folk ha ospitato tanti artisti di diverse estrazioni, dal teatro, alla musica, ecc … Ce ne citi alcuni tra quelli che per un motivo o per un altro sono rimasti nel tuo e nel ricordo di tutti i ragazzi dell’associazione?
Si effettivamente sono davvero tanti gli artisti approdati a Joggi in questi anni. Tutti noi dell’associazione concordiamo che il nome che ci è rimasto più a cuore di tutti è stato quello di Tonino Carotone. Correva l’anno 2007 e il concerto, insieme agli Arpioni fu davvero apocalittico. Con carotone già dal pomeriggio fu una festa perché capi il vero spirito, vuoi provinciale, dell’evento e alla fine fu davvero festa grande con bambini, adulti e anche anziani. Le scene delle nonnine del paese che lo abbracciavano se le ricordano tutte e poi il concerto e soprattuto il dopo concerto quando sali sul banco frigo del bar e canto per un’ora ancora.
Altri concerti che ricordiamo con molto affetto sono sicuramente i Bisca nel 2005, Piotta nel 2015, gli Zen Circus l’anno scorso e Brunori nel 2012. Tra gli artisti come non ricordare Angelo Aiello burattinaio per anni presente al festival e ora invece trasferitosi sempre per lavoro negli States. Ma su tutti non possiamo non ricordare Paola Scialis purtroppo scomparsa tragicamente nei mesi scorsi. Paola con il suo teatro per bambini ma anche altri spettacoli ci ha regalato momenti davvero unici. Una di quelle persone instancabili, animatrice territoriale a tutto campo sapeva creare e diffondere energie, credevo nelle cose che faceva, nel prendersi cura delle cose e ci ha lasciato un vuoto incolmabile. A lei alla sua memoria abbiamo dedicato proprio l’attuale edizione.
– Tornare a Joggi per molti ogni anno è come un ritorno a casa, in questa edizione del festival ci sarà un ritorno particolare, quello di un figlio del borgo che ritorna non più da cantante ma nella sua nuova veste di intervistatore. Avresti mai visto Dario Brunori sotto questa nuova luce?
Si con Dario c’è un rapporto speciale. Negli anni sono stati davvero tanti i contributi di Dario per il festival. In ogni occasione quando può parla anche del suo piccolo borgo e del nostro festival. Quest’anno era nata l’idea di fare qualcosa e quindi assieme si è deciso per un incontro con Franco Arminio, paesologo, in cui si parlerà proprio di paesi a partire dalle esperienze di Dario e di Arminio. Non una vera intervista ma come dire una sorte di piccolo spettacolo fatto di chiacchiere, poesie e canti.
– Lo Joggi Avant Folk ha uno strettissimo legame con il territorio in cui si svolge: quanto Joggi ha dato al festival e quanto invece con il vostro lavoro siete riusciti a dare al piccolo borgo che vi ospita?
Il legame è senz’altro forte. Negli anni proprio per permettere una maggiore apertura e una crescita stessa del festival si era pensato di traslocare in qualche campetto sportivo ma poi ci siamo resi conto subito che la cosa più bella era ed è l’atmosfera che si crea nella nostra bellissima piazza. Siamo quindi legati ad un’idea di festival un po’ alla vecchia maniera dove l’interazione con la comunità locale è massima nonostante alcune volte logisticamente parlando le difficoltà non sono poche. In questo ci sentiamo di dire però che Joggi come piccolo borgo ha dato tanto affinché si arrivasse al punto dove siamo oggi. Si tratta di un fattore forse un pò nascosto ma che da forza ad ognuno di noi per fare quello che riusciamo a fare da 21 anni. Ovviamente il legame è reciproco perché pensiamo che anche noi stiamo dando un bel contributo al piccolo borgo di Joggi. Qui poi si aprirebbero altri scenari e cioè legati alla possibilità di far evolvere il festival verso altre progettualità che investono direttamente il piccolo centro di Joggi, ma questa è un’altra storia.
Infine pensiamo che il festival stia dando tanto, tantissimo all’intero territorio locale non solo in termini di piccola economia ma soprattutto per la conoscenza dei nostri luoghi. Le comitive che ormai da anni arrivano da Bologna, Modena, Milano, Trento e da tanti altri posti ancora amano moltissimo scoprire i piccoli borghi dei paesi vicino così come le bellezze naturalistiche in primis il parco regionale del Monte Caloria a Fagnano Castello.
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di +o- POP