Sono stata al Jova Beach Party e mi è venuto un gran mal di testa

A cura di Sonia Golemme

 

Viareggio (Lucca) 2 Settembre 2022

Scelgo di provare l’ebrezza di andare al tanto chiacchierato Jova Beach Party.
Mentre sono sul treno sento l’angelo e il diavolo della coscienza sulle spalle, come nei cartoni animati, e mi sento come quando Homer Simpson vende l’anima per una ciambella.
Via, su, rinsavisco. Il mare di Viareggio è già pieno di mota di suo, che vuoi che facciano 70mila persone ammucchiate sull’arenile?
So già che non sarà una festa per me. So che posso starci solo per 20 minuti (il tempo utile consentito a stampa e professionisti del settore) 😒

Arrivo con forte anticipo, prendo lo shuttle che ci porta dalla stazione all’area concerto. Condivido il mezzo con una quarantina di persone colorate, festanti e urlanti che sembra di essere ad un pride. Durante il tragitto, durato circa 10 minuti sento di vacanze mai fatte, fidanzati lontani, il turismo che quest’anno sembra si sia ripreso alla grande, di dolori alla caviglia e preoccupazioni su come affrontare il live. Tutto ad un livello di decibel così alto che mi sale il mal di testa. “Ehhhh come sei esagerata…” 😇😈

Arriviamo, mancano 2 ore all’appuntamento con gli altri colleghi e l’ufficio stampa. E mo che faccio? Non sono abituata agli anticipi.
Resto ferma. Mi guardo intorno.
Ingresso A, ingresso B, ingresso boh…”Entrate tutti di qua” urla uno stewart sbracciandosi.
Chissà quanto sarà la sua paga? 😇😈 E ce ne sono a centinaia, con le magliettine arancioni e gli sponsor dell’evento sulle spalle.
Sicuramente meno di quanto guadagnano gli ambulanti che vendono le coroncine di fiori di plastica che il 90% del fiume umano che sta per arrivare indossa…dice uno dei due ospiti che ho sulle spalle, anche se non riesco a distinguere chi dei due. 😇😈

C’è un bar! Vado a prendere uno spritz (scopro poi essere alla spina!), mi siedo e ascolto lo spettacolo da lontano mentre passa davanti ai miei occhi davvero tanta gente. Molte famiglie, coppie, gruppi di ragazze e ragazzi. Ma quanto colore c’è e quanta mescolanza c’è?!
Infradito, costumi, coroncine con fiori di plastica.
Pantaloncini in jeans, pareo, coroncine con fiori di plastica.
Occhiali da sole, tattoo, coroncine con fiori di plastica.
Magliette della salute, sudore, sabbia, coroncine con fiori di plastica.

“Sono andata dal cinese perché volevo i brillantini da appicammi in faccia, ma non li aveva” sento provenire dal tavolino accanto.

Lo spritz è finito e vorrei un fusto di birra tutto per me. Resto sola, nessuno parla si svuota il dehor del bar e sento le prime note di La fine dei vent’anni. Motta? Si, è lui. Lo sento timido da lontano, forse c’è qualche problema tecnico. È l’unico momento della serata in cui vorrei realmente trovarmi lì dentro.  Poi, Sei bella davvero. Poi mi distraggo.

“Sono venuto oggi perché domani danno pioggia, non vorrei finisse come il concerto degli Iron Maiden a Luglio”. 😦La mescolanza, dicevo.

Motta non c’è più, salirà poi più tardi quando io sarò già a casa. Si sente un Rotolando verso Sud ma non risco a capire chi sta cantando (vedo poi dalle storie su instagram che era proprio Pau). Poi parte qualcosa di improponibile, mi perdonerà chi c’era alla consolle (che tanto non mi leggerà mai) un misto tra house e dance anni ’90, poi Twerko sulla tekno, una canzone che ripete all’infinito All I need e vari tormentoni di Tik Tok. Una tamarrata senza fine che contribuisce ad aumentare il mio mal di testa, mentre tutti invece la scuotono divertita, la testa.

