[LIVE PHOTO REPORT] BRUCIA! FEST VOL.2 a Cosenza due giorni di controcultura punk hardcore e D.I.Y

Parole di Francesca Ciardullo 
Foto di Pietro Bitonte 

 

Il 25 e 26 ottobre il BRUCIA! Fest ha celebrato una seconda entusiasmante edizione negli spazi dell’Auditorium Popolare Cosenza. Abbiamo visto esibirsi una vasta gamma di band del panorama underground italiano, da formazioni più giovani a formazioni più esperte, da più locals a meno locals, ma l’esperienza è andata sicuramente oltre la musica.

Una nutrita area di banchetti dedicata al merchandising e alle autoproduzioni e diverse iniziative hanno accompagnato i live in questi due giorni di festival organizzato da M.A.D. Productions: dalla presentazione del quinto volume della foto-zine SHV-SHP (fanzine fotografica D.I.Y. presentata da Matias Biglieri con il collega Alessandro Aiello e prodotta da BiZed Photozines ed Inferno Store Roma che racconta i concerti della scena underground italiana), al laboratorio di xilografia curato da L.A.M.A. Cosenza (nella fattispecie da Elisa Trapuzzano), passando per la proiezione del cortometraggio su M.A.D. Productions realizzato da Francesco Aiello.

A salire per primi sul palco la sera del 25 sono i montani Boonekamp: la cantante Nat Vescio, il chitarrista Saverio Marasco e il batterista Giovanni Astorino.

Il set del trio del Reventino si muove fra hardcore e noise distorto, fra ritmi potenti e canzoni veloci, ed è un mix fra i quattro brani che compongono il primo EP del 2022 “Viaggio premio” (“Area giochi”, “Sudoku”, “J.Lux (ragazza silenziosa)”, “A vrt”) e alcuni nuovi brani dell’ EP che uscirà l’inverno prossimo come “Spazi vitali” e “La candidata”.

Quanto cuore e genuinità ci mettano i Boonekamp lo si capisce guardando a tanti dettagli, penso alla musicassetta rosso fuoco di “Viaggio Premio” e anche alla t-shirt di Nat su cui spicca un cruciale “Rave&Sazizza”.

Una delle vere highlight del Brucia! è senza dubbio la performance dei veterani della scena locale Artico: Ettore Giardini (voce), Ilario Musco (chitarra), Francesco Clarizio (basso) e Yandro Estrada (batteria) portano sul palco un set venato di suggestioni hardcore USA di fine anni 90. Da “Uscirne illesi” ascoltiamo l’opener “Nubi”, “Purgatorio”, “Schegge”, “Quando arriverà il momento saremo stanchi” e “Errori”; da “Non siamo gli unici” l’omonima “Non siamo gli unici” e “Sottosopra”. La band presenta anche una nuovissima “Come Ombre”.

Chi ha assistito allo show degli Artico è rimasto colpito dall’espressività del set, in particolare dal cantante Ettore Giardini, un fiume sempre in piena fra urla noise rock, movenze esuberanti e capelli verdi. Qualcuno del pubblico si è sporto talmente tanto verso il palco da esserne quasi parte. Impetuosi e passionali as usual.

A mezzanotte è il turno dei Mind/Knot e il Brucia! si colora di hardcore romano.

Il quartetto suona un mix difficile da incasellare sotto un genere, potremmo dire che si tratta di un HC old school molto scuro che guarda al grindcore e al mathcore. Ricordano i Black Flag o i Minor Threat, per certi versi.

La loro scaletta ruota tutta attorno all’ultimo disco del 2023 “Esigenza”: da “Broken lights” a “Stop the blood”, da “Nightmare” a “My queen”, da “Mostro” a Witches” e a “Keep me alive”, poi ancora “Parasite/Perpetual Black”, “Obey”, “War crimes”, per citarne qualcuna. Ciò che rimane della lunga scaletta è un brandello di carta fangosa, anche questa è opera del cantante Marco Burrascano, teatrale sul palco, sotto al palco e soprattutto sul pavimento del palco.

É probabilmente il momento più atteso della serata: tocca ai Riviera, quintetto romagnolo emo-punk.

Molti dei pezzi in scaletta sono estratti dal loro ultimo lavoro “Sempre”, uscito lo scorso aprile: “Terra violenta”, “Nei gelsi”, “Sempre”, “Le nostre paure”, “Non dirmi addio”, “La scelta” e “Ruvida ruvida”. La malinconia emo post-adolescenziale viene affidata a pezzi meno recenti, quei brani tratti dal primo disco omonimo “Riviera” del 2014: “Piscina”, “Tuffo bomba”, “Adriano”, e le due più conosciute e più canticchiate dagli astanti “Camminare sui muri” e “Cosa Rimane”. Da “Contrasto” ascoltiamo “Scogli”, “Disordine” e “Giaguaro”.

