Le celtiche avventure di +o- POP ci portano a Firenze, il 27 marzo 2017, all’Obihall, al concerto di Loreena McKennitt, la cantautrice canadese icona indiscussa della musica celtica, e non solo.
L’arrivo all’Obihall è stato tutt’altro che semplice perché lavori in corso, deviazioni e i soliti contrattempi ci fanno arrivare sul posto a pochissimi minuti dall’inizio del concerto.
Fortunatamente ritiriamo il pass evitando la coda e poi dentro, verso una nuova avventura.
Le premesse non sono certo ideali per fare un buon lavoro: possibilità di scattare solo i primi due brani, dall’estremo lato destro del palco, in una posizione decisamente sfavorevole rispetto alla posizione degli artisti sul palco.
Purtroppo i manager dei gruppi continuano a non capire il valore delle persone che per riviste, webzine, fanzine, etc vanno a scattare ai concerti. [approfondisci]
All’uscita di un nuovo disco o di un tour c’è la caccia alle riviste per ottenere recensioni, pubblicazione di comunicati stampa, visibilità per i loro artisti.
La stessa visibilità però, stupidamente, la rifiutano, negando la possibilità di lavorare bene, durante i concerti. Le regole sono rigide, severe e l’intransigenza regna solitamente sovrana.
I fotografi delle riviste sono visti dagli organizzatori come delle scocciature e in tutti i modi si impedisce di realizzare immagini potenzialmente di qualità, che andrebbero a tutto vantaggio degli artisti. Paradossalmente le immagini che escono dal concerto e che girano poi nella rete sono quelle di scarsa qualità prodotte dai cellulari degli spettatori in sala che danno un’immagine spesso squallida dell’evento.
Su questi cellulari ai concerti ne riparleremo più avanti, perché ieri sera ho visto cose che voi umani…
Nel frattempo siamo arrivati sotto palco a due-tre minuti dall’inizio del concerto. Una decina i fotografi al lato del palco.
Un’arpa viene sistemata al centro del palco e, pochi istanti dopo, Loreena McKennitt esce e si posiziona vicino, alla sua sinistra è pronta la violoncellista Caroline Lavelle e alla sua destra il chitarrista Brian Hughes.
Inizia così lo spettacolo. I primi due pezzi volano, mentre lei passa dall’arpa al pianoforte.
Ma il concerto non si interrompe e prosegue alternando sue narrazioni a musica, in un Obihall quasi al completo.
Alcune note dolenti ci sono state. Non riguardano però né Loreena, né l’organizzazione, bensì il pubblico.
A differenza della maggior parte degli artisti e dell’opinione di molta gente, io, da persona che ama fotografare gruppi musicali, non sono affatto contrario all’uso degli smartphone durante i concerti. Il perché sarebbe un discorso lungo da affrontare e da approfondire e questo non è lo spazio adatto.
Quello che mi infastidisce è l’uso irrispettoso dei flash e ad essere sinceri mi sono divertito molto nel vedere lo staff dell’Obi Hall fiondarsi sul pubblico, seduto sulle rosse poltroncine, per bloccare o per redarguire la gente che stava scattando con il flash.
Ma questo fastidio è nulla rispetto a quanto ho visto ieri sera. Dal momento che dopo i primi due pezzi ero libero, mi sono goduto il concerto aggirandomi per il teatro, osservando curioso la gente nella sala.
Mentre molte persone erano attente al concerto, vedevo tanti telefoni accesi, non per fare foto o video, ma di gente che per tutto il tempo stava a leggere facebook o chattare su whatsapp.
E questo è niente, ad un certo punto mi sento un telefono squillare, ascolto meglio e non si trattava della suoneria di un telefono ma di una persona che impassibile ascoltava messaggi vocali di whatsapp.
Ma che ci andate a fare ad un concerto, dove tra l’altro il biglietto vi costa dai 40 ai 70 euro, se poi ve ne state tutto il tempo a leggere le notizie sui social anziché godervi lo spettacolo?
E perché devo fare queste riflessioni mentre Loreena McKennitt suona? Decido di non pensarci, mi metto in un posto vicino al palco e mi godo il resto della serata.
Finito il concerto esco, nella hall, a fianco del bar trovo il banchetto con il materiale, le persone che sono lì sono molto simpatiche, mi perdo un po’ in chiacchiere con loro, e alla fine che faccio, vado via senza un CD?
E mentre sulla strada del ritorno, riascolto la sua musica e la sua voce dalle casse dell’auto, nella mia mente scorrono le seguenti immagini, come in una foto-storia:
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