
A cura di: Renata Rossi
Non è questo il Natale che avremmo voluto.
Non è questo il Natale che avremmo immaginato, né quello che meritavamo.
Ognuno di noi ne desiderava uno diverso:
- Una grande tavola addobbata, luci e candele accese, parenti tutti stretti stretti a scambiarsi regali, auguri, brindisi e abbracci
- L’attesa della notte per poter far tardi con gli amici e bere fino al mattino
- Il viaggio verso il sud, gli applausi al pilota o le chiacchiere con gli altri passeggeri e il loro volto sorridente all’arrivo
- I concerti di Capodanno e la confusione attorno
- I concerti nei piccoli club in cui riincontrare gli amici che lavorano fuori
- Le pizzate tra ex compagni di scuola o tra cugini di primo, secondo e terzo grado
- Il film di Natale in un Cinema super affollato
- Le classifiche di fine anno
- Il senso religioso del Natale o quello laico, altrettanto profondo e commovente
O magari niente di tutto questo, perché per qualcuno il Natale è triste e basta, più di ogni altra festa o ricorrenza, una sorta di conto alla rovescia verso l’alba di un anno nuovo, promessa di nuova vita e di speranze.
Vogliamo accontentare tutti con le nostre canzoni natalizie deprimenti, la nostra #piuomenosadXmas compilation, triste come l’anno che sta volgendo al termine, come la mancanza di libertà di questo periodo.
Vi aiuterà ad inzuppare il pandoro nelle vostre stesse lacrime, a tenere spente le luci dell’albero di Natale, a cercare il buio anche in fondo al vostro cuore!
I Cani – Il pranzo di Santo Stefano
Il sorprendente album d’esordio, de I Cani, aka Niccolò Contessa, spalancò le porte ad un certo modo di far musica, ad un nuovo linguaggio solo all’apparenza semplice e banale. Parlare agli adolescenti in modo diretto, utilizzando il loro modo di parlare, senza prediche o giudizi, fece scalare le classifiche al cantante, con un successo che andò anche oltre ogni aspettativa.
Il pranzo di Santo Stefano racconta di un amore passato con un amarezza e un’ironia velate. Il protagonista della storia, è inutile negarlo, sei tu, sono io, è la nostra la faccia quella che si trova davanti, dopo anni, il/la nostr* ex col suo “prim* nuov* ragazz*”
Più tardi in camera tua la porta era senza la chiave
Entrò tua nonna e la sua faccia era di scusa più che imbarazzo
La stessa che feci io quattro anni dopo
Quando ti vidi insieme al tuo primo nuovo ragazzo

di +o- POP