“Quattro Quartetti”, questo è il nome del nuovo progetto firmato Emidio Clementi (Massimo Volume, Sorge) e Corrado Nuccini (Giardini di Mirò).
Si tratta di uno spettacolo unico, in cui due mondi, quello della letteratura e quello della musica si fondono grazie alla voce di Emidio che durante l’esibizione legge T.S. Eliot accompagnato dalla musica ricca di suggestioni di Corrado.
Il tour in giro per l’Italia è appena iniziato. Noi di piuomenopop siamo davvero incuriositi e affascinati da questa nuova avventura, abbiamo così voluto rivolgere qualche domanda a Corrado, affinché potesse raccontarci qualcosa in più del suo nuovo progetto e del modo speciale in cui lui e Mimì riescono sempre a toccare l’anima dei loro fan.
Corrado è riuscito ad andare oltre, a “spiegarci” un’emozione…
Ciao, innanzitutto grazie per averci concesso l’intervista, per noi è un onore, oltre che un piacere. Come stai? Come sono andati i festeggiamenti per i 15 anni di “Rise and Fall of Academic Drifting” dei Giardini di Mirò? Perdonami una domanda da fan: c’è la possibilità di qualche altra data, di qualche regalino, visto che siamo prossimi a Natale?
Io sto molto bene, è un periodo intenso della mia vita. Il tour che sta finendo è stato convincente, ora faremo l’ultima data a Firenze il 18 novembre, poi Grenoble il 26 novembre dove suoneremo “Il Fuoco” ad un bel festival di cinema. Chiuderemo il tour con alcune date in Europa a Gennaio.
Siamo davvero felici ed emozionati per la partenza di questo nuovo progetto musicale: “Quattro Quartetti”. Partecipare ai vostri spettacoli significa essere rapiti dalla voce di Mimì e dagli intrecci evocativi della tua musica. Dal palco, voi musicisti, riuscite a cogliere il flusso speciale di energia che viene a crearsi durante le vostre esibizioni? Credi sia diversa l’alchimia che c’è in questo tipo di performance rispetto ad un “normale” concerto?
Gli spettacoli con Mimì, non lo scopro io, sono unici. La sua voce crea musica già dalle parole lette. Io entro in questo flusso cercando di dare sfumature ad un paesaggio che c’è già. A conti fatti, non è poi così difficile.
Una curiosità: non si tratta della prima volta che vi esibite in duo. Quando vi siete conosciuti? Com’è nato questo sodalizio e l’idea di sonorizzare testi?
Ci siamo incontrati per la prima volta nel 2001 al Link di Bologna, gli chiesi di partecipare al video di Pet Life Saver dei Giardini di Miro’, poi siamo sempre rimasti in contatto. E’ solo nel 2012 che iniziamo a portare in giro il reading de “La Ragione delle Mani” e a sviluppare il nostro percorso tra letteratura e musica che dura ancora oggi.
I quartetti mi fanno pensare ad una struttura musicale “classica”, oltre che filosofico-concettuale dell’opera, ai “Quartetti d’archi” di Beethoven, alle “Quattro stagioni” di Vivaldi. C’è qualcosa, nell’opera di Eliot, che ha a che vedere con la musica classica?
Non so se ha qualcosa in comune con la classica. Il quattro però è un numero ricco di significati e valori. Non solo gli elementi, ma anche i punti cardinali per esempio. L’opera di Eliot raccoglie questa suggestione simbolica e propone un viaggio poetico alla ricerca della voce del cosmo, di luogo segreto dello spirito. “Non buon viaggio, ma sempre avanti viaggiatori”.
Eliot è un modernista e utilizza un linguaggio estremamente particolare in cui il testo non sempre segue uno sviluppo logico ma sembra quasi voler comporre dei fotogrammi. Quanto è difficile riuscire a scrivere trame musicali che riescano ad accompagnare in maniera omogenea versi tanto frammentati?
In realtà non molto difficile, è un testo caratterizzato dalla presenza costante del ritmo e questo aiuta moltissimo. Per le scelte musicali ho utilizzato un approccio materico cercando di far risuonare la struttura degli strumenti, pianoforti, fiati, archi, un armonium indiano. Cercare di far sentire gli scricchiolii, i suoni, l’ambiente. Negli ultimi due quartetti ho utilizzato elementi presi dai suoni del mondo. India e africa in particolare. Un’esperienza totalmente nuova per me. Non avevo mai rielaborato nulla di world music in precedenza. Vediamo se vi piacerà.
Eliot nel ’48 fu insignito del Premio Nobel. In fondo, col vostro spettacolo, avvicinerete un po’ di più Eliot a Bob Dylan, la scrittura alla musica. Io credo che le due forme artistiche siano da sempre strettamente legate, così come da sempre esiste una trasmissione verbale della parola sotto forma di accompagnamento musicale. Come vedi, da musicista, il Premio Nobel dato a Dylan?
Il premio ci sta tutto, se devo fare un appunto dico che sarebbe potuto arrivare prima visto che sono trascorsi diversi anni da quando Dylan ha stravolto la tradizione poetico – musicale Americana. Per il resto ogni buon testo letterario si presta alla lettura a voce alta e la forma migliore per dar corpo ad una poesia è quella di leggerla a qualcuno. Non credo alla poesia scritta per il foglio, la poesia vive nella voce dell’uomo che la legge e dà vita al suo incanto.
Hai già in programma qualche novità con la tua band, i “Giardini di Mirò”, o qualche altro tuo progetto musicale? Se si, puoi anticiparmi qualcosa?
I Giardini di Miro’ inizieranno a scrivere pezzi nuovi terminate le prime date del tour di Rise And Fall. Non so bene cosa e come lavoreremo ma spero che possa ben presto trasformarsi in un disco. Non facciamo un album dal 2012 e credo che sia ora fare qualcosa di nuovo. In mezzo succederanno tante cose. Incrociamo le dita.