La musica è “Adesso”: intervista a Diodato e Roy Paci

A cura di Luca Bassani

 

 

Spenti i riflettori sulla 68esima edizione del Festival di Sanremo, ci restano le canzoni. Sorpresa di questa edizione è che il livello risulta mediamente più alto del solito e con delle novità che, tra social e airplay radiofonico, stanno confermando il gradimento del grande pubblico. C’è una canzone che fin dal primo ascolto mi ha colpito. Non è una delle più immediate ma ha un crescendo e un’intensità di scrittura che non possono lasciare indifferenti. Si tratta di “Adesso” di Diodato e Roy Paci.

Chiudiamo l’esperienza di #PiuomenoSanremo raccontando ancora un altro lato del Festival. Per una volta non parleremo solo del cantante (in questo caso, Diodato) ma anche dello strumentista co-protagonista della canzone (Roy Paci, trombettista). Ritorniamo alla conferenza stampa di Venerdì 9 Febbraio 2018. L’atmosfera è rilassata e si capisce subito che tra Diodato e Roy Paci c’è una grandissima complicità.

 

 

Diodato e Roy Paci: come è nato questo duo?
D: È nato molti anni fa perchè, nel 2014, sono approdato a Sanremo con l’etichetta di Roy, Etnagigante. Ora siamo qui con Carosello Records. Ci eravamo già conosciuti prima, in occasione di una jam session dopo una cena in una masseria e, da allora, è andata avanti questa amicizia anche con collaborazioni esaudite in diversi dischi. Abbiamo collaborato in “A Ritrovar Bellezza”, quell’album in cui reinterpretavo tutti i capolavori della musica Italiana degli Anni ’60. Con Roy avevamo una bellissima versione di “Arrivederci” di Bindi, quindi, tanti progetti insieme e adesso questo che ci ha portato sul palco dell’Ariston. Non è detto che non si continui in futuro. Le nostre strade poi si dividono ma, a un certo punto, si incrociano sempre.

 

Per Diodato questo Sanremo è come un cerchio che si chiude: dopo “Babilonia” del 2014, il ritorno con “Adesso”. Per Roy invece, questo è il primo Sanremo in gara. “Valelapena” essere su questo palco?
D: Assolutamente, anche perchè sono qui con Roy. È innegabile e bello fare la propria musica e farla ascoltare a così tanta gente in un colpo solo. Il ciclo che ho fatto non lo vedo come un cerchio che si è chiuso ma vivo montagne russe che ho scelto. È anche un percorso un po’ più lineare che non si sa dove mi porterà, non è un cerchio. Il fatto che non si sappia dove mi porti mi piace ancora di più.
RP: Io non riesco a essere così geometrico nella vita. Però “Valelapena” stare qui adesso. È bello arrivare qui perchè, aldilà che ci siano etichette o meno (nda, Diodato è con Carosello Records mentre Roy Paci è ‘libero’), abbiamo mantenuto un’identità e un’integrità musicale. Stiamo portando la nostra musica in un posto dove la visibilità è alle stelle: in un contenitore dove abbiamo finalmente modo di far ascoltare la musica anche a quelli che non possono permettersi il biglietto di un concerto o non possono muoversi da casa per mille problemi. Stiamo arrivando nei cuori di persone che non possono viverli i momenti dei concerti. È un grande privilegio, mi commuovo a pensare che ci sia tanta gente che può ascoltare la nostra musica e quella dei colleghi. Ce n’è tanta veramente bella quest’anno a Sanremo.

 

