[Live Report] The Libertines – Una bomba di romanticismo anarchico su Milano

Il concerto reunion dei 20 anni di The Libertines 

Milano 11 Novembre 2022

Di Diana Valnoir

Una volta approdata all’interno dell’Alcatraz la prima cosa che mi viene spontaneo fare è dirigermi al bar accanto al palco e ordinare un gin in “Teacups”  in onore di quei ragazzacci che una ventina di anni fa quando ancora il gin non era una bevanda cool da sfoggiare in calici satinati lungo il naviglio, si ingollava direttamente da una tazza da tè in qualche squat londinese marcio come contorno in accompagnamento a mix letali che poi avrebbero portato Pete fuori e dentro rehab, tribunali e qualche cella.

Cerco tra i cubetti di ghiaccio i ricordi di quegli anni, sento la puzza di muffa dei materassi e dei cilum svuotati nellangolo di qualche casa occupata, dove ora sorge un parcheggio o un nuovo centro commerciale.  Mentre il gin mi scalda la gola avanzo tra la folla cercando uno spazio dove il fuoco acustico mi incendierà.
Tre generazioni diverse attendono sotto il palco, il clima è rilassato e gioioso come ad una festa tra vecchi amici.
 Quando puntuali come un’orologio svizzero  escono quei disagiati bohemien, scorretti, crepuscolari, anarchici e romantici che abbiamo sempre giustificato in ogni loro azione lasciva il pubblico esplode in un boato di applausi e urla di acclamazione.
Vertigo parte come un proiettile e colpisce dritto al cuore, di lì un susseguirsi di emozioni mi investono, vedo i miei vent’anni che mi passano davanti come il trailer di un film a basso costo, mando in tilt il mio cervello sulle note di “Time for Heroes ” e complice la tachicardia mi abbandono ad un balletto poco ortodosso abbracciando sconosciuti come se fossero i miei migliori amici di una vita.
Il suono è decisamente sporco e potente come un tempo non desideravo altro,  si muovono fluttuando tra le note con scanzonata eleganza, con il solito stile che continua a esaltarci e commuoverci.
Pete e Carl sono complici , intensi , si cercano e si divertono come i ragazzini di un tempo  un po’ più lucidi e scanzonati.
In vero stile The Libertines riescono a chiudere il concerto dopo una scaramuccia innescata da Doherty lanciando l’asta di  Barât sul pubblico una sorta di stage diving omicida .
Poi abbracci e il solito bacio tra i Due  pieno di amore ed alcool.
Tra sudore, puzza di erba, gin e poesia punk il concerto mi trafigge il cuore.
Vent’anni sono passati per tutti, ma siamo rimasti gli stessi cazzoni romantici e stilosi di un tempo.
Grazie the libertine per avermi ricordato chi sono.
Usciamo inebriati, ebbri e più leggeri.

Up The Bracket:
Vertigo
Death on the Stairs
Horrorshow
Time for Heroes
Boys in the Band
Radio America
Up the Bracket
Tell the King
The Boy Looked at Johnny
Begging
The Good Old Days
I Get Along

Encore:
Mayday
Gunga Din
You’re My Waterloo
What Katie Did
The Delaney
Music When the Lights Go Out
What Became of the Likely Lads
Can’t Stand Me Now
Don’t Look Back Into the Sun

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