[Recensione] Ritrovarsi insieme e rinascere: “1981” di Nazarin

A cura di Renata Rossi

 

NAZARIN

“1981”
(Viceversa Records/ Audioglobe)

TRACKLIST
1 Bronte
2 Davanti agli occhi
3 Dei mille incroci
4 Genesi
5 Girotondo
6 Per averti sul cuore
7 Aspettando l’alba
8 Artaud al macello
9 Perditi con me
10 Domani si parte

 

“Catania mi chiamava da diverso tempo, il vulcano, l’odore di zagara e gelsomino, il fermento musicale, il
barocco con gli oscuri palazzi, l’odore della carne alle fiamme nei quartieri popolari”

NAZARIN

Salvo Ladduca, in arte Nazarin, torna dopo otto anni dal suo primo lavoro da solista, “La mattanza dei diavoli”, con un nuovo album, “1981”, che esce il 25 giugno per Viceversa Records.
Nei brani si racconta un rinnovato legame verso la Sicilia e a Catania, città ricca di vita, fragile e forte, chiassosa e vera come le storie che raccontano i pescotori dei mercati, aspra come la terra e la lava dei vulcani. Ma “1981” è frutto anche di un amore forte e viscerale verso il proprio figlio: un figlio che cresce e cambia stravolgendo vite e abitudini, ponendo gli adulti davanti a nuove prove e nuovi stimoli, un figlio che assomiglia sempre più al padre, che, osservando il suo ragazzo, ne assapora la spontaneità e l’ingenuità.
In “1981″ traspaiono tutte le emozioni di un nuovo ciclo, la libertà di chi impiega ben sette anni per scrivere un disco, una pazzia forse, qualcosa fuori da ogni schema predefinito, ma che lo rende sincero e autentico. I brani si muovono tra folk e rock raccontando storie che hanno marchiato vite, risultato di “mille incroci”, di incontri, di amicizie. Il tutto si riversa in collaborazioni importanti come quella con Mauro Ermanno Giovanardi, sua la voce in Artaud al macello, Roberto Romano ai fiati, e la produzione di Pasquale “Paz” Defina, anima dei Volwo.
Un cantautorato dall’anima siciliana che ha nei riferimenti maestri importanti come Battiato o l’amico di una vita Cesare Basile ma che allarga lo sguardo all’orizzonte, all’America, al folk e al blues. Tra  le melodie travolgenti di  Davanti agli occhi e Dei mille incroci trova spazio anche il mantra ossessivo del blues di Girotondo, l‘intensità di Per averti sul cuore con l’emozione straniante affidata a una steel guitar o Artaud al macello e lo splendido sax sul finale. L’elettrica Genesi rivela il lavoro certosino di Paz De Fina mentre Perditi con me riporta alle atmosfere dolenti dei Marlowe, band di cui Salvo è stato chitarrista e cantante.

In attesa di poter ascoltare Nazarin dal vivo, non ci resta che assaporarne l’abum, le emozioni condivise da un gruppo di amici che si ritrovano insieme per dare vita ad un’intensa esplosione creativa.

“Perché l’anima non ha stagione né alloggi è una questione di ironia e di incroci”

 

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