“Where the streets have no name” è la canzone che apre “The Joshua Tree” degli U2. Si tratta del primo pezzo di una tripletta folgorante, dirompente, spiazzante che inserisce direttamente l’album tra i miti del rock, capace di dare la giusta carica e di far rimanere col fiato sospeso chi l’ascolta. Solo l’intro del brano è energia pura. Non si può restare indifferenti alla chitarra di The Edge che ripete come in una marcia trionfale un arpeggio in delay nè alla carica di energia pura della batteria di Larry Mullen che prepara all’ esplosione da cui parte la voce unica di Bono Vox.
Il pezzo, ispirato da un viaggio di Bono in Etiopia, parla di un luogo ideale, una terra in cui possa regnare la pace e l’uguaglianza tra gli uomini, un luogo in cui “The streets have no name”. Bono racconta infatti che allora, a Belfast, a seconda del punto in cui una famiglia abitava si poteva stabilire religione e ricchezza.
A dare al pezzo un tocco di grandiosità in più è il video, girato sul tetto del Republic Liquor Store di Los Angeles mentre la polizia cerca di ripristinare la normalità di un traffico congesto e di una folla in delirio.
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