Un equilibrio tra forze diverse: intervista ai Dunk

Intervista a cura di Antonio Bastanza

 

“Metti insieme i fratelli Giuradei, aggiungigli la chitarra devastante di Carmelo Pipitone (Marta sui Tubi / O.r.k.) e come colpo di grazia scegli Luca Ferrari (Verdena) dietro le pelli.
La Miscela preparata con cura in poco più di un’ora non può che essere ESPLOSIVA, quella che ti fa uscire strisciando sui gomiti rimpiangendo ogni secondo del tornado che ti ha appena travolto, quella che alle tre di notte non ti fa ancora dormire e continua a fischiare nelle orecchie. Si chiamano Dunk, e vale la pena pagare il biglietto per vederli live!!!”

 

 

Queste le parole del nostro Andrea Fantini al ritorno del concerto a Rimini di aprile. I Dunk nel frattempo hanno calcato diversi palchi d’Italia e presto, sabato 28 luglio, saranno protagonisti del festival Camignonissima che ieri ha aperto le porte di una due settimane di musica e spettacolo da non perdere.

Se siete curiosi di conoscere qualcosa in più dei Dunk eccovi qui l’intervista a Ettore Giuradei

 

© Isotta Zucchi

 

Arrivate a questo progetto da esperienze musicali importanti ma abbastanza diverse tra loro: in che modo hanno influenzato le canzoni dei Dunk e quanto è stato difficile, se lo è stato, trovare un equilibrio tra le diverse idee al momento della scrittura dei brani?

Non è stato difficile trovarsi. Ognuno di noi, credo, abbia portato un mix tra il suo background musicale e la ricerca che in quel momento stava sperimentando. Ognuno di noi, per la sua parte, non aveva le idee chiare. Trovarsi con gli altri è stato un buon motivo per buttarsi. Tutti e quattro avevamo un’urgenza al limite dell’esaurimento. Non avremmo potuto aspettare altro. Ne consegue un naturale adattamento, un necessario equilibrio.

 

I video dei vostri singoli , incluso l’ultimo “Avevo voglia” sono di grande impatto. Ho sempre pensato quello di “Noi non siamo” fosse un vero manifesto della musica dei Dunk. La canzone è una fusione perfetta di sghemba creatività musicale e poesia malinconica dei testi, ma sentirvi cantare “noi non siamo siamo in quello che ci manca” guardando le immagini di un cimitero in una splendida giornata di sole è una scelta geniale. Come è nato il video realizzato da Silvano Richini?

Diciamo che la scelta è stata condizionata dal fatto che non potevamo comparire tutti in video. L’uscita di “E’ altro” c’ha creato qualche problemino e allora s’è deciso di dare carta bianca a Silvano. “Noi non ci siamo, fai quello che vuoi”: gli abbiamo detto. Dopo la prima visione del “cimitero” abbiamo chiamato il Borso, nostro manager e gli abbiamo detto che non ci piaceva, che non ce la sentivamo di pubblicarlo. Poi abbiamo rivisto il nostro parere anche se non siamo convinti al 100%. Il pezzo invece, quello si che ci convince, cazzo, è una bomba!

 

A guardarvi dal vivo, vedere l’affiatamento tra di voi sembra suoniate insieme da un decennio quando invece il progetto è nato praticamente poco più di un anno fa. Come nascono i Dunk e soprattutto con che approccio alla musica?

I Dunk nascono poco più di un anno fa, a casa Giuradei, a Provaglio d’Iseo in provincia di Brescia. All’epoca, Marco e Luca stavano jammando da un pò in “zona Verdena”. Io stavo scrivendo pezzi nuovi, per cazzi miei. Carmelo ogni tanto capitava al Belleville di Paratico a suonare e a bere chupiti. Insomma non c’era un grande piano d’incontro. Credo che l’intuizione l’abbia avuta Marco facendo incontrare Luca e Ettore, suonando insieme “E’ altro”. Poi ho pensato di chiamare Carmelo che aveva da poco visto al Belleville. Il repertorio che stava nascendo aveva si qualcosa di Giuradei ma non del tutto e soprattutto fu molto naturale non inserire pezzi vecchi. A questo punto la necessità di darsi un’identità nuova e Dunk piaceva a tutti. Per quanto riguarda l’approccio musicale credo che la sintesi sia, come dice Luca, la ricerca di quel “trovarsi tra soci” che rende un’avventura musicale veramente unica. Dunk è uno spaccato della nostre vite, in divenire. Siamo tre montanari e un terrone, come dice Carmelo, facciamo fatica ad aprirci ma poi…

 

Diciamolo chiaramente: non siete una superband ma una grandissima band e la candidatura al Tenco come migliore opera prima, con la speranza di veder vincitore finalmente una band che ha un approccio obliquo al cantautorato, muovendosi in maniera fresca ed energica tra territori né scontati nè banali, sta a testimoniarlo. Cosa ha voluto dire per voi questo riconoscimento?

Purtroppo non abbiamo vinto ma abbiamo apprezzato la candidatura, per noi è come se qualcuno abbia detto: spaccano il culo e scrivono anche bene!

 

Si dice che raramente la somma di grandi individualità artistiche porti a una altrettanto grande band, come invece è nel vostro caso. Mi sembra però, quando si parla dei Dunk, si possa parlare di una vera e propria reazione chimica: siete riusciti a unire tre delle migliori intuizioni creative della musica italiana degli ultimi 15 anni e il risultato è stato qualcosa di completamente e meravigliosamente inaspettato. Come pensate debba evolversi il modo di fare musica in Italia, al di fuori degli schemi del “nuovo mainstream”?

Sempre difficile rispondere a questa domanda. Tutti, anche i più piccoli, hanno davanti a loro lo specchio, miraggio mainstream, di quelle cazzo di radio di psicopatici sempre di buon umore anche in mezzo alla merda e dei “grandi” cantanti che ormai risolvono i tour in un concerto o due.Ogni giorno nascono gruppetti dai nomi stupidi che cavalcano un’onda di qualunquismo e banalità che non si vedeva dai tempi degli 883. Che palle! Noi ci stiamo divertendo e stiamo sentendo scorrere sangue e meraviglia tra il “nostro” pubblico. Anche con questo giro ci siamo resi conto che c’è una marea di gente in gamba, semi sconosciuta, che organizza, suona, scrive, si informa, domanda, si sbatte e rende indistruttibile una scena alternativa che una volta per tutte dovrebbe togliersi dalla testa sogni megalomani ma immedesimarsi in una realtà fatta di ricerca, studio, di godimento e di verità. Che ci fa crescere a macchia d’olio non come uno spruzzo o una sputata…forse l’enigma della nuova musica si potrebbe risolvere in questo concetto: non è importante essere conosciuti ma conoscersi.

 

Sarete in tour fino a fine luglio, poi cosa c’è nel futuro dei Dunk?

Per adesso non si sa.

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