Gli “ultimi” raccontati dai Folkstone – Un’intervista alla band bergamasca

© Ambra Vitali

 

In occasione dell’uscita di “Diario di un ultimo”, nuovo album dei Folkstone, la nostra Ambra Vitali ha scambiato un po’ di chiacchiere con la band.

 

-Venerdì 8 Marzo è uscito “Diario di un Ultimo”, il vostro settimo album, inaspettato e realizzato a poco più di un anno di distanza dal precedente “Ossidiana”. In che modo e da quale esigenza è nato questo progetto?

Questo album ha avuto una genesi diversa dal solito. All’inizio doveva essere il progetto solista di Lore, quindi la maggior parte della musica e dei testi sono partiti da lui. Per i testi, tra l’altro, ha collaborato anche il primo chitarrista dei Folkstone, Angelo Berlendis. A metà lavoro però Lore  ha pensato che l’anima di questo suo progetto potesse essere tranquillamente da Folkstone. Così parlando tutti insieme ed ascoltando i pezzi, si è deciso di proseguire facendolo diventare il settimo album di gruppo e siamo davvero contenti di aver intrapreso questa strada. Tutto il lavoro è stato poi sapientemente curato e prodotto dalle abili mani ed orecchie di Mauri, che in veste di produttore ha seguito in modo strepitoso tutto il lavoro presso lo studio Crono Sound Factory di Vimodrone (Mi).

 

– Nei vostri pezzi viene messo in evidenza come la società attuale sia in grado di produrre intolleranza ed esclusione e di come questi elementi vengano riversati sugli individui ed assorbiti; chi sono gli “ultimi” di cui ci raccontate?

Gli ultimi raccontati nelle pagine di questo Diario sono di diverso tipo. Sono coloro le cui grida non vengono ascoltate, sono coloro che vengono odiati perché reputati diversi. Sono anche personaggi la cui voce ha segnato la Storia con la loro cultura e la loro innovazione, che hanno rischiato la vita per portare avanti le proprie idee rivoluzionarie e dovrebbero essere d’esempio ai tempi odierni. Sono artisti denigrati in vita ed acclamati come miti subito dopo la morte. Sono anche quelli che stanno dall’altro lato del fiume, dove non vige la maggioranza che superba e cieca calpesta senza ritegno i più deboli, pensando pure di fare un bel gesto. Insomma gli ultimi per noi sono i disagiati, gli innovatori, coloro che nonostante la fatica della loro posizione riescono a portare avanti la propria vita e le proprie idee senza odio gratuito e paure infondate.

 

– In contemporanea a “Diario di un Ultimo” è uscito anche il primo videoclip ufficiale “Elicriso (C’era un pazzo)” nel quale vediamo raccontata la storia di due persone molto distanti per estrazione sociale. Da cosa nasce la scelta di utilizzare il fiore dell’Elicriso come titolo del brano pur non trovandone un esplicito riferimento nel testo?

Ci piaceva il riferimento al significato del fiore stesso, ovvero “il sole d’oro”. La vita ci rende diversi, ognuno con il peso dei propri giorni vissuti intensamente o stancamente sulle spalle. Non capendo il vissuto degli altri, li cataloghiamo come lontani da noi, li pensiamo come degli ultimi. Ma se solo potessimo andare oltre lo sguardo superficiale delle apparenze e delle convenzioni sociali, daremmo vita a spensierate danze intorno al fuoco con la musica di sottofondo che semplicemente unisce e fa splendere “un sole d’oro”, l’Elicriso appunto, anche nella notte più buia.

– Nei vostri brani raccontate spesso storie di persone dimenticate, caratteristica che ritroviamo in “Spettro” in cui colpisce l’interesse nel riportare in primo piano la vicenda di Soumaila Sacko. In merito alla sua storia e all’accaduto, cosa vi ha colpito e quale significato assume il pezzo oltre alla dedica e al ricordo? È forse lui l’esempio che oggi incarna meglio la figura dell’ “ultimo”?

Quando avvenne il fatto ci colpì la freddezza e la noncuranza con cui venne trattato. Pochi ne parlarono ed un fatto così grave venne solo sfiorato ai vertici e subito dimenticato. Abbiamo scelto di raccontare la storia di Soumaila Sacko tra gli ultimi di questo Diario, perché è una sorta di colpa che abbiamo addosso tutti quanti e su cui dovremmo farci due domande. Sbraitiamo e sappiamo parlare a gran voce solo di ciò che ci fa comodo, le facilonerie da prima pagina che poco o nulla scalfiscono in realtà le nostre misere vite quotidiane. Mentre voltiamo la faccia dall’altra parte quando le storie sono “scomode” da sentire.

 

– Dopo dieci anni dall’uscita del vostro primo studio album quali sono state le difficoltà incontrate nella realizzazione di questo nuovo lavoro? E quali i rischi che avete affrontato nell’evoluzione di un percorso che si distacca dalle origini sia per tematiche che per sonorità?

Non ci sono state difficoltà particolari in realtà. Ci vuole sempre molto tempo e molto impegno, come in tutte le cose. Il rischio di fare un album sempre diverso dall’altro, senza creare delle fotocopie ci ha sempre esposto al rischio di non essere più seguiti. Non è successo per fortuna, perché le persone che ci seguono apprezzano i cambiamenti, pur avendo ovviamente preferenze di un lavoro piuttosto che un altro. Quindi siamo davvero grati a tutti coloro che ci hanno sostenuto e continuano a farlo.

 

– L’album verrà ufficialmente presentato il 30 Marzo presso il Live Club di Trezzo sull’Adda (MI); Quali sono le prossime date in programma per l’apertura di questo nuovo tour?

Per ora ci concentriamo sulla data di apertura al Live e all’Orion Club di Roma il 12 aprile. Poi daremo news approfondite su tutte le altre date in programma!

 

© Ambra Vitali
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