[Recensione] Per i Fosca il presente è Altrove

a cura di: Antonio Bastanza

 

FOSCA

Altrove

(Dischi Bervisti)

TRACKLIST

1. Intro 03:15
2. Altrove 05:20
3. Atmosfera 04:47
4. Intermezzo 03:21
5. Sospeso 04:04
6. Ovunque sole 06:11
7. Corpi 04:40
8. Altrove II 02:42

I Fosca nascono dalle canzoni di Erich Kuehl, che dopo un EP autoprodotto del 2019,  incorpora un anno dopo Davide Bristot (arrangiatore e chitarrista), Damiano Casol (produttore e polistrumentista), già insieme a Khuel nei Tranche de vie, e Yuri Piccolotto (batteria), rivoluzionando la propria identità e rafforzando, allo stesso tempo, la struttura di un progetto che unisce poesia, suoni dilatati e avvolgenti e pennelate di rumore.

Altrove è l’esperienza di un anno e mezzo di scritture, registrazioni e rimaneggiamenti vissuta nella limitatezza di una mansarda nel centro storico di Belluno. Il disco è proprio questo spazio fisico, astratto e simbolico che ha cambiato il nostro modo di rapportarci con la musica, con e tra noi stessi.

Se un pregio va riconosciuto ai bellunesi è quello di esser riusciti a costruire brani incredibilmente aperti, che trasportano l’ascoltatore in spazi e altezze più simili a quelle di un sogno che della cruda e non di rado sterile realtà. La scelta della band di concepire la musica come un’estensione organica del testo è una sfida affascinante, che si può capire quanto pienamente vinta solo dopo un buon numero di ascolti. E vinta lo è di sicuro: le canzoni di Altrove sono grezze e compiute, rievocano notti serene e cieli limpidi intarsiati da bianche nuvole, si portano dietro i grandi pregi della giovinezza e qualche piccolo difetto, più che altro legato ad una maggiore consapevolezza dei propri mezzi e di come sfruttarli.

Questo progetto è l’incontro del nostro passato con il nostro presente. Se esso è nato da un distacco con il reale, è cresciuto aprendosi a tutto ciò che sta al di fuori di noi, ad un altrove ancora da attraversare. Crediamo che infine un cerchio si chiuda, se non altro per lasciare spazio ad un nuovo cerchio di prodursi.

La decisione di avvalersi del supporto, nella realizzazione del disco, di altri undici musicisti, tra i quali Nicola Manzan (violino e viola) rappresenta pienamente l’indole della band a lasciarsi “infettare” in maniera sana e propositiva da germi artistici di diversa provenienza, lasciando il piacevole sospetto che Altrove non sia il concretizzarsi di qualcosa e nemmeno un punto d’inizio ma semplicemente una tappa di un percorso di cui non si scorge altro che l’orizzonte.

E se, per una volta, mi fosse consentito sperare in qualcosa per il loro orizzonte augurerei loro un disco non lontano da Vdb23/Nulla è andato perso, testamento artistico di Claudio Rocchi realizzato assieme a Gianni Maroccolo: abbiamo bisogno di dischi del genere e di band con le potenzialità, l’indole e la determinazione per farlo.
E una, probabilmente, l’abbiamo trovata.

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