[Live Report] La pioggia non ferma l’ennesimo sogno realizzato all’Emigration Song 

 

di Massimiliano (Max) Orrico 

 

Un sabato agostano, il 13, si parte da Cosenza e direzione nord ci si muove alla volta di Santa Sofia D’Epiro, si arriva nel paese arbëreshë e si raggiunge dapprima l’entrata della pista di pattinaggio da dove si odono le note del sound check, braccialetto arancio al polso ci si inerpica tra i vicoli del paese alla ricerca di vino e godere dei vicoli e dei cittadini sofioti. 

Perché in molti da Cosenza e dai centri attorno si sono mossi fin qui un sabato sera? Perché a Santa Sofia d’Epiro ci sta la ventiquattresima edizione dell’Emigration Song

Tra vino, birra, e panini salsicciosi e vegetariani si attendono le prime note, suonate live, dalle casse sopra e sotto il palco. 

Le prime note arrivano poco dopo le 22:00 e a portare LUCE, titolo del loro album uscito solo nel 2021, sono Calvosa & Zalles, un duo quasi autoctono formato da Emanuele Calvosa e Fabio Guido “Zalles” che portano alle orecchie e nelle gambe dei presenti la loro patchanka in salsa arbëreshë con la carica aggiunta dalla chitarra di Gino Semeraro. E balla balla balla dal cielo arrivano alcune gocce che canzone dopo canzone diventa pioggia che interrompe l’esibizione nonostante la perseveranza dei musicisti che imperterriti provano a suonare coi tecnici sul palco che coprono la strumentazione fino a spegnerla. 

Piove, tutti sui gradini sotto la tettoia al sicuro dall’acqua a chiacchierare e socializzare come si fa in certi festival, e sperare che la nuvola nera si allontani presto da sopra il palco. 

Spiove e la gente torna a riempire la pista, è quasi mezzanotte e a Santa Sofia si sta bene, Radio Epiro manda la sua selezione musicale mentre gli addetti ai lavori stanno sistemando il palco per il prossimo live.

Ed ecco che dalle casse arriva la voce di Carmine che testuali parole annuncia sul palco dell’Emigration Song 2022, dopo gli Africa Unite, dopo i Sud Sound System, l’accertamento di un sogno, gli Almamegretta

I napoletani, recuperata la voce di Raiz e forti di “Senghe”, ultimo disco novello pubblicato dopo il venticinquennale di Sanacore, tra pezzi nuovi e classici suonati per intero o mixati tra loro, incantano e cullano le persone sotto al palco. 

Le gambe su e giù a ritmo di dub c’è chi canta ogni canzone e chi ne canta solo alcune, Raiz, la sua voce la usa solo ed esclusivamente per suonare le sue liriche, si suonare, perchè certe voci sono musica. musica che risuona nelle anime di chi sta ascoltando colpendo al cuore con pezzi che al sottoscritto come a moltissimi lì in mezzo possono solo emozionare, dalle più politiche a quelle più poetiche, “Figli d’Annibale”, “Fattallà”, “Fa ‘ammore cu’ mme” e la conclusiva “Nun te scurdà” sono solo alcune perle regalateci dai partenopei in quel di Santa Sofia d’Epiro. 

E chi c’era quest’anno non si scorderà facilmente di questa serata, arrivederci all’anno prossimo. 

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