Niente panico, è solo la vita: l’esordio di Sammarco

Sammarco

“La parte migliore”

(Platonnica/ distr. Artist First)

A cura di Serena Coletti

Tracklist:

  1. Sottopelle  
  2. Il Panico
  3. Ulisse
  4. L’importante È Non Morire
  5. Finisce il Mare
  6. Il Giorno di Natale
  7. La Parte Migliore

 

È uscito il 22 marzo per Platonica “La parte migliore”, disco d’esordio del cantautore milanese Sammarco.

Le sette canzoni che compongono questo lavoro propongono un’inquadratura fissa sull’interiorità del loro autore, eppure riescono a toccare immediatamente l’ascoltatore, complici le delicate sonorità acustiche e folk che caratterizzano l’album. Le note di questo disco sembrano una cornice perfetta per film come “Chiamami col tuo nome”, il grande successo di Luca Guadagnino. Con poche parole e semplici melodie Sammarco riesce infatti ad esplorare le profondità del nostro animo, mettendo in mostra un approccio al suono sicuramente molto maturo, ancor di più se si pensa che siamo di fronte a un esordiente, assistito qui nella produzione artistica da Giuliano Dottori, chitarrista degli Amor Fou dal 2007 al loro scioglimento.

Ma punto caratteristico del disco sono i testi, e lo si capisce dalla prima strofa:

“Rimettiti tutto quello che hai, ti sento sulla pelle

E come si chiama quel vuoto che senti?

Non me ne importa niente”

Proseguendo l’ascolto sembrerebbe quasi di assistere ad un percorso di crescita: l’io parlante in “Ulisse” è estremamente confuso, vorrebbe passare come voce esperta e rassicurante ma si rivela sempre più carico di debolezze, interessante come la canzone inizi con “Viola fidati di me” e finisca con “Non riesco a dormire, nemmeno a pensare, se non mi fai bere”. Nella canzone successiva sembra aver superato quella fase e riesce ad assumere una prospettiva più esterna e disincantata che lo porta ad affermare “Non importa se ci riesci, l’importante è non morire”. Si arriva così alla fine, dopo quella parentesi di commozione obbligatoria che è “Il giorno di Natale”, con la title track, e la domanda sorge spontanea: Sammarco avrà capito qual è la sua parte migliore? Lui sostiene di sì, ma per noi rimane un segreto (dobbiamo forse aspettare un seguito?). “La parte migliore” è infatti il brano più breve dell’album, che si chiude come i migliori film, quelli che finiscono un attimo prima di averci spiegato tutto e ci lasciano con la mente carica di punti interrogativi.

A ben guardare, allora, non si trattava tanto di un percorso verso chissà quale obiettivo, ma dell’avventura di un uomo che si trova ad affrontare quello che Tommaso Pincio, usandolo come titolo per il suo ultimo romanzo, chiama “Il dono di saper vivere”. Scrive nel suo libro, parlando di Caravaggio:

“Bernard Berenson, insigne studioso, scrisse un breve quanto non benevolo saggio su di lui nel quale si dice che, tra i molti doni che aveva, gli mancava quello di saper vivere.

Quante volte ci ho pensato, quante volte me lo sono chiesto, giungendo alla medesima conclusione di Berenson. Difettavo anch’io del dono di saper vivere? Ovvio che sì. Se poco soffrivo il Caravaggio era anche perché il suo pensiero mi riproponeva ogni giorno lo stesso problema.”

Ecco, forse alla fine ciò che capiamo ascoltando questo album è che nessuno di noi possiede “il dono di saper vivere”, che ci limitiamo ad una costante improvvisazione, guidati non da sprazzi di lucidità ma da attimi di abbandono al caos, perché, per citare “Il panico”, primo singolo estratto dal disco, “Il panico ci aiuterà”.

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