Il primo giorno di festival si conclude così, in atmosfera positiva, lasciando spazio a una selezione musicale/dj set per nottambuli volenterosi.

La serata del day 2 comincia con un momento tutto dedicato al thrash/hc, la cui buona riuscita è garantita dagli storici e fracassoni locals Manomorta: Giulia Giordano alla voce, Claudio Cerminara alla chitarra e Michele Giordano alla batteria.

I Manomorta danno il via alla loro scaletta con “610” e anche oggi ci sentiamo subito in buone mani. Poi tocca a “Quartomorto”, “Sandra Bullock”, “Il vile”, “Envy”, “Bitter Blaster”, “I’ve had enough”, “Fossato”, e alla sempre apprezzatissima “Oscena” che chiude il live mettendo nero su bianco la dissacrante invettiva “Fanculo la scena!”. Non manca la cover dei -(16)-.

Gli interventi scherzosi di Giulia tra un pezzo e l’altro sono parte integrante dello show, compresi gli sfottò al fratello Michele quando per un misunderstanding con Claudio sbaglia a interpretare la scaletta. Tutto nel live dei Manomorta concorre a dare vita ad un contrasto bello ed evidentemente efficace, perfino l’ombretto glitter di Giulia che sbrilluccica mentre la sentiamo cantare le parti in growl. E tutto basta a capire come la band faccia parte di quella schiera di musicisti che non amano prendersi troppo sul serio. I Manomorta sono, ad un tempo, spensieratezza e stile musicale notevole.

Si continua on stage con i Carne, band HC punk da Taranto nata da storiche esperienze dell’HC pugliese. Luca Monopoli (voce), Giovanni Cardellicchio (chitarra), Alfredo Pichierri (chitarra), Fabio Punzi (basso) e David Campanella (batteria) scaldano il cuore e fanno muovere la testa suonando una sequela di brani impegnati che sembra quasi seguire la tracklist del loro LP “Saremo ancora minaccia”. HC diretto unito a melodia e tanto contenuto sociale e politico: penso a pezzi come “Polvere” incentrato su quel mostro che è l’Ilva, e alla suggestiva dedica di un brano a Carlo Giuliani. Disponibili a scambiare quattro chiacchiere prima del live, mi dicono che il loro è “un approccio nudo e crudo, dalla musica a ciò che diciamo, si capisce già dal nome della band”. Il set dei Carne ci ha fatto sicuramente prendere bene nonostante il messaggio diffuso di presa a male.

A mezzanotte inoltrata ancora HC sul palco, stavolta da Roma. Tocca ai Feldspar e più che ad una band ci troviamo davanti a un collettivo artistico trasversale che vanta numerose collaborazioni, come quella col noto produttore londinese Nick Terry.
Fanno parte della “formazione live” Andrew Mecoli (già fondatore dei Growing Concern), Stefano Casanica (già Undertakers), Riccardo Zamurri, Anna Paolini, Viviana Di Bari, Manlio Massimetti e Luca Micheli.

Quello dei Feldspar è un set speciale, probabilmente il più intenso delle due serate, e musicalmente si muove fra HC, metal e alternative.

Per la prima volta in Calabria i Feldspar scatenano l’inferno sotto al palco presentando i brani di “Old city new ruins”, concept album che racconta Roma e la complessità di viverci. L’attitudine del cantante è decisamente street, non a caso fra i pezzi spicca “Cobblestones” (letteralmente “Sanpietrini”) : “i testimoni oculari della città e di tutto quello che succede”, come precisa Zamurri stesso. Altri pezzi in scaletta degni di nota sono “Beach bums of Santa” dedicata ai senzatetto e “God is fired” dedicata alla lettera “al precariato de uno importante che mannamo stasera a casa: a Dio che oggi licenziamo noi perché non è venuto in soccorso”.

Il disco è sfoggiato con una grinta e un’energia degna della capitale e l’interazione dei Feldspar col pubblico prima, durante e dopo il live dimostra cosa vuol dire aver calcato palchi su palchi.

A chiudere il cerchio sono i The Devils, duo thrash rock’n’roll da Napoli composto da Gianni Blacula (voce e chitarra) ed Erika Switchblade (voce principale e batteria) che ci presenta l’ultimo album “Let the world burn down” regalando un suono primitivo e un look che incarna l’essenza del rock’n’roll più iconico.

Se la musica è stata l’anima del Brucia! Fest, M.A.D. Productions è stato il corpo solido che ha portato a Cosenza i live, i dibattiti, i laboratori e tutto ciò che in questa due giorni ha contribuito a diffondere la controcultura punk hardcore e a far sì che il mondo del D.I.Y. continui a esistere e resistere.

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