Cercate dischi, pedali, feticci di Giorgio Ciccarelli? Intervista al chitarrista (ex Afterhours) in attesa del nuovo album

Intervista a cura di Renata Rossi

Giorgio Ciccarelli, chitarrista, cantante, autore e compositore, ha pubblicato dischi e suonato con numerose e importanti band (Afterhours, Sux!, Colour Moves) e oggi sta lavorando per il suo secondo album solista. Il primo, “Le cose cambiano”, presentato sui palchi di tutt’Italia, è stata una scommessa vincente e, dal vivo, uno spettacolo trascinante e intenso. (Leggi qui il live report live @Comfort Me CS).

Il suo è un giuramento di amore eterno per la musica, come lo dimostrano concerti sui palchi di tutto il mondo e collaborazioni con artisti del calibro di Greg Dulli, Mark Lanegan, Patti Smith e Mina.

Ero molto curiosa di conoscere qualcosa in più della nuova scommessa musicale di Giorgio, che sceglie di affidarsi alla piattaforma di Musicraiser e al crowfunding per finanziare l’uscita del nuovo album, “Bandiere”.

Così ho pensato di rivolgergli qualche domanda…

 

© Simona Luchini

 

Ciao Giorgio, innanzitutto buon anno e grazie per averci concesso questa chiacchierata. Come stai? Come va la preparazione del nuovo disco, “Bandiere”?

Grazie mille a voi per avermi dato l’opportunità di parlare del mio progetto e ricambio l’augurio di buon anno.

La preparazione di Bandiere sta andando nel migliore dei modi, volevo a tutti i costi cambiare rispetto a “Le cose cambiano”, trovare un vestito diverso da far indossare alle mie canzoni e posso dire che, allo stato attuale delle cose, sono molto contento, perché la rotta presa da Bandiere mi sta entusiasmando; è sì, molto diversa dal primo disco, ma la cosa che più mi piace è che è una rotta sempre riconducibile al mio stile musicale. Devo dire che l’ultimo anno di tour fatto in duo, mi ha aperto molte strade, mi ha fatto comprendere che esiste un mondo oltre la band…

 

Sappiamo della scelta di affidarti a Musicraiser per la realizzazione del tuo secondo album, puoi spiegarci meglio il perché?

Il fatto è molto semplice, con questa scelta ho il controllo totale di quello che faccio dalle registrazioni alla scelta dei collaboratori, dalla copertina, alla stampa vera e propria dei dischi. E soprattutto, l’idea che i finanziatori del progetto siano gli ascoltatori, le persone che in qualche modo già ti apprezzano è quasi rivoluzionario per l’era in cui stiamo vivendo. Ed è inoltre entusiasmante il fatto che devo e dovrò rendere conto solo ed esclusivamente alla gente che ha sostenuto questa impresa. Non che io mi sia trovato male con XXXV, anzi, loro si sono dimostrati la scelta più felice che avrei mai potuto fare, ma siamo in un epoca in cui la musica non dà da mangiare e loro si sarebbero dovuti svenare senza poter contare su un rientro certo per fare il mio disco. Certo è che continueremo a collaborare, tanto che Nicodemo (già direttore artistico di XXXV) suona nel disco…

 

Trovo molto particolare la scelta di mettere in vendita parte della tua vita artistica: i tuoi dischi, pedali storici e persino una chitarra, un atto fisico quasi rivoluzionario in un momento di piena rivoluzione digitale. Non trovi?

Sì, ho voluto proprio dare un segno tangibile, fisico (come dici tu) e oserei dire vintage alle cosiddette ricompense. Qualcosa che facesse veramente parte di me e della mia storia di musicista, volevo andare oltre lo scambio denaro/disco, che, detto per inciso, fatto nel modo del crowdfunding è decisamente più a misura d’uomo, come andare nel negozietto sotto casa ed evitare il centro commerciale…

 

Bandiere è il titolo del tuo nuovo album, cosa rappresenta per te la bandiera?

Le bandiere, nella storia, sono state spesso il simbolo sotto e per il quale si sono commesse delle atrocità.