Sono pronta per entrare. Incontro il ragazzo super gentile e paziente dell’ufficio stampa che si è fatto 1 km per venirci a prendere fuori e gli altri colleghi. Sono le 20 circa, ci consegnano un adesivo “da appiccicare ben in vista” con su scritto Photo/TV e da lì in poi siamo scortati. Mentre camminiamo dalle passerelle laterali mi rendo conto di quanta gente ci sia. Un grandangolo non basterebbe a contenerli tutti. “Questa credo sia la tappa con più affluenza” dice il ragazzo dell’ufficio stampa.
C’è un tramonto bellissimo, cerco di fare una foto, camminando, viene mossa.

C’è anche “Il panino con la Mortazza” e forse anche uno con la porchetta perché ad un certo punto qualcuno ferma il ragazzo dell’ufficio stampa e gli fa “devi venire qui a provare (qualcosa di indecifrato), è buonissimo!” E Morrisey muto. Almeno lui è coerente! 😈😇
Arriviamo nell’area dedicata a noi, una passerella che va dalla destra del palco fino al centro. È lì e solo lì che possiamo stare. Peccato che il palco è lontanissimo. In questa mezz’ora circa, 3 pezzi, non ricordo nulla. Non posso, sono troppo impegnata a capire dove cazzo mettermi per riuscire a fare 2 foto decenti. Nel mentre le ragazzine mi chiamano da tutte le parti e quando mi giro me le ritrovo già in posa per una foto.

Cerco di accontentare un po’ tutti. Poi mi faccio i fatti miei a testa bassa e anche scazzata perché anche basta. Ci concedono un quarto pezzo dove Jova salta da una parte all’altra dell’enorme palco. Volevo fare una foto a Saturnino, ma niente, non sono riuscita nemmeno a capire dove fosse.

Tempo scaduto, si esce! Ci riaccompagnano con estrema pazienza da dove siamo arrivati, altro KM. Mi giro mezzo minuto per scattare una foto da lontano.

“Andiamooo”. Ok. Nemmeno il tempo di mettere l’attrezzatura nello zaino.
“Ma potevate farci rimanere, tanto siamo lontani che vuoi che facciamo con le macchine fotografiche?” Chiedo, secondo me con una voce antipaticissima.
“Eh, stringe le spalle, non possiamo”.
Vabè pur’io, che domande del cazzo. Testa bassa, la alzo solo per fare un’ultima foto, sempre camminando, a loro. Li avevo visti far avanti e indietro, ma non riuscivo a capire. Ed ecco la famosa ed “ecologica” acqua in lattina.

Auguro loro buon lavoro (Chissà quanto sarà la paga? 😈😇) e siamo ormai verso l’uscita.

Mi guardo un attimo intorno e sul muro c’è una scritta. Socialismo della nuova era. Sopra un sacco di bottiglie di plastica, probabilmente “sequestrate” all’ingresso. 
Questa è la frase che racchiude tutto lo spirito dell’evento 😈😇, e mi metto a canticchiare Nuova era, la canzone di Jovanotti con Dardust.

Salutiamo, ma non andiamo via senza consegnare prima il nostro pass adesivo. “Ragà, ma veramente?! Ma che ci fate? Non ci lasciate manco un ricordo? Tanto non si rincolla più”

“Eh, stringe le spalle, non possiamo”.

Aaaaah, ma qua si ricicla tutto! Ecco perché! 😈😇

Sono le 20.33 abbiamo perso l’ultimo shuttle che ci avrebbe riportato in stazione per 3 minuti. Da lontano riconosco la voce di Gianna Nannini, è lei! Dico al mio collega. Ah che culo! Risponde.

Vabè, andiamo a piedi che è il mezzo più ecologico! Treno preso, mal di testa galoppante ed è tempo di tirar le somme.
Non ne sono capace, troppi elementi conflittuali, troppe contraddizioni.

 

😈😇Certo però che bello vedere tutta quella gente allegra e festante.
Si però domani sai che schifo? Sai quanta spazzatura?
Seee lallero, perché prima non ce n’era? E poi ci sono i volontari che puliscono.
Ma il fratino?
Quello nidifica a luglio, ora siamo a Settembre!
Vabè è stata una festa per tutti, eccetto per gli ambientalisti da tastiera!
Ok, tanto meschini siamo, meschini rimaniamo😈😇

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