Rock’n’roll robot! Intervista a Jacopo Nacci e a Jacopo Mistè

Secondo Round: Robot Nostalgia

In Italia il genere robotico ha riscosso, fin dalla comparsa in Tv della trilogia Nagaiana Mazinga/Grande Mazinga/Goldrake (non propriamente in quest’ordine ma se volte saperne di più vi toccherà leggere i libri NDR), un successo incredibile: a vostro avviso a cosa è dovuto?

J-NacciIo credo che l’anime robotico tocchi corde molto sensibili e in Italia c’è stato lo strano caso dell’alluvione in un periodo storico che non aveva visto precedenti di robot giganti, alluvione che si è combinata con il passaggio epocale tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, che forse rappresenta uno dei momenti che potremmo candidare a rappresentare la fine del Novecento, e l’anime super-robotico è per certi versi un riassunto tematico ed emotivo del Novecento. La mitologia è entrata con tutta la potenza possibile, tanto che da noi, per un certo periodo, l’anime e l’anime robotico sono quasi stati la stessa cosa.

J-Mistè: Lo riscuote solo in ambito girellaro, legato a ciò che è stato trasmesso nelle nostre televisioni almeno qualche volta. Non è il genere che ha successo, è semplice effetto nostalgia. A riprova di questo, basti vedere le vendite misere, o non soddisfacenti, di quasi tutti i lavori mecha usciti direttamente nell’home video per conto di Dynit o Yamato. Z Gundam non uscirà mai in DVD perché lo hanno visto in quattro gatti e Dynit ha già detto che è un’operazione economicamente troppo rischiosa, e questo vale per tutte le altre serie gundamiche. A parte la prima serie ovviamente, perché è l’unica che è stata trasmessa ed è ben conosciuta. Insomma, ridimensionerei completamente l’assunto dell’animazione robotica che ha successo
in Italia: era molto popolare per i bambini italiani degli anni ottanta (ma d’altronde tutti i robottomono settantini arrivati a noi erano per bambini, era il loro target predefinito), e quegli stessi bambini, cresciuti, sono quelli che comprano i DVD e i BD delle sole serie che hanno visto. Non sono interessati a quelle venute dopo e qualitativamente molto superiori: gli basta riassaporare la propria infanzia.
Il discorso vale per buona parte dei titoli mecha arrivati in Italia, ma c’è una piccola eccezione. Code Geass e Gurren Lagann sono esempi di serie mecha dalle buone vendite, poiché figlie del nuovo pubblico che è nato guardando anime sottotitolati, o col fansub o con lo streaming ufficiale. Hanno venduto bene perché erano già dei successi di fansub, ben conosciuti prima dell’effettiva messa in vendita in Italia dei DVD. È chiaro che lo streaming di serie recentissime è il prossimo passo nella fidelizzazione di futuri acquirenti italiani di home video, ma mi sembra palese che finché in Giappone il mechamono continua a fare schifo, con questo metodo ci saranno ben poche occasioni di fargli ottenere successo da noi. Bisognerebbe trasmettere in streaming i titoli importanti degli anni Ottanta, quelli di cui parlo in Guida ai super e real robot, ma non succederà mai perché le stesse case di distribuzione li reputano “datati”… Insomma continuo a essere estremamente pessimista sull’argomento.

 

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