A cura di Giuseppe Visco
C’eravamo a Osnabrück, c’eravamo a Kiel, potevamo mai mancare a Berlino? Ovviamente no.
Abbiamo accompagnato “accompagnato” le ultime date del tour di Alice Phoebe Lou arrivando a una conclusione che ormai non racconta niente di sconvolgente: esclusa l’Italia – una delle poche nazioni non colpite dall’uragano Alice – l’artista classe 93’ ha messo a ferro e fuoco tutto il mondo, dagli Stati Uniti, al Canada, al Sud Africa, passando per l’Europa ove sono innumerevoli le date nelle città più svariate, da Kiel a Erlangen, da Londra a Istanbul, passando per Zurigo, Bruxelles e tantissime altre.
Poco prima che pubblicasse le date del tour ero convinto di una cosa: la data finale sarebbe stata a Berlino. E così è stato, non poteva essere altrimenti. Altra cosa della quale ero fortemente convinto era l’idea che la data berlinese sarebbe stata qualcosa di speciale. E, indovinate un po’? Ovviamente lo è stato.
Quello che lega Alice a Berlino è un legame forte, molto intimo e che ha segnato la sua carriera e la vita di una giovane ragazza sudafricana che durante l’anno sabbatico preso dall’università decise di intraprendere questo viaggio in Europa, tra Amsterdam e Berlino. Iniziando la “carriera” come danzatrice del fuoco per poi passare a fare la musicista di strada, suonando nelle stazioni della S-Bahn e U-Bahn di Berlino. La storia di molti, di ragazzi giovani che provano a sfondare nella capitale tedesca. La sua idea di musica è molto chiara: essere indipendente dalle etichette, dalla superficialità dei desideri delle grandi etichette, voler creare qualcosa di positivo e fortemente legato alle sue idee. Ha parlato proprio di questo in un TEDx a Berlino, nel 2014 – che vi consiglio fortemente di vedere, e provare a “leggere” ora dopo 5 anni l’artista, e la sua fedeltà a quello che diceva nel 2014, prima del successo mondiale.
La data al Columbiahalle di sabato 11 Maggio è stata la chiusura di un cerchio, partendo come musicista di strada e arrivando – a un molto più che meritato – successo mondiale. Prendere parte al suo ennesimo concerto non è stato come tutti gli altri, c’era un’atmosfera differente, un ambiente magico, ove ognuno ascoltava in quasi religioso silenzio, senza alterare la sacralità del momento. Era una data troppo importante per lei, era una data troppo importante per i suoi fan. E’ stata un po’ come partecipare a un rituale, quello della definitiva consacrazione. Dove tutto è iniziato, dove da zero si è costruita la carriera di un’adolescente sudafricana, che l’ha incoronata. “La ragazzina è diventata grande”, è diventata il simbolo di ribellione di una generazione alla quale spesso viene accostata l’idea della nullafacenza. Beh, lei è l’esempio che la vita può riservare delle sorprese incredibili e può ripagare tutti i sacrifici. Berlino le ha regalato amicizie e dispiaceri, vari stalker che le hanno impedito di suonare in strada – cosa che continua a fare anche ora che è il successo è sotto gli occhi di tutti, e che ama fare – che lei afferma essere una delle sue cose preferite. Berlino da e toglie. Berlino non è una città, è LA città.
La serata è stata un susseguirsi di emozioni e sentimenti molto forti. La location, una delle più importanti della città, preparata ad hoc per l’evento, i gruppi ad aprire il concerto, il Feature Chor Berlin, i Loving, Ras With You, il palco “apparecchiato” dalla cantante, l’atmosfera cozy – l’espressione più usata dalla cantante – e il pubblico accorso in massa a mostrare il suo affetto per l’artista sudafricana.
See you soon, Alice!
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di +o- POP