Una montagna russa di emozioni – Lucci / Gemello @ ArdeForte, Roma

A cura di Serena Coletti

Fino al 22/07 Roma sud ospita la seconda edizione dell’ArdeForte, festival interamente gratuito inserito nel programma dell’Estate Romana, che quest’anno prevede diversi nomi interessanti dello scenario musicale italiano.

Il 19 è stata la volta di Lucci e Gemello, due rapper romani provenienti dalle crew Brokenspeakers e Truceklan. Il primo a calcare il palco è stato proprio Gemello, nome d’arte di Andrea Ambrogio, accompagnato dal suo storico dj Sine, produttore, tra gli altri, di Coez, Noyz Narcos e Gemitaiz. Ad inizio live il pubblico era evidentemente scarso rispetto alle aspettative, cosa che lo stesso Gemello ha notato e sottolineato con un’apprezzabile autoironia. Questo però non ha minimamente influito sulla performance del rapper che invece si è impegnato al massimo per caricare gli spettatori e lasciare comunque un ricordo più che positivo.

Il brano d’apertura è stato “Sirena”, singolo estratto dal suo ultimo ep, “Indiana”, per poi coprire durante il resto del live tutto il suo repertorio artistico, compresa l’immancabile “Deadly combination”, brano storico del gruppo In the panchine del quale Gemello ha fatto parte. Proprio i brani più vecchi sembrano essere stati la carta vincente del rapper, che con questi è riuscito a risvegliare il pubblico e a scuoterlo da un atteggiamento passivo.

Dopo alcuni minuti di pausa per permettere alle forze dell’ordine di effettuare misurazioni acustiche, perché alla fine “che concerto sarebbe senza un po’ di attesa?”, a salire sul palco è Raffaele Lucci, anche lui accompagnato dal suo dj Ceffo, e da un numero decisamente maggiore di spettatori.

Tutti i concerti di Lucci sono caratterizzati da frequenti discorsi del rapper e dai suoi simpatici dialoghi proprio con dj Ceffo, ed è tramite questi che ha voluto presentare la struttura tipica dei suoi live, che sarebbero un alternarsi di momenti tristi e divertenti come su di una montagna russa di emozioni.

Anche lui ha scelto di iniziare con i brani tratti dall’ultimo album, “Shibumi” (leggi la recensione) uscito pochi mesi fa, per poi affrontare il resto del repertorio più vecchio e non solo. Per celebrare la chiusura del suo tour estivo ha infatti deciso di presentare in anteprima una canzone che sarà nel suo prossimo album. Questa abbraccia sicuramente sonorità più moderne e vicine alla trap, complice anche l’uso dell’autotune, che il Lucci ha voluto confessare. Per spiegare la sua opinione nella diatriba tra rap e trap ha però fatto ricorso alle parole di un altro rapper, Danno, che in “I 10 punti dell’Mc scrauso” si esprimeva sul dibattito allora attuale tra hardcore e commericale, sostenendo che

“Il problema non è hardcore o commerciale, il fatto è che su una strumentale voi ci state male”.

Lucci ha infatti criticato gli atteggiamenti di chiusura a priori , invitando i fan a supportare artisti trap dotati di talento, che secondo lui sono quelli che sono anche in grado di rappare bene.

L’impressione generale che un concerto del rapper romano lascia è quella di aver assistito allo spettacolo di un professionista, ormai più che esperto, che sa come muoversi con disinvoltura sul palco e mantenere alta l’attenzione e la partecipazione del pubblico, caratterizzato da alcuni momenti ricorrenti come la gara di velocità con Ceffo che manda un brano in x8, il tributo a Primo Brown con “Le guardie, i pompieri e l’ambulanza”, seguito questa volta anche da un brano in ricordo di Cranio Randagio, “Il clima cambierà”, o i discorsi su temi sociali per i quali Lucci si ritaglia sempre uno spazio. In questo caso, alla vigilia dell’anniversario della morte di Carlo Giuliani, ha portato sul palco la t-shirt a lui dedicata invitando tutti a visitare lo stand di A.c.a.d. (associazione contro gli abusi in divisa) presente nel festival, per poi cantare “La collina”, brano che riprende quello omonimo di De Andrè e dedicato proprio a Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi, Vittorio Aldrigoni, Giovanni Falcone, Vittorio Verbano, Stefano Cucchi, Eluana Englaro e Mario Monicelli.

E proprio grazie alla naturalezza con la quale affronta il concerto e il pubblico Lucci riesce a reagire con estrema ironia e tranquillità anche a chi lo accusa di fare in ogni concerto le stesse cose, spiegando loro che, essendo un concerto gratuito, non possono neanche chiedere indietro i soldi del biglietto. Forse quindi non c’è neanche troppa spocchia quando in “Boombap” dicihiara

“Se sali sopra il palco bussa è ancora casa mia”.

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