[Intervista] I Poison Blackout ci raccontano “Inner Shelters & Starry Skies”

 

A cura di Lucia Cirillo

 

Il 18 Novembre 2021 sono stata invitata al Druso, da Federico Carbone, leader dei Poison Blackout, per fare un report fotografico al release party per l’anteprima del disco,  uscito su tutte le piattaforme il 19 novembre.

Ho acquistato il CD e lo sto “divorando” da giorni,  ho colto dunque l’occasione per fare qualche domanda a Federico, per conoscerlo meglio e farlo conoscere anche agli altri, perchè trovo che sia un progetto degno di ascolto.

 

Ciao Federico, il 19 di Novembre è uscito “Inner Shelters & starry skies”. È una tua “creatura” a tutto tondo, dato che hai scritto, arrangiato, creato la grafica e sei il frontman del progetto Poison Blackout. Racconta ai “Piuomenopopper” chi sei e come è nato il tuo nuovo lavoro.

Ti confermo che i Poison Blackout sono una mia creatura, posso dire che in realtà sono una mia valvola di sfogo, la mia migliore amica è la musica che mi accompagna da ormai diversi anni.

La band in realtà è nata nel 2011, e io sono il fondatore e unico membro rimasto…In quegli anni “pretendevo” di avere una band, ma ho riscontrato da subito le difficoltà tipiche che si possono avere da ragazzini, ma in realtà anche da grandi, dove ti trovi a fare tutto da solo, in un gruppo dove ad esempio uno veniva per hobby, un altro a cui interessava solo suonare, ma non a creare nuove cose ect, …
Dopo aver cambiato diverse formazioni , nel 2019 con i ragazzi rimasti, guardandoci in faccia all’ unanimità, abbiamo definito che fosse un mio progetto solista.

Alla fine non ho inventato nulla, il mio idolo Trent Reznor, frontman e leader dei Nine Inch Nails, fa la stessa cosa, ovvero scrive da solo musica e testi, cura l’identità della band e quando si esibisce dal vivo chiama i suoi musicisti fidati che lo accompagnano sempre.

Quindi io sulla base di come lavora lui ho definito come doveva essere il mio progetto.

tornando a come è nato il mio progetto, prima facevamo una musica molto più “cattiva”, più “aggressiva”, legata al new metal, al crossover. C’era tanto rap metal, dopo di che un giorno quasi per caso scrivo “Silence” che poi è stato il primo brano che ho scritto e che è nato da un’esigenza, quella di voler cambiare genere, esplorare nuovi spazi, nuovi “paesaggi sonori”, che è un termine che mi piace un sacco…questo per poter frequentare locali nuovi, creare nuove situazioni, e da lì mi sono detto: “bene iniziamo a scrivere nuove canzoni e rinnoviamo nuovamente l’identità della band”.

Infatti tutte le grafiche che vedi con i glitch, i caratteri cinesi, i fiori e quant’altro, arrivano tutti dal 2020 in poi… piano piano sono arrivato a scrivere tutti i brani che poi in realtà fungono tutti da singoli, per questo che la pubblicazione sta andando così bene.

Ho raccolto tutti gli otto brani tutti insieme per creare questo album che ho chiamato simbolicamente Inner Shelters and Starry Skies.

 

Quale o quali sono i tuoi brani preferiti e per quale motivo?

 Inutile dirlo, ma mi piacciono tutti, ma il più soddisfacente a livello di produzione sonora etc. è stato “The Others”, sia per il testo, delle metriche così particolari, sia per la elettronica, perchè come sai io dal vivo canto, ogni tanto suono le tastiere, che poi sarebbe il mio strumento, e così in studio, le tastiere, i campionatori, tutto ciò che concerne l’elettronica, l’esoscheletro del brano, vengono sempre dal mio pugno, sono comunque una parte molto importante e dal vivo divento un ulteriore membro del gruppo .

