Vallanzaska: l’erba gatta, l’orso giallo e altre storie in levare

a cura di Simona Luchini

Adoro i Vallanzaska e non potevo certo perdere l’occasione di intervistarli.
Io, che “principalmente” sono una fotografa, e che, per una serie di sfortunati eventi non ho mai trovato l’occasione di vederli live e di fotografarli.

Vallanzaska, una delle ska band più famose d’Italia. Per quei pochi che non vi conoscono, come è iniziato il tutto?

Io (Dava) e Lucius eravamo compagni di liceo al quinto anno dello scientifico. Tutti e due ci siamo scoperti amanti dello ska, per cui abbiamo provato ad unire le nostre due band. Ne è venuto fuori un mostro che dopo un po’ di nomi e passaggi di musicisti anche per una sola prova, è diventato quello splendore che si chiama Vallanzaska.

Avete scelto il nome del vostro gruppo ispirandovi al criminale Renato Vallanzasca e gli avete anche dedicato delle canzoni: Apologia di Renato, Boys from Comasina e Fine amore mai. Perché questa scelta?

Ci siamo ispirati prima di tutto al suo nome, poi al criminale per come è stato descritto dai media dell’epoca. Un nome provocatorio per una band che fa ska, come succede quando hai 19 anni. La vera svolta è stata quando lo abbiamo incontrato e abbiamo conosciuto l’uomo, un tetra ergastolano + 256 anni di carcere da scontare e che sta scontando. Quando abbiamo conosciuto la sua storia, quella vera, la sua famiglia. Insomma, quando ci siamo trovati di fronte la persona. Anche nell’approccio artistico le cose sono cambiate, se prima era “Boys from Comasina”, poi è stato “Fine amore mai”, la storia d’amore tra lui e Antonella, divisa dalle mura di un carcere di massima sicurezza. E poi “Expo 2015”, in cui lui, re delle rapine, commenta i furti (appalti, ruberie) che la malavita ha concentrato nella costruzione del cantiere tutto. In questo caso tornando all’ironia del pulpito.

“Cheope”: chi non l’ha cantata almeno una volta! Le disavventure di un tizio miope con strofe e ritornello che spiazzano per l’originalità. Della canzone venne realizzato anche il primo videoclip del gruppo, inserito nel palinsesto di All Music. Quanto siete legati a questa canzone?

Siamo legati ad essa come i Rolling Stones sono legati a “Satisfaction”. E’ puro spirito vallanza che ancora sprigiona potenza, come l’energia nucleare. Se penso di suonarla non ne ho mai voglia, quando la suoniamo mi prende proprio per la sua energia. Allo stesso momento è quella che devi fare se no il pubblico si incazza. E vince sempre lui, il pubblico.

“Si Si Si No No No” vi ha portato in televisione. Con un piccolo adattamento, la vostra canzone è stata usata come sigla per il programma “Ciro il Figlio di Target” e voi siete stati “ingaggiati” per alcune gag. Come è stata questa esperienza?

Nel 2004 facevo l’autore per “Sai Xché”, un programma tv il cui capo autore lo era anche di “Super Ciro”. Appena stampato l’ho portato nel suo ufficio, il giorno dopo eravamo nel cast, felicissimi tra le gemelle Kessler, La Canalis e le ballerine.
E’ stata importante perché abbiamo sperimentato la forza della televisione, quando ancora contava molto. In quel momento chi ci vendeva non doveva neanche alzare il telefono e nelle locandine dei locali c’era scritto “quelli di Super Ciro”. E ha permesso a quella sigla, la nostra canzone, di diventare pubblicità e musica di film, cortometraggi, programmi sportivi e hot.

In autunno uscirà “L’Orso Giallo”, un album per festeggiare i 25 anni di attività del gruppo. Ci saranno delle novità sul fronte della ricerca artistica?

Dal punto di vista del linguaggio artistico qualcosa è cambiato. Abbiamo già compiuto 25 anni di carriera, e questo ci ha fatto capire che il racconto, il mondo che vuoi esprimere non può avere una gabbia stilistica, ha bisogno di molta più contaminazione. Chi ascolterà L’orso giallo, riconoscerà immediatamente i Vallanzaska nelle tematiche, nelle liriche e nelle sperimentazioni musicali, ma ascolterà anche un linguaggio stilistico musicale un po’ diverso dal solito, diciamo pure strano come…come un ORSO GIALLO. Questa è una citazione dalla canzone SOIA, contenuta nell’album.

Come scatta la magia compositiva nei Vallanzaska?

Va molto a periodi, abbiamo la fortuna di essere una band composta da molti autori e creativi. La cosa bella è i nostri discorsi stimolano anche le nostre composizioni musicali. In furgone si parla di politica e poco dopo di Bob Marley, alla fine torni a casa e qualcosa ti esce sempre fuori.

Avete fondato l’etichetta Manialto! Principalmente per autoprodurvi , poi sono arrivati i Lemon Squeezers, i Catwalk e ora.. avete un roaster con gruppi di qualità indiscutibile. Ne avete fatta di strada..

Sì, l’etichetta l’abbiamo fondata nel 2004 per produrre e vendere i Vallanzaska, ora va avanti molto bene come hai detto ma è un lavoro a sé molto difficile, che poco ha di artistico e per cui ho scelto di non farne più parte.

Avete in programma un tour estivo? (Se non avete una data a Bergamo dite di no, ok?!)

Si e invito tutti a seguirne l’evolversi sulla nostra pagina FB Vallanzaska.
In tour stiamo portando 8 canzoni delle 14 che compongono L’orso giallo e naturalmente tutte le nostre hits. Uno spettacolo nuovo, divertente, ma che fa anche pensare. Vi aspettiamo a braccia aperte.

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