[Recensione] Il perfetto connubio tra folk e modernità nel nuovo album di Sam Lee: Old Wow

A cura di Michela Gioia Guerrera

Sam Lee

 

Old Wow
(Cooking Vinyl/Egea Music/The Orchard)

 

Tracklist

1. The Garden Of England Seeds Of Love
2. Lay This Body Down
3. The Moon Shines Bright
4. Soul Cake
5. Spencer The Rover
6. Jasper Sea
7. Sweet Sixtee
8. Turtle Dove
9. Worthy Wood
10. Balnafanen

 

Esce oggi, il 31 gennaio 2020, il nuovo album di Sam Lee intitolato Old Wow.

Ma chi è Sam Lee e perchè voglio parlarvi di lui?

Sicuramente perchè devo recensire il suo album, ma anche perchè voglio recensire il suo album. Sam Lee è un cantante e musicista britannico, è un artista che si è preso giusto quei pochi anni (sei) per pubblicare il suo primo lavoro da solista e per immergersi completamente nella musica folk britannica.

Sam Lee è un ambientalista, ma non di quelli che vi dicono di riciclare la carta e poi mangiano al Mc Donald ignorando completamente il fatto che sia una multinazionale che sta disboscando l’Amazzonia per dare spazio ai suoi vitellini. È più quel tipo di ambientalista che nei suoi testi parla di natura e di fare attenzione a come trattiamo il pianeta, esattamente quel tipo di artista che ha ragione ma che, non pubblicando esclusivamenti brani d’amore pop, viene dimenticato. Oppure non viene proprio conosciuto, finché non ti arriva il suo album da recensire -anche io mi metto nel mucchio.

Sam Lee è quell’uomo che ha chiesto a Elizabeth Fraser di duettare e fare un videoclip con lui e lei ha accettato. Per intenderci, è tipo la nostra Mina. Ciò che scaturisce da questa collaborazione è sorpresa, eleganza ed emozione. Vi consiglio di lasciarvi trasportare da queste due fantastiche voci e dalla piccola orchestra prima di proseguire in questa lettura.

Sam Lee è fondatore di due grandi progetti. Il primo è The Nest Collective, di cui il cantante parla in questo modo:

is an acoustic folk club pushing the musical boundaries within the promotion of folk, world and traditional music.

La seconda è l’Organizzazione Music Declares Emergency, permettendo così all’industria musicale di riunirsi per capire come combattere il cambiamento climatico e la crisi ecologica.
Sam Lee è riuscito a fare della sua passione il mezzo per diffondere un messaggio urgente e indispensabile, lasciando da parte l’opinione ridicola dei negazionisti.

Ecco perchè voglio parlare di lui.

Immagino che dopo queste parole le vostre aspettative siano due: un musicista folk noioso oppure un’imitazione dei Mumford and Sons. Se rientrate in queste due categorie, Old Wow allora potrebbe davvero stupirvi. Prima di tutto perchè il cantante ha deciso di sposare la musica folk, ma il figlio che ne è nato è un perfetto connubio tra modernità e tradizione. Infine, che Sam non me ne voglia, ma i Mumford non sono imitabili e i loro brani risentono di un’influenza molto più irlandese che britannica.

Parliamo ora dell’album, perchè non è esattamente il solito lp. Il cantante ha riadattato alcuni brani della tradizione folk descrivendolo come

A timeless bridge, music that can be looking both backward and forwards, and a soulful accompaniment to an urgent need to fall back in love with nature if we are to know how to protect it.
Un ponte senza tempo, una musica che può guardare sia indietro che in avanti, e un accompagnamento profondo per un urgente bisogno di innamorarsi della natura, se vogliamo sapere come proteggerla.

Grazie alla sua ricerca e alle sue sperimentazioni è riuscito a dare nuova vita a questi brani, rendendoli perfettamente attuali e moderni. Senza sapere che si tratta di pezzi tradizionali si fatica quasi a riconoscere la loro anima vintage.
Ascoltando questo album si respirano diversi mood. Respirerete gratitudine, ma anche impegno. Respirerete preghiera, profumo di legno e di corde. Verrete attraversati da malinconia e rivalsa. Vi sentirete pervadere da quiete e punti interrogativi.
Vi chiederete perché alle vostre orecchie non erano giunte prima le idee, le note e i sentimenti di Sam Lee.
L’intero album è improntato sulla riceca dell’originalità, sembra quasi un ossimoro visto che si tratta di canti tradizionali ma così è. Innanzitutto, per la realizzazione delle basi vediamo affiancarsi agli strumenti più classici altri meno usuali, tra cui il koto giapponese e il flauto di salice.
La sua voce colpisce per la sua naturalezza, raggiunge il cuore dell’ascoltatore tanto in profondità quanto lo è l’intensità del suo canto. Il pubblico ne aveva già avuto un assaggio con la sua interpretazione a cappella del brano d’amore Lovely Molly e in queste nuove tracce ne viene ricorfermata la potenza emotiva di cui è portatrice.

Provare per credere.
Buon ascolto.