Finalmente hanno liberato LIBERATO, ma l’hanno dovuto mettere INTOSTREET

A cura di Vincenzo Noletto

 

È un fatto personale.
Ogni volta che LIBERATO tira fuori qualcosa, è come se una parte di me assopita si svegliasse.

Il primo pensiero è: come cazzo fanno a capirlo al di fuori di Napoli?
È vero che se tutti i napoletani volessero tornare a Napoli, non ci sarebbe posto (solo a Rio de Janeiro, i napoletani di prima e seconda generazione, sono circa 12 milioni, mentre Napoli e provincia ne fa circa 3) , ma siamo davvero così tanti da generare 300mila visualizzazioni in 10 ore? Non ci posso credere.

Il secondo è: e se interessasse anche fuori, per quale motivo? Non può mai arrivare come arriva a noi che queste storie le abbiamo viste, vissute, in quei luoghi, in quegli spazi, con quelle luci, in tutte le cose che sono parte della nostra cultura (si, ci sono cose che “esistono” solo a Napoli e che non ho visto in nessuna altra parte al mondo, e non parlo solo dei “guagliuncielli” senza casco), è roba talmente tanto sotto pelle che è paragonabile all’odore che ha un tuo parente, a quella mattonella che in casa tua sai che si muove, a quel modo strano di aprire determinate serrature… e non si può spiegare.

Torniamo all’inizio.
Dicevo, è un fatto personale, perchè non so per quale motivo Lettieri, il regista, riesca a incastrare storie di quando ero adolescente, tra tempo e spazio ovviamente diversi, con un pezzo che nel sound invece non c’entra un cazzo con me.
Come si fa a sentire una storia e un pezzo così incollato addosso anche quando sulla carta non dovrebbe?
La vera forza di Liberato, per quanto il pezzo anche da solo sia fortissimo, sta nel video, come se Francesco Lettieri fosse Liberato: quello che c’è in testo e musica lo si ritrova in immagini e inquadrature.
In “INTOSTREET” ritorniamo dove ci eravamo lasciati con “Tu t’e scurdat ‘e me”, con la quale condivide lo stile e la linea temporale.
Tutto accade quasi un anno dopo la storia finita tra i due ragazzi del video, lui ha cercato di voltare pagina con un’altra ragazza, ma cerca in tutti i modi di recuperare con l’ex, tanto da rifiutare anche l’intimità con la sua attuale compagna.
Sempre attaccato al telefono, messaggi vocali in continuazione senza ricevere risposta (geniale l’uso del suono della vibrazione come parte del beat), va persino sotto casa della sua ex per vederla rientrare con il ragazzo che frequenta: niente da fare.
Tutto tace, fin quando lui non va con gli amici a Marechiaro e le invia una foto dove si baciarono per la prima volta, ricevendo finalmente risposta (un cuore viola, ma avrei preferito fosse azzurro giusto per essere coerenti con la cultura ultras legata alla città di cui il video permea, così come tutti gli altri girati fino ad oggi).
Finalmente si vedono, l’astio dura pochi secondi, poi sorrisi, baci rubati per concludere “la storia” facendo l’amore per l’ultima volta davanti a tutto il golfo.

L’ho sentito e rivisto solo 30 volte, di fila, prima di scrivere questo pezzo.
Era un anno che non succedeva, dal 9 maggio (uscita di “Tu t’e scurdat ‘e me” ndr).
Bravo Liberato, bravo Francesco Lettieri.
Mi mancavate.

 

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