A cura di Mattia Salvadori
CINEMATIC #02 – Novembre ‘22
DAHMER
La serie del momento, in fondo gli omicidi fanno sempre audience (chiedere agli autori di “Chi l’ha visto?”). Quello che succede visivamente è talmente forte da dover, almeno in un primo momento, dedicare l’attenzione quasi totalmente alle immagini. Poi, le scene scorrono, tutto diventa più “prevedibile” – a volte pure troppo – e iniziamo a scorgere la tridimensionalità creata dalla produzione.
La soundtrack originale è di Nick Cave e Warren Ellis (suo storico collaboratore non solo coi Bad Seeds). Un binomio apparentemente indifferente ai più, ma che ha lavorato a svariate soundtracks negli ultimi anni tra cui “Blonde” di quest’anno (Blonde… mah…).
Premetto, non sono mai stato un fan sfegatato di NC, ma questo lavoro mi pare decisamente degno di nota, paradossalmente abbastanza fruibile e capibile. Le tracce riescono a dare diverse chiavi di lettura, dettagli alla quale ti chiedi se dedicare attenzione o meno, layer e sovrapposizioni di idee anche contrastanti. C’è una melodia riconoscibile, ripresa costantemente, oscura, sopra la quale ogni traccia si sviluppa e cresce. Synth pad che si incastrano con archi. Pochissime percussioni. Entrano delle voci che sembrano dei lamenti strazianti, ripetuti ossessivamente fino a farti cambiare la percezione in canti delicati, come fatti da bambini mentre giocano. Non so se è voluto o meno, se è una sensazione armonica la ripetizione che inganna. Ed è bello che rimanga questo dubbio. Sul fondo si sente tanta sporcizia, imperfezioni e rumori di fondo (tenuti e/o voluti, chissà). Vanno anche questi in realtà a sincronizzare le tracce sulle immagini e li ritengo parte integrante della soundtrack. Ti portano in casa sua, nel suo appartamento, nella sua camera. In realtà sembrano quasi una sonorizzazione ambientale. Spesso gli archi si spostano, allargandosi e/o restringendosi nella stereofonia. Come a invitarti a vedere le cose da un punto di vista insolito; come se il lavoro dei due autori andasse a sottolineare in qualche modo la personalità del protagonista.
Tra i placements per la soundtrack non originale sicuramente si fa notare “Please Don’t Go”. Indubbiamente il leitmotiv della serie, visti i traumi di Jeffrey Dahmer legati all’abbandono. Ci sarà senza dubbio un effetto simile a “Running Up To The Hill” in “Stranger Things”: la canzone giusta, nel posto giusto, nel momento storico giusto (quello in cui ci piace andare a riscoprire cos’è successo musicalmente negli anni ‘80). Non è azzeccata, di più.
di +o- POP