Rock’n’roll robot! Intervista a Jacopo Nacci e a Jacopo Mistè

Terzo Round: Storie di Mecha

Spesso i mecha sono, in particolare per i real robot, il pretesto per raccontare storie con uno spessore più importante. Quale, tra queste, è quella che vi ha coinvolto di più e perché?

J-Nacci: Questo è il campo di Mistè, ma se mi mantengo sul classico penso di poter fare comunque una figura dignitosa: Gundam, Z Gundam e War in the pocket.
Per quanto riguarda Gundam, al di là della storia che è semplicemente fantastica, e al di là di tutte le sue scenografie, che sono sempre suggestive, la grande poesia di Gundam è lo spazio, che è uno spazio completamente diverso sia dallo spazio romantico di Goldrake sia dallo spazio più tradizionale di Danguard: è uno spazio antropizzato e insieme freddo, è uno spazio di solitudine. In Z Gundam questa suggestione pervade anche l’ambiente urbano, si sentono gli anni Ottanta, e le ambientazioni di Z Gundam sono perfette per introdurre i cyber-newtype: per me Four Murasame è una figura drammatica incredibile, e il contesto la sostiene meravigliosamente. Questa freddezza, questa solitudine, questa disperazione che pervadono tutto, e che per contrasto sono comunicate anche da colori sgargianti, rappresentano l’essenza dello stacco anche narrativo dalle storie robotiche precedenti. Poi c’è War in the pocket, che chiude gli anni Ottanta ma se vuoi, con quelle sue strane commistioni di estetiche solari e mecha, già anticipa i Novanta e nel contempo fa rivivere vecchie atmosfere del cartone giapponese postbellico, quello si estingue intorno al 1979.

J-Mistè: A parimerito Z Gundam ed SPT Layzner, entrambi classe ’85, entrambi d’autore, entrambi della Sunrise degli anni d’oro. Le ragioni sono diverse: Z Gundam è una serie spettacolare grazie ai  personaggi super carismatici e vividi, le musiche tenebrose e le sigle memorabili, il tenore adulto e tragico delle atmosfere, i superlativi disegni e le incredibili animazioni,  senza contare l’enfasi sugli intrighi politici (storia, politica e filosofia politica sono i miei pallini). È una serie piena di difetti strutturali e con una sceneggiatura farragginosa e sgangherata, ma l’adoro per carisma intrinseco. Layzner, d’altro canto, è quasi speculare a Z Gundam per la sua enorme linearità, ma viaggia sugli stessi enormi livelli qualitativi per spessore tecnico e narrativo. Ma in un modo o nell’altro, Layzner mi è forse rimasto più nel cuore: ho dovuto vederlo sottotitolato in inglese, seguendo un gruppo di fansubber di una lentezza disumana. Avevano sottotitolato a tempo record i primi 10/15 episodi (non ricordo benissimo), puntate che avevo divorato in un lampo adorando la serie. Poi, per le altre ci hanno messo uno sproposito infinito di tempo, al ritmo di tre, massimo quattro release all’anno. È stato un fansub lunghissimo e di una sofferenza infinita, specie sapendo quanto la serie fosse bella e quanto ansimassi per divorarmela in una maratona! Per questo quando penso a Layzner penso alla lunghissima attesa per la visione completa e mi commuovo…

 

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