[Recensione] Marsili, tra poesia e musica.

a cura di: Antonio Bastanza

MARSILI

Ossario

(Viceversa Records/Audioglobe)

TRACKLIST

1 Campane
2 Mongolfiera
3 Pianotavola – Valcorrente
4 Ossario
5 Rena
6 Fine
7 Alloro
8 Solo
9 Astronave
10 Arturo

 

Pop ma obliquo, mai scontato, mai banale.

Bastano poche e semplici parole per descrivere il nuovo album di Marsili, moniker del siciliano Felice Briguglio, che alla sua seconda prova solista convince pienamente. Dopo le esperienze fatte con buon riscontro in diverse rock band catanesi e un progetto, Mondo Terminal, elettronico e sperimentale, Briguglio sceglie la strada del cantautorato declinato in maniera unica e personale per mettere in musica la poetica dei propri testi.

Nasce così Marsili, in omaggio al vulcano sommerso più grande d’europa, e i brani acquistano un sapore intimo e confidenziale, quasi come le pagine di un diario.

La prima prova da solista “Aut de gamme” esce nel 2019 con la produzione artistica di Cesare Basile e pur sancendo di fatto la chiusura con il passato e ricevendo ottime recensioni, rappresenta solo un primo passo di una evoluzione che non si è pienamente compiuta

Ossario è il secondo album, quello più difficile nella carriera di un artista (cit), e Felice affronta questa prova scegliendo ancora una volta di mettersi in gioco, di comporre brani aperti e solari, di giocare con le parole in un ballo infinito tra realtà e suggestione.

Un disco che ha una impronta ben definita e unica nella catanesità musicale, in quei colori sonori, inimitabili, che da almeno 3 decenni e con tutte le evoluzioni che naturalmente sono sopravvenute, sono propri di una certa produzione artistica della città etnea.

E proprio per questo fa piacere sapere che anche Briguglio, come il sottoscritto, considera La Mattanza dei Diavoli di Nazarin uno degli Zenit della musica italiana contemporanea, sottovalutato come pochi altri nel mare magnum della musica indipendente degli ultimi 10 anni..

I riferimenti musicali e letterari di Ossario, rielaborati e fatti propri, sono tanti e tutt’altro che ovvi: da Rimbaud a Sgalambro, da Colapesce a Motta e a praticamente tutto il miglior cantautorato pop di questi anni, i sentori sono tanti e tutti piacevoli ma il risultato finale è unico e personale.

Dalle sonorità anni 60 di Mongolfiera allo Sgalambresco testo di Ossario, dalla melodia di Campane fino ad Arturo, ispirata a Una stagione all’inferno di Arthur Rimbaud, il viaggio nel cuore di Marsili è avvincente e accogliente al tempo stesso.

Un disco compiuto e maturo, un punto d’arrivo ma solo in attesa di un nuovo viaggio.

 

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