[SINGOLARMENTE] “Invito alla costruzione di uno smarrimento” di Sudestrada

Piuomenopop per scelta editoriale non ha mai pubblicato contenuti su singoli. Ci siamo resi conto negli ultimi tempi che il momento particolare porta il mondo della musica a reinventarsi e a proporre diversamente i suoi contenuti…così abbiamo fatto anche noi 🙂
È per questo che nasce la rubrica SINGOLARMENTE, che non parla di album e live (e della seconda sappiamo perchè), ma delle piccole gocce che i vari artisti stanno rilasciando nel mare magnum della musica: i singoli.

Sudestrada è un progetto musicale indipendente con base in provincia di Forlì-Cesena. Dopo un primo approccio al mondo del pop d’autore, il progetto si avvicina progressivamente alla musica elettronica, dando vita ad una particolare forma di elettro-pop in continua evoluzione verso sonorità che confluiscono nel triphop, nella dub e nell’etno-elettronica d’ispirazione mediterranea.
Dopo “Arcipelago” (2018), disco d’esordio, è la volta di “Microclima” (2020), secondo album ufficiale. In entrambi i casi, a sorreggere l’impalcatura, ricorre uno dei temi principali del progetto Sudestrada: leggere dentro sé stessi all’interno del complesso mondo contemporaneo, tra precarietà e ricerca necessaria di una fuga esotica, in cerca della propria identità.
Negli ultimi due anni i Sudestrada si sono esibiti in locali come il Bronson, l’Hana-Bi e hanno partecipato a manifestazioni come l’Altura Festival sotto la direzione artistica del poeta Franco Arminio, evento che ha visto anche la partecipazione, fra i tanti, di Brunori Sas e Dimartino.
Tra le altre cose, nel 2016 i Sudestrada vincono il Premio “Unione dei Comuni” come migliore realtà emergente del territorio. Nel 2019 vengono inseriti da “Tutto Molto Bello” tra le 27 migliori realtà musicali della regione Emilia-Romagna, nel 2020 sono tra i 150 progetti semifinalisti selezionati per il Concertone del Primo Maggio a Roma e tra i 25 progetti finalisti per il Premio Lunezia, mentre nel 2021 sono tra i finalisti di “Musicultura”.

Qui una mini intervista.

 

Da dove nasce la scelta di pubblicare un singolo in un momento così delicato dove non si può suonare dal vivo?

“Invito alla costruzione di uno smarrimento” fa parte del nostro nuovo album, “Radio Laleh”. Il primo singolo è uscito il mese scorso ed anticipa tutta una serie di brani che usciranno prossimamente seguendo l’ordine cronologico della narrazione. Ogni brano, infatti, corrisponde ad un “capitolo”. Si tratta di un album sperimentale per noi, non solo da un punto di vista musicale e lessicale, ma anche a livello di concept. Scrivere un nuovo album non rientrava inizialmente nei nostri piani, ma l’anno scorso, dopo la delicata esperienza del lockdown, sentivamo la necessità di un nuovo inizio, di un nuovo percorso. Perciò abbiamo scelto di rimetterci all’opera, in studio, a sperimentare nuove composizioni, a cercare altri orizzonti possibili.

Raccontaci un po’ di questo brano, quali sono le tematiche che lo hanno ispirato? 

In questo brano – ma in realtà in tutta l’intera vicenda narrata in “Radio Laleh” – la realtà si mescola continuamente al sogno. Occorre perciò pensare a questa storia come a una narrazione che offre la potenzialità di territori di senso insospettati, assicurati forse più da ciò che si prova anziché da ciò che si spiega. L’amore è una visione quasi sempre impalpabile, l’eros è l’unica religione a cui soccombere, la precarietà è una condizione costante e la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi. Tutti questi temi – in parte già incontrati in altri nostri lavori precedenti – qui si incrociano con un mondo più oscuro e misterioso che ha luogo nelle remote regioni dell’inconscio. Desideri repressi, disillusioni, riflessioni sulla vita e sull’incapacità di agire fanno ripetutamente visita al protagonista, continuamente perso nella perenne ricerca di un “altrove” periferico, di un mondo altro.

Come è stato il lavoro di produzione in questo periodo? Avete dovuto lavorare da remoto? 

Fortunatamente avevamo a disposizione il nostro studio che per noi è anche luogo di lavoro, perciò dopo il lockdown abbiamo avuto modo di vederci con continuità. “Miraggi Produzioni” è il nostro studio, la nostra casa, il nostro rifugio creato negli anni con dedizione e sacrifici. Avendolo messo in regola come studio di produzione musicale, da circa un anno e mezzo è anche un luogo dove sovente offriamo servizi anche ad altri artisti. Questo sarà il primo album registrato interamente nel nostro rinnovato studio: una vera e propria autoproduzione in tutti i sensi.

Questo brano anticipa qualcosa? Uscirà anche un album nel prossimo futuro?

“Radio Laleh”, il nostro album sperimentale, uscirà in autunno. È una sfida anche verso noi stessi, ma avevamo molta voglia di sperimentare e di metterci in gioco. Ci auguriamo che possa essere un mondo interessante per chi vi si vorrà immergere. Quello che noi speriamo, al momento, è di portarlo in giro al più presto, suonandolo dal vivo. Solo così, attraverso le interazioni reali delle persone, potremo renderci conto davvero di ciò che abbiamo fatto.

Cosa possono fare i tuoi ascoltatori per supportarti in questo periodo complicato?

Ascoltare la nostra musica e continuare perdersi. Al di là degli streams, al di là dei logaritmi. Quello che davvero vorremmo dire ai nostri ascoltatori è «smarritevi, ma provate a tracciare nuove traiettorie». Crediamo sia necessario entrare in sintonia con il nostro immaginario per creare nuove connessioni emotive. Su queste basi, intercettare nuovi potenziali ascoltatori è il nostro obiettivo. Sarebbe bello se si creasse una “comunità” di ascoltatori legati dal filo invisibile della nostra musica.

 

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