BRUNORI SAS – “CHEAP!”, IL NUOVO LAVORO DISCOGRAFICO DEL CANTAUTORE

 BRUNORI SAS

 

C inque

H it

E stemporanee

A pparentemente

P unk

 

 

Cheap! è una raccolta di cinque canzoni casalinghe, scritte e registrate in una settimana lo scorso dicembre, con strumentazione scarna e approccio da “buona la prima”. Si tratta quindi essenzialmente di un divertissement, nato dalla voglia di realizzare qualcosa di leggero (visti i tempi gravi), sia nel “cosa” che nel “come”.

Un cotto e mangiato che affronta tematiche attuali, ma con un approccio che esce dalla dinamica “sacrale”, lunga e a tratti pallosa che connota la realizzazione dei dischi ufficiali.

Cheap! gioca, ovviamente, sull’assonanza con il famigerato pettirosso, finendo per esserne, o meglio fingendo di esserne il surrogato, il fratellino storto, quello uscito male. Linguaggio terreno, sporcature nei testi e nel suono, il tutto condito da una buona dose di sana cialtroneria: dialetti e finto spagnolo, clavicembali kitsch e chitarre zanzarose, batteria elettronica da liscio e slide hawaiane.

Sedici minuti che vi cambieranno la vita, in peggio.

Buon ascolto!

 

Dario Brunori

BRUNORI SAS

A SORPRESA

5 NUOVE CANZONI “CHEAP!”

ASCOLTA: https://island.lnk.to/cheap

 

 

Sono uscite a sorpresa cinque nuove canzoni di Brunori Sas, alias Dario Brunori, che a due anni esatti da Cip! è al centro dell’interesse grazie alla sua intensa poetica ma anche grazie alla sua sensibilità nel saper sempre colpire là dove siamo più fragili e dubbiosi.

Cheap!  divertente acronimo di Cinque Hit Estemporanee Apparentemente Punk –  condensa arrangiamenti scarni e sporcature nei suoni in 16 minuti di puro divertissement, spontaneo, estemporaneo, “casereccio”. Un progetto immediato, senza congetture, dalla chiara intenzione eversiva, di sovvertimento di alcune dinamiche discografiche: uno strappo, un buco nel muro da cui guardare con rapidità, ma non senza efficacia, il mondo.

Cinque canzoni ironiche per sorridere in questo tempo sospeso ma anche per riflettere e per tornare a farci suonare in testa pensieri compiuti, con il clima unico, leggero ma pensante che è il marchio di fabbrica dell’artista, che in poco più di 4 anni ha conquistato il centro della nuova scena cantautorale.

Cheap! è stato registrato lo scorso dicembre. Le canzoni – volutamente ma solo apparentemente “punk” – erano pronte e dall’11 gennaio sono disponibili in tutti i digital store. La cura è quella che si addice al pane appena sfornato, forse esteticamente imperfetto ma con il sapore che hanno solo le cose genuine e buone davvero.

“Cheap! è una raccolta di cinque canzoni casalinghe, scritte e registrate in una settimana lo scorso dicembre, con strumentazione scarna e approccio da “buona la prima” – racconta Brunori – “Si tratta quindi essenzialmente di un divertissement, nato dalla voglia di realizzare qualcosa di leggero (visti i tempi gravi), sia nel “cosa” che nel “come”. Un cotto e mangiato che affronta tematiche attuali, ma con un approccio che esce dalla dinamica “sacrale”, lunga e a tratti pallosa che connota la realizzazione dei dischi ufficiali”.

 

Cip! per molti è stato una rivelazione e la Gestalt calabra ha conquistato per la prima volta i network radiofonici e i principali media. Cheap! vuole riflettere anche su quel successo e a due anni di distanza traccia un primo bilancio.

