The Brian Jonestown Massacre: Third World Pyramid

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Indossare le cuffie per ascoltare un nuovo album dei Brian Jonestown Massacre è sempre come prepararsi per un piccolo trip psichedelico. Il loro quindicesimo full-lenght si intitola Third World Pyramid ed è tutto quello che vi aspettereste possa venir partorito da un guru della neopsichedelia come Anton Newcombe.

La ultra ventennale carriera dell’ensemble è fondata su un connubio fortunato tra folk americano, revival anni ’60 e lunghe reiterazioni di riff e temi riverberati come se non ci fosse un domani. Newcombe interpreta la figura dello sciamano (nonostante i folti basettoni, superati i cinquanta, si siano ormai inesorabilmente imbianchiti) e tira le fila di una serie di brani che si avvalgono di tante collaborazioni illustri: la cantautrice canadese Tess Parks presta la sua voce così come Katy Lane ed Emil Nikolaisen della band norvegese Serena-Maneesh.

Sì, perché da quando Anton Newcombe si è trasferito in Europa non solo le nuove uscite si sono reintensificate, ma anche la presenza della band (soprattutto nei paesi nordeuropei) in festival ed eventi è tornata ad una fittissima agenda. Il fascino lisergico dei Brian Jonestown Massacre è sempre in bilico tra Beatles (The Sun Ship ha un intro che praticamente è Dear Prudence), 13th Floor Elevators (Like describing colors to a blind man on acid) e Pink Floyd ma quelli rigorosamente barrettiani (Don’t Get Lost).

Come dicevo all’inizio le influenze rhythm and blues e folk non mancano e sono quelle che più di ogni altro aspetto lo accomunano al collega Jason Pierce a.k.a. Spiritualized. Arrivati in fondo al disco il viaggio in compagnia di Newcombe e soci si rivela piacevole ed in un certo senso rigenerante. Tra i riverberi si è intravisto qualche eco di My Bloody Valentine, ma soprattutto paesaggi desertici, pieni di luci filtrate attraverso kaleidoscopi giganteschi. Una buona conferma per un musicista di esperienza che, ormai si sa, non sbaglia mai un colpo.