The Others ha questa caratteristica, se scomponi il brano e gli togli tutto ciò che è rock, quindi la batteria, il basso, la chitarra, scopri un sacco di sonorità anche ambient veramente “fighe” di cui sono contentissimo e ne vado davvero fiero.

Altri brani che mi piacciono molto per lo stesso motivo sono “Would you Rather” e “Silence”.

 

Da dove nasce il nome del progetto?

 Nasce nel 2011 da un brainstorming di idee che stavamo avendo io e gli altri ragazzi presenti in quel momento in formazione, cercavamo un nome che fosse accattivante, che avesse un suo perché, volevamo crearci un’identità abbastanza aggressiva, abbiamo pensato a questa cosa del blackout e al veleno… quindi come tanti nomi nella storia del rock , significa qualcosa ma anche nulla. Mi viene in mente l’esempio dei Maneskin che ora sono sulla bocca di tutti e che si chiamano così perché, come noi stavano cercando un nome e la bassista, che ha origini danesi,  ha iniziato a dire parole danesi a caso fino a che non è uscito Maneskin, con noi è stato più o meno lo stesso processo ed è uscito Poison Blackout.

 

Come hai scelto gli altri musicisti che nel disco descrivi come famiglia?

 I miei musicisti sono delle persone veramente pazienti perché è molto, molto, molto difficile lavorare con me perchè sono molto esigente e un gran rompiscatole… devono essere sempre preparatissimi perchè io garantisco una professionalità molto alta per cui la richiedo anche da parte di chi viene a suonare con me. Li stimo moltissimo perché hanno fiducia totale in quello che faccio, perché essenzialmente vengono solo per suonare e quindi devono fidarsi ciecamente di tutte le mie scelte, di tutte le mie idee. C’è un rispetto reciproco perché ad esempio, quando siamo in studio e il bassista sta suonando la parte che ho scritto e mi dice che forse sarebbe meglio farla in un modo diverso, ci confrontiamo e valuto se accettare consigli.

Li stimo moltissimo anche per questo perchè sentono la band molto propria. È anche per questo che si è creato questo concetto di famiglia, non si tratta più di membri o musicisti turnisti, finalmente dopo anni di ricerca  e di persone cambiate all’interno della formazione, sono riuscito a creare questo concetto di famiglia molto bello.

Ci sono anche ex membri che ogni tanto mi scrivono per chiedermi come sta andando… c’è un mio carissimo amico che ha suonato per un breve periodo nella band, che poi ha dovuto abbandonare perchè si è trasferito, ma con cui sono rimasto in contatto e mi chiede continuamente come prosegue il progetto, potrei dire che fa parte anche lui della famiglia. Non ho scritto il suo nome sul disco come tanti altri perchè sarebbero stati davvero troppi …. nel cd ho preferito citare solo la famiglia attuale per non far torto a nessuno.

 

Dove possono trovare i Poison Blackout i nostri lettori ?

Sicuramente sulle più importanti piattaforme a questo link possono ascoltare il nuovo cd https://poisonblackout.lnk.to/InnerSheltersAndStarrySkies

Il 7 Dicembre uscirà un nuovo video musicale e potrete vederci anche lì e vorremmo organizzare un tour in tutta Italia e anche fuori per poter far ascoltare il più possibile il nostro lavoro che secondo me merita di essere ascoltato (anche secondo me che sto riportando le risposte), anzi lancio un appello a chi vuole farci suonare, noi siamo pronti .

Naturalmente ci potete trovare su

Facebook https://www.facebook.com/PoisonBlackout/

Instagram https://www.instagram.com/poisonblackout/

YouTube https://www.youtube.com/c/PoisonBlackout

 

Grazie Federico per aver risposto alle mie domande e spero di rivederti presto sul palco perché è stato un piacere.

Grazie a te ma soprattutto a Più o Meno Pop per avermi dato l’opportunità di parlare di un progetto in cui credo e a cui tengo moltissimo.

 

 

 

 

 

 

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