“Cheap! gioca, ovviamente, sull’assonanza con il famigerato pettirosso, finendo per esserne, o meglio fingendo di esserne il surrogato, il fratellino storto, quello uscito male” – continua Brunori – “Linguaggio terreno, sporcature nei testi e nel suono il tutto condito da una buona dose di sana cialtroneria: dialetti e finto spagnolo, clavicembali kitsch e chitarre zanzarose, batteria elettronica da liscio e slide hawaiane. Sedici minuti che vi cambieranno la vita, in peggio”.

CHEAP!

I CINQUE BRANI

YOKO ONO

Una reference cinematografica con geotag in Toscana e uno spinoso interrogativo secolare scandiscono il primo battito d’ali di Cheap!: «Pole la donna permettisi di pareggiare con l’omo?». In Yoko Ono – brano dominato da intrecci di chitarre, con basso molto secco e batteria dal rullante elettronico – Brunori scomoda Bertolucci e l’esilarante dibattito cultural-femminista del film Berlinguer ti voglio bene per volare con piglio leggero, molto terreno, sul tema della parità di genere e sorridere (ma mai fuori misura) di una mentalità che, nonostante le conquiste, fatica tutt’oggi a cambiare. La donna, la donna, la donna o l’omo? I Beatles o Yoko Ono?

ODE AL CANTAUTORE

Lanciare un j’accuse e condirlo con una buona dose di sana cialtroneria: Brunori ne dà abile prova nella seconda traccia di Cheap!, pungente divertissement tutto rime e assonanze con al centro l’attitude contemporaneo del cantautore, chiamato (come lui?) a fare i conti con le vorticose dinamiche di un mercato che vive di cliché…e di cachet. Qui il clavicembalo è portante e conferisce al brano un’atmosfera ad un tempo solenne e squisitamente kitsch, la chitarra segue melodicamente la voce e un cambio di ritmica ci fa respirare nel finale tutta la veracità dello stornello, giusto in tempo per far largo ai “nuovi eroi” assetati di platini e ori.

IL GIALLO ADDOSSO

Con le più belle pennellate del disincanto, Brunori tratteggia storie di integrazione non sempre facile e di bambini dal futuro grigio, appeso al filo della partenza, che si allineano in un’immaginaria cartina geografica dove la provincia di Cosenza non è poi così lontana da Pechino o da Seoul. Un sound più sporco per Il giallo addosso, dove alla chitarra ritmica si aggiunge per tutto il brano quella elettrica e la batteria elettronica si esalta nel suo incedere cadenzato. E se, dopotutto, un capro espiatorio su cui scaricare la responsabilità di questi strani giorni dobbiamo trovarlo, non resta che intonare “accidenti ai cinesi e a tutto il giallo che c’hanno addosso”.

ITALIANO – LATINO

“Italiano-Latino, Latino-Italiano”, come il dizionario che molti di noi avranno sfogliato almeno una volta nella vita: molti, non tutti evidentemente. Ecco allora che l’irriverente leggerezza del finto spagnolo e l’irresistibile sapore di slide hawaiane, che riempiono il pezzo sopperendo all’assenza della sezione ritmica, diventano le potentissime armi con cui Brunori traccia in 2 minuti e 19 secondi lo strampalato identikit del maschio latino 3.0, tutto muscoli e reggaeton, irriducibile campione di canto dal balcone per esorcizzare i tempi bui.

FIGLI DELLA BORGHESIA

È un campionario di immagini, un concentrato di suggestioni dal fascino sbiadito a consegnarci le chiavi della quinta e ultima traccia di Cheap!. Si accede così al regno sonoro di Figli della borghesia, 100% governato da un piano elettrico con molto chorus che sembra uscito dagli anni ‘90. La perla emozionale del nuovo progetto sboccia nei circa due minuti di cantato carico di pathos per far luce su una fetta di umanità inadeguata alla contemporaneità, aggrappata ai ricordi di tempi d’oro ormai andati, risucchiata dal peso di un mondo dalle infinite e confuse possibilità in cui fatica a trovare la giusta direzione.

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