Piotta al The Cage: Applausi al comandante e a tutto l’equipaggio

Le mirabolanti avventure di #piùomenopop ci vedono su un volo dall’Estonia in direzione Livorno, con scalo a Pisa.


Ritardi, congestioni, imprevisti, contrattempi, temporali e vento forte, ci portano a sorvolare i cieli toscani alle 21,30 di un piovoso sabato 6 maggio, e solo mezz’ora più tardi ci avrebbe aspettato il The Cage per il concerto di Piotta, nella data Livornese del Tour associato al nuovo singolo Applausi al comandante.
Ma ci avrebbe aspettato nel vero senso della parola? Perché tra atterraggio, discesa in mezzo ad un centinaio di caotiche e disorganizzate persone, poco avvezze ad una discesa disciplinata da un aereo, si avvicinano in fretta le 22.

Gli scossoni dati dalle turbolenze causate dal temporale e dal vento ci avevano inizialmente fatto balenare nella testa l’idea che fossero realmente Piotta e Bello Figo a pilotare il nostro aereo e che Bello Figo non avesse pagato il carburante.

Atterrati (beh dire atterrati è esagerato, potremmo dire quasi-precipitati) all’aeroporto di Pisa,  incuranti di tutto ciò che ci circonda, usando le migliori tecniche del football americano, a testa bassa, ci facciamo largo tra la folla verso l’uscita.
E sì, trafelati, arriviamo al The Cage solo con qualche decina di minuti di ritardo proprio mentre il primo gruppo inizia a suonare.


Sono i Capabrò, una band all’attivo da 3 anni con questo nome, ma che provengono da I Compagni di Baal nati qualche anno prima.


Ascoltati tempo fa, non mi sembravano, come genere, la band più adatta all’apertura del concerto di Piotta,  ma mi sbagliavo.
Il gruppo si è dimostrato davvero interessante e ha trovato una maniera intelligente per traghettare il pubblico dal suo specifico genere a quello di Piotta con un brano finale, una loro rivisitazione di La grande onda (in realtà un pezzo che partendo dal Ballo del mattone,  passsando ad Anarchy in the UK dei Sex Pistols, proseguendo con Sweet Home Chicago, arrivava al brano in questione), che di fatto ha preso per mano gli spettatori e li ha accompagnati, senza quasi che se ne accorgessero, sul palco di Piotta.

 

Ora tocca a Piotta, già lo conosciamo molto molto bene, avendo seguito almeno una tappa (se non di più) di ogni suo tour degli ultimi anni.

E anche stasera Piotta è affiancato da un gruppo ben rodato ed affiatato :

Marvel Mex, che ho iniziato ad apprezzare durante il concerto al 18° Joggi Avant Folk nel 2015 mentre faceva freestyle con Debbit. Sentire Marvel Mex, al secolo Stefano Tasciotti, è una delle tante ragioni per cui mi piace andare ai concerti di Piotta.

L’insuperabile chitarrista Marco la Fratta  (proveniente dalla regione che non esiste) che amiamo così tanto da avergli “dedicato” una via a Lucca, lo scorso anno.
Peccato sul refuso nel nome, ma è il pensiero quello che conta.

Davide “Pad” Palmisano, ottimo bassista, ma che puoi seguire solo dal vivo perché a quanto pare rifugge dal web e dai social.

Claudio Cicchetti, bravissimo batterista che, esattamente come nella foto del suo profilo Facebook, è sempre mezzo nascosto dalla batteria nel punto più lontano dal palco e per questo è sempre un guaio fotografarlo.
Io sarei per fare una petizione affinché o lo portino in primo piano o perché gli altri 4 pazzi della band la smettano di saltellare senza sosta per ore, come dei tarantolati, a destra, a sinistra, avanti e indietro nel palco, impedendo ai nostri obiettivi di mettere a fuoco Claudio.

 

Passano pochissimi minuti, forse anche meno, tra i Capabrò e  Piotta, nel frattampo il The Cage è quasi al completo e lo è di persone per le quali Piotta non è “quello di Supercafone”.  E così fin dall’intro di Marco La Fratta e Davide Palmisano la gente esplode in balli frenetici, capelli strappati, urla assordanti.

Piotta e tutto il suo gruppo suonano senza sosta per quasi due ore e senza alcuna intenzione di voler smettere.

Ogni tanto Tommaso si ferma per ribadire che ci sarà ancora molta musica da lì alla fine della serata iniziando ad elencare alcuni dei brani che seguiranno, creando così ancora più aspettativa.
Di tanto in tanto accenna un’inizio di La grande onda, brano subito appositamente interrotto che crea un senso di incompiuto, un respiro che non riusciamo a portare fino in fondo, un assaggio di qualcosa di buono che ti viene subito strappano via di bocca, una sola goccia d’acqua data a persone assetate. Si diverte a stuzzicarci in questo modo, lasciando questo brano solo per il bis.
Tra brani vecchi, nuovi, freestyle, non poteva mancare un momento altrettanto importante, una dedica a Primo Brown.
E’ bello che i gruppi della scena ricordino Primo, solo un mese fa, a Pisa, sono stati i Colle der Fomento a farlo.

Un numero infinito di brani inanellati uno dietro l’altro, senza sosta, senza che loro si fermassero neanche a respirare, sempre divertiti, in un clima disteso e piacevole.

E nella scaletta della serata non ha dimenticato nulla passando da Kitty a Nemici,  da Roma Calling a La forza che scorre,  da Tommy the gun a Autoban, da Vengo dal Colosseo ad A testa alta, da Wot! a Sabotaggio, da Clandestino a Vino Tabacco e Venere, da Spingo io ad Applausi al comandante a Mai mai mai, da Sei meglio te a La mossa del Giaguaro, da Piotta è morto a Troppo avanti, da Taverna VIII colle a Supercafone, da 7 vizi Capitale a La grande onda, e tante altre.

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