A cura di Marlene Chiti
Empoli ha deciso di celebrare la serata della festa delle donne con il concerto di Ginevra Di Marco dedicato al repertorio di Mercedes Sosa. Il progetto, nato sulla scia di uno spettacolo realizzato per il festival Musica dei popoli di Firenze del 2015, è sfociato ad inizio 2017 nell’incisione di La Rubia canta la Negra, un album realizzato grazie al crowdfunding, ed è votato alla riscoperta ed alla rilettura per il pubblico italiano di alcuni dei brani più noti del vastissimo canzoniere della Sosa, voce fra le più note e rilevanti del Sudamerica che ha interpretato, attraverso canzoni scritte da poeti, intellettuali e artisti latinoamericani, la passione, l’impegno sociale e la nostalgia degli esuli delle numerose dittature che hanno attraversato il continente sudamericano. Lo spettacolo ripropone quasi per intero questo lavoro, affiancandogli sapientemente alcuni brani della tradizione popolare italiana.
Si parte sulle note di Fuoco a mare, uno dei tre inediti presenti nel disco, e de La maza, dall’album del 2009 Donna Ginevra, seguite da Canción de las simples cosa, da noi già incisa da Vinicio Capossela nel suo album Rebetiko Gymnastas. Si torna poi a reimmergersi nelle atmosfere del disco in un alternarsi di brani volta volta malinconici, legati alla nostalgia per la regione natia, come Luna Tucumana, ritratti dolorosi di donne e amori, fra cui spiccano, bellissime, Alfosina Y el mar, dedicata alla poetessa Alfonsina Storni che si suicidò gettandosi in mare sul finire degli anni trenta, e Te recuerdo Amanda, scritta da Victor Jara, struggente ballata sugli incontri fuggevoli di due giovani di fronte ai cancelli di una fabbrica.
Grazie alla mediazione interpretativa della Sosa trovano posto in scaletta anche alcuni canzoni di Violeta Parra, artista cilena dedita al recupero delle tradizioni musicali del suo paese, altra protagonista della serata alla cui biografia in forma di graphic novel è stata dedicata l’apertura dell’evento. Si tratta di Gracias a la vida, inno alla vita in tutte le sue declinazioni, anche le più difficili, e Volver a le diecisiete, seguite da la notissima Todo cambia di Julio Numhauser, pezzo dedicato agli esuli, qui eseguita a partire dalla versione adattata da Teresa De Sio.
Si cambia leggermente registro nei bis andando a ripescare, oltre ad Amandoti, storico brano del repertorio CCCP/CSI, anche due brani della tradizione popolare italiana, che si sentono particolarmente adatti a questi momenti di vissuto storico e politico, Canzone Arrabbiata e Malarazza; quest’ultima è ancora una volta introdotta da Magnelli ricordando l’aneddoto relativo a Margherita Hack, all’epoca già novantenne, che, ogni volta durante l’esecuzione di questo pezzo, era solita alzarsi in piedi e sventolare la mazza che usava per aiutarsi a camminare, sottolineando con enfasi il testo della canzone. Chiusura con tutto il pubblico che partecipa al canto intonando con il trio Solo le pido a dios di León Gieco, inno antimilitarista e umanissimo che la Sosa inserì nel suo repertorio durante l’esilio:
Solamente chiedo a Dio
che la guerra non mi sia indifferente
è un mostro grande e calpesta ferocemente
tutta la povera innocenza della gente”
Note:
– La graphic novel su Violeta Parra presentata durante la serata è Violeta-Corazon maldito edita da Bao autori Alessio Spataro e Virginia Tonfoni
– Sulla Parra è stato girato un film biografico, distribuito anche in Italia “Violeta went to heaven” di Andrés Wood del 2011
– L’episodio raccontato da Magnelli e relativo a Margherita Hack si può ritrovare nel film “L’anima della terra vista dalle stelle” per la regia di Andrea Salvadori, liberamente tratto dall’omonimo spettacolo ideato e diretto da Francesco Magnelli
di +o- POP