Al primo ascolto della vostra canzone , abbiamo pensato che fosse il “carpe diem” di questo Sanremo. Magari rivolto ai più giovani. Come descrivereste il vostro “Adesso”?
D: Non è rivolto solo ai più giovani, vedo tante persone distratte.
RP: Lo descriverei come uno stato di totale felicità. Ho passato un anno veramente di merda, uno dei peggiori della mia vita per problemi familiari di tutti i tipi e, adesso, questa cosa di concepire il pezzo con Antonio, mi ha dato un sacco di felicità. Sono iper felice, iper innamorato, ho fatto l’amore 5 minuti prima di venire qui…
D: Ecco perchè è arrivato così sciolto… (risate)
RP: In questo momento penso di essere molto centrato. È un momento molto produttivo, non solo per me stesso ma anche per gli altri. Forse amo più fare le cose per gli altri più che per me stesso. Mi metto al servizio dei colleghi, amo curiosare al di là degli steccati. Io vorrei parlare tantissimo di musica, ogni giorno. Con Antonio, vorrei far capire che noi abbiamo dei mondi musicali ma stiamo cercando di scavalcare le frontiere musicali. Ed è per questo che abbiamo invitato uno come Ghemon che è uno di quegli altri che con grande coraggio e, mettendosi in discussione, ha un po’ rotto gli argini del ghetto rap. Quindi, è forse il momento proprio più adamantino della mia vita.
D: Il mio adesso è di apertura. Ci sono periodi della nostra vita nei quali, per qualche motivo, ci pieghiamo su noi stessi. Però ero veramente un po’ stanco. Anche la prima frase di questa canzone, “dici che torneremo a guardare il cielo, alzeremo la testa dai cellulari“, viene proprio da un’immagine che ho vissuto realmente. Spiega un po’ questo rialzarsi, sollevare la testa, far entrare la luce, nuove energie. Ci vuole forse un po’ in fondo. Nella vita succedono tante cose, ti feriscono, ti spaventano e ti creano insicurezze. Ci vuole coraggio per fare questa cosa che dopo ti sembra così semplice e ti chiedi: “Perchè non l’ho fatto prima?” Perchè quando poi lo fai, ti riconnenti con un magma emotivo interiore ma soprattutto con quello delle altre persone. Ed è probabilmente quello che sta portando tanta gente ad ascoltare e dire “è vero mi ci ritrovo anch’io“. Quella è la magia della musica. Racconti una cosa molto intima che poi, attraverso la musica, diventa un legame con gli altri. Quindi sono felice perchè il mio Adesso è di riapertura.
RP: Dio Dato (nda, pronunciato con tono evocativo… seguono risate).

 

Vista la costruzione di questa canzone, avete pensato al suo impiego cinematografico parte di una colonna sonora?
RP: Beh, se pagano… (risate) Scherzi a parte, quando stavamo costruendo il brano e abbiamo sentito questa grande orchestrazione, ci siamo immaginati una colonna sonora di un film immaginario… Il brano ha una forcella che parte da un pianissimo, con il fiato che mette Antonio dentro la lirica e anche il fiato che appoggio io con la tromba, per arrivare al maestoso finale che è dato anche soprattutto grazie all’apporto dei tre ottoni che abbiamo portato. Sono molto rari perchè non rientrano ormai nelle orchestre classiche: sono flicorni baritoni. Ci sono questi bombardini anche nel disco, li abbiamo tirati dentro. Sono strumenti che comunque appartengono a quel suono che tanto ci rappresenta, il suono dei rituali delle processioni del Sud Italia. Il suono della banda che accoppiato con un’eccezzionale orchestra, l’Orchestra di Sanremo, fatta di Maestri con i quali siamo orgogliosi di suonare, dà quella maestosità che proprio sembra un film.
D: Ha detto dei rituali, c’è da dire che sono un riassunto di vita. Il cinema, in pochissimo tempo, riesce a raccontare una vita così come fa una canzone. Scrivo tanto per immagini. Sono laureato al DAMS e quando scrivo vedo proprio le immagini davanti a me. Quindi sì, magari! Siamo aperti a collaborazioni cinematografiche.

 

Avete in progetto di fare un tour insieme? Se sì, Diodato hai intenzione di fare una dieta bella ingrassante? I concerti di Roy Paci non prevedono interruzioni e stargli dietro è veramente dura.
D: (ride)
RP: Io sono a dieta da 3 mesi e sono incazzato come una bestia perchè il mio staff non mi sta facendo toccare un goccio d’alcool e non mi fa vedere nemmeno un pane d’Altamura…
D: Non è previsto un tour insieme. Ripartono i nostri rispettivi tour. Il mio parte a Marzo e ho in programma anche delle piccole tappe in giro per l’Europa. E anche tu Roy…
RP: Sì, riparte anche il mio tour che abbiamo dovuto interrompere per Sanremo. È uscito da pochi mesi “Valelapena”, lo stiamo portando in giro e siamo già pieni di roba da fare in giro per l’Europa e ci stiamo preparando anche per il tour in Sud America. Ognuno ha un proprio progetto.
D: Poi magari ci incontreremo su qualche palco quest’estate oppure strada facendo…

#PiuomenoSanremo finisce qui. È tempo di tornare a seguire i nostri artisti preferiti nei loro tour

 

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