Rock’n’roll robot! Intervista a Jacopo Nacci e a Jacopo Mistè

Sesto Round: Anime e Cultura occidentale

In cosa secondo voi l’animazione robotica nipponica ha contaminato la Cultura pop occidentale, sia in senso tecnico-artistico, sia in fatto di contenuti?

J-Nacci: Certamente ha contaminato l’immaginario collettivo italiano – i nati negli anni Settanta ricorderanno la miriade di pubblicità ispirate a Goldrake, ti ci vendevano persino i jeans – e se anche c’è stato negli ultimi anni un tentativo di rievocazione collettiva mi pare che in qualche modo anche la sbroccata nostalgica si stia – grazie a Dio – esaurendo.
In realtà, al di là dell’Italia, l’elemento più foriero di conseguenze per l’occidente è stata l’elaborazione della linea Diaclone da parte di Takara, che non aveva nemmeno un anime di appoggio. L’avventura dei Transformers è stata importante per diversi motivi, e ha avuto anche qualche picco di rispetto. Per il resto siamo costretti a prendere atto che Voltron e Robotech sono più importanti di Golion e Macross. E niente. Comunque, ci avrai fatto caso, si inizia a vedere in giro qualche Gundam (ad esempio in Pacific Rim 2 o Ready Player One). Un muro è stato abbattuto e sono moderatamente ottimista.

J-Mistè: Per quello che riguarda la cultura occidentale si deve analizzare e prendere a modello solo e unicamente il mercato americano che, per quanto riguarda l’home video, è il più grande al mondo dopo quello giapponese. In Italia per forza si cose l’unico fenomeno che si è originato dal boom degli anime settantini è il girellismo e la sindrome di Peter Pan per quello che riguarda gli anime dell’epoca e soprattutto le loro sigle italiane. In America hanno saltato quasi interamente quell’epoca (glorificando quel pochissimo che è arrivato, mediocre in partenza e ancora peggio quando è stato riadattato per le loro platee, ovverosia Voltron e Robotech) e sono partiti direttamente dalle serie degli anni Novanta, decisamente più sofisticate. Si può ben dire che Gundam W ed Evangelion, senza dimenticare titoli di altro genere (i soliti Akira, Ghost in the Shell e Ninja Scroll), sono quei lavori che, a prescindere dalla loro qualità, sono piaciuti così tanto da venire considerati rivoluzionari, contribuendo in modo determinante a quell’ “anime boom” occidentale che ha spalancato le porte all’invasione dei titoli home video. Grazie a questi titoli, che presentano molti dei tratti dell’animazione robotica “d’autore” (per quanto Gundam W sia in artisticamente, in realtà, una porcata) gli americani hanno il migliore mercato anime estero al mondo: l’unico, oltre a quello giapponese, in cui sono distribuiti titoli di ogni genere e ogni autore e anche di nicchia assoluta come VOTOMS, Dunbine, a breve Legend of the Galactic Heroes, etc. Insomma, la risposta alla domanda è: la contaminazione c’è stata ed è da intendersi nell’enorme distribuzione di licenze giapponesi prestigiose e costose nel mercato d’animazione yankee. Film come Pacific Rim o easter egg come quella gundamica di Ready Player One le reputo solo strizzate d’occhio alla cultura nerd americana (perchè, non dimentichiamolo, gli anime rimangono comunque visioni di nicchia anche da loro, solo che la loro è, per banali quantità numeriche, enormemente più grande della nostra).

 

 

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