Nello specifico del disco, Bandiere è la canzone più politica dell’intero lavoro nella quale si delinea una posizione chiara e ben precisa: a che servono le bandiere, perché bisogna rispettarle se per loro gente è morta? Semmai sono da buttare, da ammainare, sì, ma in fondo al mare…

 

Tito Faraci, sarà nuovamente responsabile dei testi dopo l’esperienza del tuo primo disco. Come e quando nasce la vostra amicizia e l’idea di collaborare insieme?

Io e Tito ci conosciamo dalla seconda metà degli anni 80, bazzicavamo la stessa “scena” musicale, io già suonavo nei Colour Moves, lui già scriveva per la storica fanzine Anestesia Totale e anche lui suonava. Ci siamo frequentati molto, poi c’è stato un black out di quasi vent’anni dovuto alle strade intraprese e che mai si sono incrociate. Ci siamo ritrovati nel 2015, nel backstage del primo concerto della reunion dei Colour Moves e ci siamo ritrovati a parlare come se fosse passata una settimana dall’ultima volta che ci eravamo visti. Io stavo concludendo “Le cose cambiano” e sentivo la necessità di avere nei testi delle canzoni uno sguardo differente dal mio, capace di gettare una luce diversa sui brani. Così, molto semplicemente, gli ho chiesto se voleva scrivere i testi del disco e da lì è partito tutto. Ci siamo trovati così bene e così in sintonia, che abbiamo deciso di replicare anche per il secondo disco.

 

Un artwork straordinario rendeva al meglio il sodalizio immagini-parole in “Le cose non cambiano”, il tuo primo album solista. Cosa dobbiamo aspettarci dal secondo? Un altro album esteticamente straordinario e coraggioso?

In realtà abbiamo iniziato con la precisa volontà di andare nella direzione opposta e di convogliare tutta l’attenzione esclusivamente sulle canzoni, addirittura, pensavamo ad una copertina monocolore, di una semplicità imbarazzante. Poi abbiamo virato, anche se di poco, su una soluzione semplicemente sobria, che comunque tenesse fermo il focus sulle canzoni.

 

Non vediamo l’ora di poterti rivedere in tour. Ci saranno delle novità durante i prossimi live?

In realtà sto ancora ultimando il disco, non ho ancora pensato al live. Di sicuro però lo porterò in giro in duo, con Gaetano Maiorano, come ho fatto nell’ultimo tour che ci ha regalato notevoli soddisfazioni.

 

Apprezzo molto il tuo progetto solista ma ho una piccola curiosità: c’è per caso una band o un artista col quale non hai ancora collaborato e con cui ti piacerebbe farlo?

Mi piacerebbe collaborare con tutti, senza riserve! Ma non mi piacciono le cose forzate, nel senso che, se la collaborazione nasce spontanea, dopo una frequentazione, una condivisione di qualche esperienza, sono il primo a partire in quarta. Altrimenti non sono poi così propenso…

 

È appena iniziato il 2018, siamo al momento dei bilanci. Che anno è stato quello appena trascorso per te? Che tipo di aspettative hai per quello nuovo?

Direi che il 2017 è stato un anno importante, innanzitutto mi ha fatto capire quale fosse la direzione giusta da prendere dopo “Le cose cambiano”, poi mi ha confermato che l’unica strada per far qualcosa nella musica, oggi, è quella vecchia e sana strada della gavetta; fare più concerti possibile, in tutti i luoghi possibili andandosi a conquistare, una per una, le persone che vengono ai tuoi concerti. Per il momento le mie aspettative per il 2018, si fermano all’11 febbraio, data in cui si conclude la campagna di crowdfundig per la realizzazione di “Bandiere“, se non arrivo all’obiettivo, crolla tutto il castello…

 

Direi proprio che questo Castello non deve crollare. Il mio invito (perché se hai letto l’intervista sei un fan o un appassionato del Cicca) è quello di dare un’occhiata QUI al progetto del chitarrista milanese e acquistare il suo disco e tanto altro su Musicraiser. Scommettere su di lui significa essere ben ripagati, ne sono certa…

 

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