Quartiere Italiano: il ritorno de Lo Straniero

A cura di Antonio Bastanza

LO STRANIERO

QUARTIERE ITALIANO

(La Tempesta)

TRACKLIST

1. Dove Vai
2. Quartiere Italiano
3. Matematica e Aspirina
4. Cardio
5. Madonne
6. Il Sesto Piano
7. Seduta Spritica
8. Sorella
9. Intrecci
10. Vampiro
11. Psicosogno
12. Il Quinto Piano
13. Lastricato
14. Ritorna Qui

La vita è fatta di scelte, raramente facili, spesso dolorose, comunque necessarie, sempre accompagnate dal dubbio di intraprendere la strada sbagliata. Quello che mi capita ogni volta che ascolto il disco di qualcuno che con i suoi prenderti lavori mi ha colpito favorevolmente è chiedermi proprio questo: dove vorranno andare stavolta. Ecco il motivo per cui tanti artisti oggi riescono a interessarmi lo stretto necessario di un unico disco è la sostanziale incapacità di scegliere tra evoluzione e rivoluzione, tra il continuare a percorrere un sentiero noto, con maggior sicurezza e consapevolezza, per consolidare quanto fatto, oppure scegliere nuovi viaggi da intraprendere, rischiare di cambiare per non rischiare di ripetersi. Detesto le band che rifanno sempre la stessa cosa, cucinando lo stesso piatto e cambiando semplicemente la salsa con cui condirai la tua portata. Si sembra tutto eccetto che una recensione, ma la premessa mi sembra inevitabile se devo parlarvi di un disco che promette di essere più di quello che è ed è molto più di quello che sarebbe potuto essere se i cinque ragazzi di Acqui Terme non avessero deciso di scegliere. E si, lo. Dirò subito, è un gran bel disco “Quartiere Italiano” ma è evidente che per Lo Straniero non è certo un punto di arrivo piuttosto il manifesto artistico su cui costruiranno il loro futuro, un manifesto fatto di uno sguardo ad occhi ben aperti sulla vita e la ricerca di un connubio ideale tra melodia e suoni elettronici, tra immediatezza e ricercatezza, tra atmosfere oniriche e ritmi secchi e decisi.

Quartiere italiano è fondamentalmente il disco Pop che meriteremmo di vedere in testa a tutte le classifiche, in alta rotazione sui maggiori network radiofonici o suonato sui palchi più importanti d’Italia. Il lavoro della band acquese, prodotto artisticamente da Ale Bavo (Subsonica, Virginiana Miller, Levante, Beatrice Antolini), è evoluzione e rivoluzione allo stesso tempo: si allontana dall’esordio omonimo senza disconoscrene le basi ma punta molto più in alto con una scrittura sghemba e circolare che, senza nemmeno rendersene conto, ti avvolge e ti conquista ascolto dopo ascolto.
Se il primo disco de Lo Straniero conquistava immediatamente per le canzoni brillanti e fresche ma per nulla banali, Quartiere Italiano si dimostra superiore in tutto e per tutto al predecessore: il lavoro fatto in fase di scrittura e produzione è stato notevole e i risultati si vedono, con una compattezza e una coesione che solo un intenso lavoro di squadra riescono a dare.
Il synth pop della band piemontese continua ad essere orecchiabile e molti brani, dall’apripista “Dove Vai” a “Madonne” e “Intrecci”, conquistano immediatamente ma non attraverso ritmi e melodie scontate piuttosto grazie a una composizione obliqua e articolata.

Ad una evidente maggiore ricercatezza nei suoni e negli arrangiamenti sembra contrapporsi solo apparentemente una maggiore propensione a scrivere testi diretti e semplici ma così non è: le storie del Quartiere Italiano richiedono una narrazione vera e concreta, in cui la poesia ha spazio tanto quanto il racconto.
Proprio per questo il lavoro de Lo Straniero richiede attenzione e un ascolto partecipe, perchè dietro la facciata dei palazzi, nelle strade che si intrecciano, oltre le porte degli appartamenti ci sono persone e storie che qualcuno ha deciso di raccontare e che meritano di essere conosciute appieno.

L’unione di inserti etnici e marziali, con sfumature talora orientaleggianti, valorizza ulteriormente quello che da sempre è il marchio di fabbrica dei ragazzi acquesi, le voci di Giovanni e Federica che si contrappongono e si completano, dimostrando che scegliere di alzare l’asticella delle proprie ambizioni è possibile anche (e, artisticamente, soprattutto) puntando a una crescita artistica e non a un appiattimento sul già sentito, sul già piaciuto o peggio ancora sulle mode esterofileggianti che, come canta Giovanni “meritano di finire nei rifiuti“.
“Quartiere Italiano” è l’esempio che conferma che un fare un bel disco inseguendo semplicemente le proprie inclinazioni e le dovute ambizioni è possibile, specie per chi ha sempre avuto le coordinate giuste nel proprio processo di crescita: l’omaggio al grande compositore Armando Trovajoli in “Dove Vai“, qualcosa di lontano anni luce dalla musica della band piemontese, è la certificazione che i ragazzi son cresciuti a pane e buona musica, che sanno riconoscerla al di fuori dagli schemi e dai paletti che spesso limitano conoscenze e possibilità, e che hanno trasformato questa attitudine in una spinta a cercare di non accontentarsi di quello che sono in grado di fare.
Questo disco non è l’inizio e non è la fine, è semplicemente la conferma di una band che sposta più in la il proprio limite ogni volta e, proprio per questo, è destinata a lasciare un segno nel panorama musicale italiano.

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