La musica (non) si ferma!?

© Lorenzo Antei

A cura di Renata Rossi

Mala tempora currunt…
Che ve lo dico a fare? Siete/siamo barricati in casa cercando di ridurre al minimo i nostri contatti sociali, cercando in qualche modo di non pensare troppo a cosa sia la bellezza di un abbraccio o la dolcezza di una carezza.
Rimane, per noi appassionati, e non è poco, la potenza salvifica della musica, il conforto di una canzone. Quelli nessuno può negarceli, o no?

© Roberto Fontolan

Il settore musicale è uno dei più colpiti dal punto di vista economico da questa nuova crisi mondiale. In Italia, paese in cui il mestiere di musicista è considerato da molti nient’altro che un hobby, a poco sono servite le dirette instagram di artisti e band, già dimenticato l’appello del 21 giugno di tanti musicisti sotto l’hashtag #iolavoroconlamusica.

Il Covid è stato una mannaia, il colpo definitivo ad un settore che è stato ucciso dallo streaming, dalla gratuità dell’ascolto, dalla frenesia del tutto subito. Il ritorno del vinile, che pure c’è stato negli ultimi anni, è roba da estimatori, pochi ma buoni, e i più giovani, ma spesso non solo loro, ascoltano robaccia in maniera tossica e martellante.
E se è vero che oggi il guadagno per un musicista, ma anche per chi lavora dietro le quinte, è dovuto principalmente alla musica dal vivo, si capisce facilmente che i concerti, che di per sé significano aggregazione e stare insieme, debbano essere stati limitati e in molti casi annullati.

Sarebbe stato bello essere cullati, magari a marzo e aprile, da decine di uscite nuove, avere la compagnia di un buon disco o di una buona canzone. Una visione romantica condivisibile, quella di chi, ama soffrire in compagnia del suo artista preferito, lasciar cadere qualche lacrima mentre lì fuori tutto crolla.

Ma ahimè in Italia è slittato tutto o quasi: concerti e nuove uscite. Cosa ne è stato dei nostri festival estivi? La maggior parte sono stati cancellati e le band, impossibilitate a promuoversi hanno preferito rimandare uscite e promozioni di dischi.

 

© Lucia Cirillo

 

Le eccezioni ci sono state:

  • Colapesce e di Martino hanno pensato probabilmente che l’unione fa la forza. I due artisti, reduci tra l’altro da ottimi lavori, hanno provato ad unire Catania e Palermo riuscendosi, se non altro commercialmente, se non altro nel proporre qualche data da vivo, se non altro confezionando un lavoro ben costruito.
  • Cristiano Godano dopo aver testato il suo pubblico con “romantiche” dirette facebook/instagram durante il duro periodo del lockdown, conscio del fatto che il rock ormai in Italia è diventato un genere “vintage”, ha potuto constatare di avere ancora dei fan agguerriti, pronti a seguire lui e la sua band ovunque, uno zoccolo duro “sonico” che pende dalle sue labbra e dai suoi testi. Ha deciso allora di far uscire “Mi ero perso il cuore“, il suo primo album solista. Il risultato è stato notevole: un cantautorato sincero, fatto di testi profondi, aperture al country e all’America, e la mossa intelligente di portare avanti “Dal Cuore Al Cielo” uno spettacolo di parole e musica, hanno mostrato un Cristiano diverso, che si racconta senza filtro alcuno, crendo un’alchimia speciale con un pubblico emozionato e assorto.
  • Dente ha provato a cambiare pelle col suo nuovo album: ha abbandonato in parte il cantautorato dai testi surreali e dissacranti cui ci aveva abituato da anni. Oggi Dente scopre la chitarra elettrica e l’elettronica, una maggiore orecchiabilità nei brani che forse però offuscano l’originalità del cantante di Fidenza e la sua aria trasognata e sghemba avvicinandolo ad altri cantanti nostrani.
  • L’estate ci ha donato, è proprio il caso di dire così, il nuovo lavoro di Marok-Edda,  di cui vi parlavamo qui, sicuramente originale, in cui a farla da padrone diventano la voce unica di Edda e il basso di Marok in un disco ricco di cover, citazioni, ironia, stranezze, pazzie.

E poi ci sono state le uscite bomba di questi giorni, parliamo questa volta di dischi stranieri

  • Partiamo da Sufjan Stevens e dal suo nuovo album Ascension. Il singolo America è un brano di 12 minuti in cui succede di tutto: sogno, nascita, crollo, nel racconto di promesse disattese e delusioni, di un mondo malato e una politica marcia. Suoni che emergono tra implosioni ed esplosioni, coperti da echi, sospiri, delay e la voce implorante di Sufjan che apre ad un coro che recita “Don’t do to me what you did to America”. I brani sono quelli giusti per confezionare un pop sublime. Le tastiere e l’elettronica rimandano agli anni ’80 salvo poi ritrovarsi in una discoteca glitterata in cui perdersi nel futuro prossimo. I sussurri dolci accompagnano sentimenti tra amanti appassionati, mentre galoppate psichedeliche ti accompagnano in un viaggio che vorresti potesse non finire mai.
  • Come se non bastasse è uscito a settembre anche By The Fire di Thurston Moore. Qui ci troviamo davanti ad un suo album, niente di più e niente di meno, ma anche questo non ci sembra poco. Le cavalcate soniche dei Sonic Youth ci mancano sempre e, solo poterle riassaporare, in questo periodo poi, ci sembra un’occasione unica non da non lasciarci scappare.
  • Ultimo album che ci piace condividere con voi, per ricordarci che il 2020 musicale non è poi così male, è il nuovo disco degli Idles, gruppo che probabilmente rappresenta la sintesi perfetta di un gruppo post punk dei nostri giorni: rabbia,  invettive, parolacce, proteste aperte contro la politica e i potenti di turno. Tutto quello che fanno riescono però a farlo bene, e in questo disco ancora di più. “Ultra Mono” è infatti l’album che speravamo gli Idles scrivessero. L’album è ancora una volta sovversivo ma meno caotico del solito, l’istinto più basso si è trasformato in qualcosa di più organizzato, riuscendo ancora oggi a mantenere un clima eccitante e liberatorio. Il disco giusto per chi sente il bisogno di urlare e sognare un bel pogo sotto il palco.

In attesa che si possa tornare a fare concerti dal vivo e godere appieno della buona musica e dello stare insieme, ci piace pensare che non sia davvero tutto finito, visto che i buoni dischi continuano ad uscire: quelli di cui vi abbiamo parlato e tanti altri sono la giusta colonna sonora per affrontare al meglio questo duro periodo.

 

 

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