A cura di Renata Rossi
COLOR FEST – 4 agosto, day two – La Giurranda (PLATANIA)
LINE-UP
17:00 CLAUDIA
17:30 GIORGIO CANALI
18:30 PRESENTAZIONE POLITICS
18:45 MURUBUTU
19:30 MASSIMO VOLUME
20:30 SPAGHETTI UNPLUGGED
22:00 EUGENIO IN VIA DI GIOIA
23:00 MOTTA
00:30 MYSS KETA
A seguire SPAGHETTI JAM
DJ SET
FABIO NIRTA
LINOLEUM
E anche quest’anno, durante la settima edizione del Color Fest, ci siamo divertiti tanto, complici l’ottima musica, il cibo genuino, la possibilità di acquistare libri, gadget e oggetti d’artigianato e i tanti incontri fatti, gli amici che sapevamo di poter rivedere ancora una volta lì in una sorta di appuntamento cui non vorresti mai mancare.
Potrebbe essere questo il riassunto di un Festival musicale che è ormai diventato uno dei più importanti d’Italia, che cresce ogni anno e che è destinato ad andare lontano, ad arricchirsi ancora.
Vi avevamo parlato nell’intervista fatta qualche giorno fa a Mirko Perri, l’organizzatore del Festival, dell’importanza data anche ai luoghi e alla bellezza del territorio. Non solo musica dunque ma l’occasione, per turisti e curiosi, di spingersi oltre e vivere esperienze diverse, scoprire l’incanto di monti e vallate a pochi minuti dalla Giurranda, di spostarsi un pò e fare un tuffo nel mare splendido della Calabria prima godere della musica del Festival. E in tanti domenica hanno fatto proprio così, un bagno a mezzodì e poi, zainetto e golfino in spalla direzione Platania…
Una scaletta aggiornata proprio all’ultimo momento, ma consultabile online, ha spostato un po’ gli orari dei concerti: Giorgio Canali, che si è esibito alle 17:30 ne è uscito un po’ penalizzato, visto che nel presto pomeriggio la Giurranda non era ancora gremita di gente; l’orario di inizio concerto dei Massimo Volume, che hanno suonato al tramonto, ha reso forse ancora più suggestiva l’atmosfera del concerto.
Ad aprire le danze nel primo pomeriggio una giovane promessa del cantautorato femminile, vincitrice del contest Color, Claudia Guaglione “Galea”, timida e dolce, ma grintosa sul palco.
Tocca poi a Giorgio Canali e ai suoi Rossofuoco capaci come sempre di regalare un’esibizione ricca di passione, dissacrante e corrosiva. Canali è un cantante che ha dalla sua un pubblico di fedelissimi sempre molto emozionati e partecipi durante i live, che gli dedicano un’attenzione che si riserva solo ai migliori, a chi in ogni canzone racconta una storia vera e forte, a chi possiede sul palco un’espressività e una personalità uniche. E allora l’intensità di “Lettera del compagno Laszlo al colonnello Valerio” in un momento politico complesso come il nostro, diventa un momento di riflessione autentica nel pomeriggio del Color. Subito dopo si continua a parlare di politica con la presentazione del libro di Fernando Rennis, “Politics – La musica angloamericana nell’era di Trump e della Brexit”.
Spazio dunque a Murubutu e col rap si cambia nuovamente registro musicale. Alessio Mariani, questo il suo vero nome, è noto a tutti gli amanti del genere come il professore di filosofia di Reggio Emilia che utilizza nelle sue canzoni il rap letterario. Nei suoi testi, infatti, si mescolano storia e letteratura, stralci di poesie che parlano principalmente di libertà e antifascismo.
Qualche minuto e sul palco principale inizia il set ad alto carico emotivo ed emozionale dei Massimo Volume, band che, come ricorda lo stesso Mimì Clementi, può vantare ormai di una carriera trentennale. Sul palco lo storico trio Clementi (voce e basso)-Sommacal (chitarra)-Burattini (batteria) e un’esperta chitarrista, Sara Ardizzoni, già sul palco con Cesare Basile. A inizio anno i Massimo Volume erano tornati col loro album “Il nuotatore” (qui la recensione), attesissimo dai loro fan, sicuramente non delusi dall’ottimo lavoro. Dal vivo Clementi e soci sono però qualcosa di magico e unico, capaci di calamitare durante lo spettacolo l’attenzione del pubblico sotto il palco, coscienti del fatto che se inizi il tuo live non con una canzone qualunque ma con “Litio” e spari dopo una manciata di altri splendidi brani “Fausto“, non potrai far altro che far esplodere il cuore di tanti, commuovere e smuovere coscienze, regalare gioia e dolore in un solo istante. Clementi sul palco è l’ultimo Dio, la sua capacità di recitare, di far vibrare la voce, rende pesante come un macigno e carica di significato ogni parola, ogni singolo verso. Mimì presenta la storia di alcuni dei suoi nuovi brani tra cui “Una voce a Orlando”, “Fred” e “La ditta dell’acqua minerale” e saluta i suoi amici sotto il palco, perché la Calabria, e in particolare la sua Università e il collettivo “Il filo di Sophia” sono un po’ come una famiglia per Clementi. Potre citare un altro titolo, “Le nostre ore contate“, per aggiungere bellezza al set intenso dei Massimo Volume che speravo potesse non finire mai.
Il tempo di divertirsi con lo scanzonato open mic di Spaghetti Unplugged e i tanti artisti intervenuti ed è arrivato il momento del cantautorato folk scanzonato e amaro di Eugenio in Via Di Gioia, un live brioso, frizzante e pieno di energie.
In tanti però erano ancora col fiato sospeso, carichi, in attesa di veder sul palco il loro beniamino: Motta è stato sicuramente il live più seguito e atteso, il cantante non ha disatteso l’entusiasmo del pubblico, presentando tutti i suoi brani più celebri tra cui “La fine dei vent’anni” e “Sei bella davvero” brano quest’ultimo diventato slogan di tutto il Festival, simbolo di una festa dal sapore unico. Motta è il cantante indie più dotato e interessante, la sua musica regala cambi improvvisi di rotte musicali, un’elettronica che “possiede le chitarre”, brani moderni ma in qualche modo eleganti. I testi sono sempre più maturi e sul palco il ragazzo si muove come una biglia impazzita che, per come è magro e piccolo, non te lo aspetteresti mai.
Nessun artista poteva tuttavia chiudere meglio un Festival a notte profonda se non una Signora come Myss Keta: “la donna che conta” si presenta come al solito scatenata e super sexy, sfrontata e trash, un’ammiccante e provocatoria miss del pop elettronico. Keta si muove e si agita insieme alle sue ragazze tra ritmi ossessivi e convulsivi in salsa rap, dubstep e house. Tra maschere e veli, in una seconda pelle fatta di latex, strusciandosi sinuosa e sicura sul palco, la Myss è capace come pochi altri di fare spettacolo, il suo spettacolo, piccante e bollente come una serata di mezza estate.
Color Fest si conclude così ed è stato un Festival con un’atmosfera “bella davvero”.
L’appuntamento è per l’anno prossimo, non vediamo l’ora di raccontarvelo!
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