A cura di Gloria Diana Valnegri
Abbiamo intervistato Blindur in occasione dell’uscita del suo nuovo disco che si intitola “A”.
Siamo entusiasti di aver scoperto una persona dalla mente brillante e dal fascino indiscutibile, insomma un artista che anche questa volta con la sua musica non smette di stupirci.
Eccola a voi!
L’album “A” arriva dopo 2 anni dal primo, come ti senti?
Eh, come mi sento… Ovviamente è passata un sacco di acqua sotto ai ponti, è arrivato in maniera più impetuosa del primo ed è stato scritto durante i due anni di tour in corsa, c’è stata e c’è una grande energia e nonostante sia più difficile come ascolto del primo sta ricevendo bei consensi, sono frastornato ma positivo.
Com’è stato collaborare con il fonico dei Sigur Ros?
Una figata, lui è un amico di vecchia data ho già avuto l’occasione di collaborarci sia in veste di produttore che per le mie cose, lui è un tipo incredibile ed ha uno studio in un luogo stupendo dove c’è una meravigliosa cascata alle spalle quindi già di per sè è una magia, e credo che questa nostra collaborazione continuerà.
“Invisibile agli occhi” è una traccia che porta in sé un significato molto forte. “Ma non arriva nessuno che ci salverà. E anche gridare più forte non ci servirà. Chi ci ascolta capisce quello che vuole capire e l’essenziale rimane comunque invisibile agli occhi”. C’è rassegnazione o speranza all’orizzonte?
Provo sempre a sentenziare poco quando scrivo, mi piace piuttosto che nelle persone si aprano delle questioni, ci si ponga delle domande o nascano dei dubbi, mi piace fotografare i fatti e lasciare l’interpretazione a chi ascolterà.
A volte le cose importanti sono sommerse dalle cazzate che opprimono le nostre giornate. Sembra una presa male ma in realtà non è rassegnazione, ma invece il messaggio contrario cioè lanciarsi nella vita e non nelle cazzate.
Blindur è appunto una parola islandese, legata al tuo incontro (Massimo ndr.) con Jónsi. Puoi spiegarci come un campano sia così tanto legato ad una nazione così lontana geograficamente e culturalmente dalla nostra?
Ho il problema che sudo troppo. Mi piacciono i posti dove non si suda (ridiamo entrambi) mi piace più viaggiare che suonare forse e suonare mi aiuta a viaggiare, sicuramente mi lega all’Islanda l’amore per la musica, come per Sigur Ros o Bjork. Ci sono stato varie volte, per suonare per piacere o per far visita agli amici. Sono napoletano atipico, mi piace la festa e il bordello ma mi piace moltissimo la natura e la quiete. Quando incontrai Jónsi per la prima volta pensai che se gli islandesi erano così affettuosi e simpatici come lui allora sarebbe stato il caso di andarci subito in Islanda!
La tua musica è molto apprezzata all’estero, cosa ne pensate della situazione musicale italiana?
Eh.. Faccio un po fatica a trovare cose che mi piacciono e mi dispiace che le cose che mi interessano non sono nuove ma piuttosto riferite a dieci o venti anni fa, questa cosa un po mi prende ammale.
Molte delle cose prodotte in italia hanno difficoltà a battersi all’estero purtroppo.
Hai aperto i concerti ai più grandi della musica indipendente italiana dai TARM, a Calcutta, agli Zen, passando per Iosonouncane e Giorgio Canali. Chi è il più simpatico? A livello artistico quale band/artista avete apprezzato i più?
Con gli Zen abbiamo passato tante belle serate post concerto, siamo come dei fratellini minori.
Calcutta mi ha sempre fatto tanto ridere ci divertiamo sempre un sacco e comunque in molti sono personaggi super positivi e divertenti.
A livello artistico quale band hai apprezzato di più di quelle con cui avete suonato?
Cristina Donà, Truppi, ma ce ne sono tanti. Sono rimasto folgorato da J Mascis dei Dinosaur J.
Loro su tutti.
In un mondo dove l’esteriorità è un prodotto da vendere, dove ti posizioni?
Nel posto peggiore che possa esistere, nel buio in un angolo.. Ajahaja! Ma per uno come me a cui piacciono i The National credo di essere in buona compagnia.
Nel tuo tempo libero che musica ascolti?
Quando non faccio il musicista e non faccio il produttore rimane l’amore per la musica a acustica o la musica folk, mi piace molto la musica tristona. Ma faccio anche tanti altri diversi ascolti, molto soul per esempio e se sono davvero preso male il quartetto d’ archi.
I TARM cantano “Prima erano in cinque a scrivere canzoni che cantavano tutti, adesso tutti quanti scrivono canzoni che qualcuno canterà”. Cosa ne pensate? In un momento storico dove produrre musica è alla portata di tutti, dove quasi tutto è stato già provato/sperimentato, cosa può spingere qualcuno a pensare di produrre qualcosa?
Soltanto quella cosa irrazionale che hai dentro e che assomiglia al bisogno di fare pipì. Un urgenza interiore. Allora può uscire qualcosa di buono. Se non sento quella cosa esco con gli amici, non metto cose a tavolino.
Quale canzone avresti voluto scrivere?
En e xanax. Quando scopri la storia che c’è dietro capisci perché è cosi bella e potente, perché è vera. Lì c’è tutto.
di +o- POP